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Matrimonio gay, Grandi (LpR): "Municipio inadatto per discutere di questo"

"La manifestazione definita dai media “matrimonio gay simbolico” tenutasi in municipio sabato scorso, presenta degli aspetti giuridico amministrativi che vanno al di là di quello che può essere un serio dibattito sulle libertà personali"

"La manifestazione definita dai media “matrimonio gay simbolico” tenutasi in municipio sabato scorso, presenta degli aspetti giuridico amministrativi che vanno al di là di quello che può essere un serio dibattito sulle libertà personali, che non può e non deve essere l’oggetto del discutere". A parlare è Nicola Grandi, consigliere comunale di Lista per Ravenna, in merito al matrimonio gay avvenuto sabato scorso in Municipio a Ravenna.

"Per chi si fermi alla notizia (ma anche per chi come il sottoscritto svolge attività amministrativa) è fin troppo facile, in un caso come questo, fermarsi all’apparenza concentrando l’attenzione sul dibattito ormai annoso relativo a matrimoni gay ed ai diritti civili, facendosi distrarre da quello che è invece il punto della questione ovvero l’uso strumentale, spettacolarizzato e improprio che il sindaco, in buona compagnia di due assessori della sua giunta, ha fatto del suo ruolo e degli spazi  che appartengono a tutta la cittadinanza".

"Non cascherò nel tranello - dice Grandi - di farmi attirare nella spirale di un dibattito che non è di competenza del consiglio comunale, rimandando ad altro momento, ma soprattutto ad altre sedi istituzionali, la discussione sui matrimoni gay, ma da consigliere comunale non posso stare a guardare mentre il sindaco utilizza spazi pubblici ad  uso e consumo suo e della sua maggioranza".

"Per questo motivo ho presentato questa mattina al presidente del consiglio comunale il “question time” con il quale chiedo quale ruolo abbia svolto nella vicenda questa amministrazione ed a quale titolo sindaco ed assessori abbiano presenziato alla stessa, ma soprattutto a quale titolo uno spazio di proprietà dell’intera comunità ravennate sia stato utilizzato per lo svolgimento di un evento di carattere privato al quale il vigente ordinamento non riconosce alcun rilievo giuridico".

"Per discutere di matrimonio gay e diritti civili esistono altri luoghi, altre istituzioni ed altri spazi, per questo motivo a speranza è che giovedì in consiglio comunale arrivino risposte precise e puntuali a QUESTI QUESITI e che questo mio intervento non venga utilizzato per spostare l’attenzione e ritornare ancora una volta su un argomento che proprio chi ha deciso di spettacolarizzare questo atto intimo, rispettabile e privato, ha deciso di strumentalizzare" conclude Grandi.

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