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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

"Nozze civili tra Tavenna e Comacchio celebrate dal Pd all’insaputa dei ravennati"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Nella seconda metà del 2013, il sindaco grillino di Comacchio sottopose ai suoi cittadini un vero e proprio referendum sulla proposta di far passare il suo Comune dalla provincia di Ferrara a quella di Ravenna. Il risultato, pur con un modesto 30,7% di partecipanti al voto, fu favorevole. Il trasferimento si sarebbe potuto fare già da allora, solamente che la Regione lo avesse stabilito con una propria legge, dopo avere però “sentite le popolazioni interessate”, come impone l’art. 133 della Costituzione. Siccome nella provincia di Ravenna il Comune capoluogo è il principale eventuale interessato ad unirsi con Comacchio, Lista per Ravenna ritenne doveroso, a sua volta, avanzare il 23 dicembre 2013 a tutti colleghi consiglieri comunali la proposta di “sentire” al riguardo i cittadini ravennati: ma non con un referendum, che la Costituzione peraltro non richiede, bensì con una “consultazione della popolazione”, opportunità prevista nello Statuto del Comune di Ravenna, assolutamente diversa, per semplicità, rapidità e costo zero, dal referendum, la quale consente anche “l’utilizzo di mezzi informatici e telematici”. Gruppi di opposizione si dichiararono d’accordo. La maggioranza non rispose neanche.

Il 16 ottobre 2014, il giornale Il Fatto Quotidiano uscì però con questo grande titolo: “M5s: espulso Fabbri, sindaco Comacchio. Lui: ‘Deriva fascista del Movimento’ ”. Le cose cambiarono, allora, anche per il PD ravennate. Essendo le Province soppresse o quasi, il candidato sindaco scelto dal PD per le elezioni comunali del prossimo 12 giugno, Michele De Pascale, segretario provinciale del partito stesso, ha già annunciato che il matrimonio con Comacchio “s’ha da fare” sotto forma di una Unione di Comuni, che richiede solo il voto favorevole dei rispettivi consigli comunali. Si sarebbe potuta già fare, viste le attuali maggioranze politiche di Ravenna e Comacchio, magari anche con stepchild adoption di Comuni minori dei rispettivi circondari ravennati e comacchiesi, ma De Pascale è deciso ad andare dopo le elezioni, “passata la festa, gabbato lo santo”. Così Comacchio, tornata a casa, non scapperebbe più dalle braccia del PD. Cosa ne pensino i cittadini di Ravenna non sembra interessargli, come non è mai interessato ai sindaci PCI-PDS-DS-PD, che hanno ininterrottamente governato Ravenna, su nessuna della grandi scelte strategiche che la città ha subito negli ultimi 35 anni.  Non sarà più così solamente che il 12 giugno gli elettori dimostrino di voler essere cittadini, non servi di padrone".

Alvaro Ancisi, capogruppo Lista per Ravenna
 

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