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Oil&gas, Italia Nostra: "A Lido di Dante la politica ravennate festeggia transizione e subsidenza"

La critica di Italia Nostra: "Via libera come mai accaduto prima alla lobby dell’Oil&Gas da parte di questo Governo, quando ormai è palese che il gas rappresenti solo un palliativo a favore del profitto a breve termine di Eni, Snam e delle altre realtà del settore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

In questa campagna elettorale per le amministrative 2021 a dir poco sconcertante, in cui il Partito Democratico si vergogna del proprio simbolo pur di accaparrarsi tutto l’elettorato, e l’obiettivo pare quello di creare tante liste quanti i cittadini votanti, dobbiamo anche assistere ad una presa per i fondelli. Il 29 giugno, a Lido di Dante, politici – in questo caso dell’ala renziana, Italia Viva –, esponenti del settore petrolifero, del sindacato e dell’ambientalismo parleranno di transizione energetica, e magari anche “ecologica”, e lo faranno nella località ravennate che più di tutte è devastata dalle estrazioni di metano. Evidenti i danni provocati dalla subsidenza, che si attesta ad oltre – 2 cm di abbassamento annuo del suolo, co-indotta dalle estrazioni di gas dal campo Eni “Angela Angelina”, in parte sottostante la terraferma e facente capo alla famigerata piattaforma omonima distante meno di un miglio e mezzo dalla costa. Le estrazioni proseguiranno almeno fino al 2027, ovvero fino al completo sfruttamento delle riserve disponibili. Che estrazioni di idrocarburi e subsidenza siano correlate, specie negli intorni prossimi ai giacimenti, è attestato da qualsiasi studio scientifico del settore; citiamo solo le relazioni di ARPAE Emilia-Romagna. 

Quest’anno, oltre alla spiaggia erosa nonostante i lavori di ripristino e salvaguardia eseguiti dal Comune, ovviamente e non a caso con fondi compensativi ENI, risulta quasi completamente distrutta la parte a mare della “duna grigia” della preziosissima Riserva Naturale di foce Bevano, habitat particolarmente tutelato secondo le direttive UE. Fatto mai successo prima, anche la foce del Bevano appare oggi in erosione. Nel frattempo, il pennello posto a protezione della spiaggia della Riserva perde pezzi, presumiamo per errato calcolo della lunghezza di infissione, e gli appuntiti pali di castagno lunghi sei metri che lo compongono si trovano in giro spiaggiati, alcuni anche a Lido di Classe, costituendo sicuramente un pericolo per la navigazione. Si aggiungano i pesanti lavori di transennatura con legno lavorato del tutto inadatto alla Riserva, le passerelle lignee inutili e già vecchie sulle dune grigie, le strutture invasive poste al piede delle dune ormai distrutte per aiutarne, in teoria, la sopravvivenza, ed il quadro dei ringraziamenti che Lido di Dante deve all’Oil&Gas è completo. 

Nel frattempo, escono report sulle perdite di metano dagli impianti e dalle reti, tant’è che lo stesso inviato del Governo USA sul clima Kerry ha ricordato al ministro Cingolani che il metano è comunque una fonte fossile a cui si deve l’aumento di CO2, mentre le emissioni accidentali di metano non bruciato in atmosfera possono essere molto rilevanti. Studi stimano tali perdite al 3 - 10%, ed essendo il metano incombusto un gas-climalterante ancor più devastante della CO2, si ritiene possano tali da annullare qualsiasi beneficio rispetto all'uso di carbone e petrolio. 

Insomma, via libera come mai accaduto prima alla lobby dell’Oil&Gas da parte di questo Governo, quando ormai è palese che il gas rappresenti solo un palliativo a favore del profitto a breve termine di ENI, SNAM e delle altre realtà del settore. Un dossier ha evidenziato come in un anno siano stati oltre cento gli incontri degli esponenti delle industrie del fossile con i vertici dei ministeri all’opera sui fondi UE destinati al PNRR, al fine di dirottarli su gas e “idrogeno blu” da esso derivato (fonte quotidiano Domani). E come commentare il progetto di stoccaggio CO2 (battezzato “l’accordo di Dante” dal sindaco di Firenze Nardella), dove “in giacimenti a metano, l’iniezione di CO2 permette di mantenere elevata la pressione del serbatoio, incrementando la produzione di gas” (fonte INGV), al contempo consentendo di sfruttare fino all’ultimo i giacimenti in fase di esaurimento del ravennate? 

Analogamente, una nuova consistente rete di infrastrutture per il trasporto del gas, la cui vita utile è di almeno 50 anni, sta interessando tutta l’Italia (metanodotto “Ravenna mare”, “Ravenna terra”, metanodotto “Ravenna-Chieti”, ecc.). Dunque, con l’avallo di una politica ottusa e compiacente, ben si intende come, nonostante i gravi cambiamenti climatici in atto, nessuna “transizione” avverrà finché l’ultimo metro cubo di metano non verrà tratto in superficie. Ricordiamo l’allarme di qualche giorno fa circa la perdita sul nostro territorio, dal 2000, del 25% delle precipitazioni, con i gravi danni per le colture e, aggiungiamo noi, per i preziosi ecosistemi lagunari e costieri di cui è ricca la nostra provincia. Ma a Ravenna, dove ENI, stando alle parole del compianto professor Mario Zambon dell’Università di Padova, costituisce “una sorta di stato nello Stato”, bastano il “Ravenna Festival”, con main sponsor il cane a sei zampe, e le passerelle, lignee e politiche, a Lido di Dante. 

Italia Nostra, sezione di Ravenna 

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