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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Ici alla Caritas, Ancisi: "Matteucci fa un dispetto a se stesso"

"Il danno è pagato dalle persone che a Ravenna, senza questa benemerita istituzione, farebbero la fame". Alvaro Ancisi torna sulla polemica relativa agli ottomila euro chiesti da Ravenna Entrate

"Non ho fatto altro che far conoscere una vicenda amministrativa di largo interesse pubblico. Sottraendo alla Caritas 8 mila euro oggi e altri 6 mila domani, per pagare al Comune l’ICI sugli anni dal 2007 al 2011, per non dire dell’Imu per gli anni seguenti, il danno è pagato dalle persone che a Ravenna, senza questa benemerita istituzione, farebbero la fame". Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, torna sulla polemica relativa agli ottomila euro chiesti da Ravenna Entrate.

Ancisi sottolinea come don Alberto Brunelli abbia "espresso la sua giustificata amarezza, ma senza attribuire colpe politiche a nessuno, anzi riconoscendo di essere stato aiutato da diversi rappresentanti istituzionali a stabilire un contatto, purtroppo negativo, con Ravenna Entrate, alla quale si devono gli accertamenti dell’“evasione” dell’ICI da parte della Caritas. Di qui la lunga “risposta” del sindaco, da nessuno tirato in causa, al grido:“il Comune non è un aguzzino della Caritas”".

Per il capogruppo di LpRa è "“falsa” l’idea “che su questa vicenda ci sia una qualche responsabilità politica del Comune che io dirigo e rappresento” (Matteucci): infatti ho scritto che “il problema da risolvere… non è politico ma amministrativo”. Inoltre, prosegue Ancisi, "“La Legge è chiara (l'esenzione dall'Ici è prevista se chi esercita l'attività assistenziale è titolare dell'immobile)” (Matteucci). Non è vero. Esattamente, la legge dice che sono esentati dall’ICI “gli immobili utilizzati dagli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive…”. Che i locali della Caritas siano utilizzati esclusivamente per attività assistenziali è fuori dubbio (ma Ravenna Entrate ha chiesto di dimostrarlo con pacchi di fotografie, anche se non è bastato). Che sia richiesta la proprietà di questi locali dallo stesso ente che esercita l’attività assistenziale la legge non lo dice. L’esenzione è per l’immobile, non per il suo proprietario, a condizione che sia utilizzato da enti non prevalentemente commerciali, come sono sia la Confraternita del Santissimo Sacramento, proprietaria, sia l’Archidiocesi di Ravenna (di cui la Caritas è un ufficio), utilizzatrice. Che Confraternita e Archidiocesi siano, in sostanza, la stessa cosa, avendo lo stesso amministratore e la stessa sede, è secondario.

Terzo punto: "Tra “le parti in causa…, per chiarezza, non c'è il Comune di Ravenna” (Matteucci). Non è vero. Mi ero astenuto dall’entrare nel merito del contenzioso amministrativo, ma non basta l’interpretazione della legge data da un funzionario a farla diventare vangelo per l’amministrazione da cui dipende (Ravenna Entrate) e per l’amministrazione da cui questa è diretta e coordinata (Ravenna Holding), ma anche per l’amministrazione comunale, di cui entrambe sono una costola e al cui potere di indirizzo e di controllo sono assoggettate. Per non dire che l’ICI è una tassa del Comune, da Ravenna Entrate solamente riscossa, di cui il Comune può ben verificare la corretta applicazione. Certo il sindaco non deve sostituirsi agli apparati amministrativi (ma, allora, neppure la presidente di Ravenna Entrate, nominata dal sindaco, il cui ruolo è altrettanto politico nei confronti dei funzionari). Ma può adoperarsi perché vengano effettuati approfondimenti, anche legali, e ricercata la soluzione secondo giustizia".

Ancisi continua a rispondere al sindacato Matteucci: "Infatti, “ho chiesto alla Presidente di Ravenna Entrate, che è un'spa dotata di una autonoma personalità giuridica, di occuparsi del caso” (Matteucci). Ma “è del tutto evidente che le inappropriate polemiche di queste ore allontanano soluzioni extragiudiziarie, soluzioni per le quali mi sono adoperato…Andare davanti a un Giudice, come in altri casi, immagino comunque non sia un dramma” (Matteucci). Questa è la parte più penosa, traducibile nella seguente ripicca del sindaco per pretesa lesa maestà: “Siccome questa vicenda è stata fatta conoscere pubblicamente, io smetto di occuparmene, come finora ho fatto. La Caritas vada a farsi dare ragione dai giudici, del primo grado, del secondo e della Cassazione”. Se Matteucci si ponesse nei panni dei suoi cittadini ultimi tra gli ultimi, capirebbe che il dispetto (come nel celebre taglio inferto dalla moglie al marito) lo fa a se stesso. Con le somme che il Comune chiede alla Caritas di pagare per l’ICI, a parte le spese legali e giudiziarie, la Caritas non può comprare un concerto in piazza, ma 93.200 pacchi di pasta sì. “Sottrarle alle opere di bene. Una cosa veramente penosa e ingiusta” (Matteucci). Allora, siamo d’accordo".

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