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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Moschea alle Bassette, Ancisi (LpR): "Gravi irregolarità"

"La ripresa dei lavori per la costruzione della moschea e l'avvicinarsi della sua ultimazione non possono far passare un colpo di spugna sulle gravi irregolarità e scorrettezze compiute dal Comune nel consentire tale insediamento in zona Bassette"

“La ripresa dei lavori per la costruzione della moschea e l’avvicinarsi della sua ultimazione non possono far passare un colpo di spugna sulle gravi irregolarità e scorrettezze compiute dal Comune nel consentire tale insediamento in zona Bassette”, esordisce così il capogruppo di Lista Per Ravenna, Alvaro Ancisi. “La variante urbanistica del 2007, con cui si è voluto forzatamente inserire una grande moschea in un’area artigianale/industriale, ha introdotto questa scelta a piano già adottato e pubblicato, simulando l’accoglimento di un’osservazione che neppure la chiedeva”.

“Si è così violata la regola cardine dei piani urbanistici secondo cui essi possono essere approvati solamente quando i loro contenuti siano stati pubblicati e sottoposti a puntuali osservazioni dei cittadini. Inoltre, il terreno così destinato irregolarmente ad edificio religioso ricade nell’area di attenzione della zona a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) tracciata dal Piano comunale della Protezione civile intorno agli stabilimenti del vicinissimo distretto chimico-industriale ex Enichem, senza che siano state rispettate le norme di cautela imposte dalla legge Seveso. Nel gennaio 2010, queste illegittimità sono state oggetto di una denuncia di Lista per Ravenna rivolta, tramite il prefetto, al governo Berlusconi/Maroni, che avrebbe potuto annullare la variante urbanistica, ma non ha dato segni di risposta”, prosegue.

“Non è vero che il permesso di costruzione della moschea sia per 200 persone, come il sindaco aveva promesso e come prescritto nell’istruttoria. Non contiene infatti alcun limite al numero dei frequentanti. L’associazione della comunità islamica si era affrettata a precisarlo non appena ritirato il permesso, salvo ora affermare il contrario. - insiste Ancisi - La capienza del solo luogo di preghiera - pari ad una superficie di 540 metri quadrati su un totale di 740 dell’intera parte edificata - calcolata in rapporto al numero delle porte d’esodo in caso di incendio, è di 700 fedeli al chiuso, a cui se ne aggiungono 523 nello spazio all’aperto non impegnato dal progetto. Anche questo vizio di legittimità del permesso è segnalato nella denuncia di Lista per Ravenna al Governo. I musulmani a Ravenna saranno anche 5 mila, ma i praticanti sono tra il 5 e il 10 per cento. Dunque la moschea e l’annesso Centro islamico sono destinati a servire un bacino molto più ampio di quello locale, non limitato neppure ai confini della Romagna. Non avrebbe avuto altro senso costruire a Ravenna la quarta moschea d’Italia in ordine di tempo, la seconda per grandezza”.

“Il 25 giugno 2010 l’associazione Lista per Ravenna presentò in Comune una proposta di referendum perché si chiedesse ai cittadini, tagliati fuori da ogni consultazione, se approvavano la costruzione della moschea di Ravenna e della nuova sede per il centro di cultura e studi islamici della Romagna nell’area industriale/artigianale Bassette. Il procedimento di ammissibilità del referendum fu sospeso causa le dimissioni del Difensore civico, che avrebbe dovuto far parte della commissione giudicatrice. Siamo ancora in attesa di una risposta. Forse si aspetta che la moschea sia finita, per dire che il parere dei cittadini non interessa più, se mai fosse interessato. Il problema, dunque, non è il rispetto della libertà di culto, garantita dalla Costituzione. Ravenna non ha mai negato a nessuna religione, musulmani compresi, luoghi di preghiera rapportati alla dimensione della città e dei praticanti locali.  Il problema è se sia stato corretto (e addirittura legittimo) costruire a Ravenna, in un’area artigianale, un vera e propria centrale islamica del centro-nord d’Italia, con tutto quello che ne consegue in termini di compatibilità territoriale e di sostenibilità sociale”, conclude.
 

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