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Palazzetto dello sport, l'assessora risponde alle critiche: "Il Comune non è rimasto inerme e il suo operato è corretto"

L'assessora Del Conte replica alle accuse dell'opposizione: "Ci sono state due varianti in aggiunta per i costi di bonifica bellica, per palestre più grandi, la copertura e per l'emergenza sanitaria. I cantieri, quando è arrivata la seconda interdittiva, erano chiusi"

L'8 giugno il tribunale si esprimerà sull'interdittiva antimafia, dopodiché il Comune di Ravenna prenderà le "azioni opportune". Ha tenuto banco martedì pomeriggio in Consiglio comunale il dibattito richiesto dai partiti di opposizione, con in testa La Pigna, per fare chiarezza sul progetto del nuovo Palazzetto delle arti e dello sport, ribattezzato nella precedente legislatura "Palafagnani", dal nome dell'allora assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani. Con gli interventi attualmente fermi per via appunto dell'interdittiva antimafia che ha colpito il consorzio Research, aggiudicatario delle opere, il 12 aprile scorso. 

La lista civica critica proprio la scelta del Comune di "non avere immediatamente sospeso i lavori" e di non avere rescisso il contratto. La capogruppo Veronica Verlicchi elenca una serie di dubbi, perplessità e perché: il valore dell'appalto che cresce "non troppo chiaramente", con una voce per esempio di 400.000 euro per il Covid; la prima interdittiva sull'azienda Passarelli a cui il consorzio affida materialmente i lavori il 10 giugno del 2020, che li avvia "senza progetto esecutivo". "E ancora - aggiunge - la sua sostituzione, ma non nei tempi previsti di 45 giorni pena la rescissione del contratto", con una ditta, Cear, "non ancora iscritta" al consorzio aggiudicatario, ma il cui logo appare anche sul progetto esecutivo e che ha anche già valutato il progetto, "definendo congrui i prezzi salvo un mese dopo chiedere una variazione" per 1,2 milioni di euro; il sindaco che a fine 2020 conferma l'entrata in scena di Cear, "prima che faccia parte del consorzio". Verlicchi le chiama "leggerezze e disattenzioni gravi, ingerenze, brutti modi di fare, scatole cinesi", con il Comune che "non batte ciglio" nonostante il Codice degli appalti lo chiami alla verifica.

L'assessore ai Lavori pubblici Federica Del Conte smonta il teorema Verlicchi e difende da possibili insinuazioni i tecnici del Comune: "Il progetto complessivo vale 20 milioni di euro, di cui 15,5 per l'edificio principale, la parte obbligatoria dell'appalto, e due e 2,5 per area esterna e allestimenti, opzionali. Con due milioni di euro di finanziamento dal Coni, uno dalla Regione e tre di compartecipazione dalla Camera di commercio locale. Ci sono state due varianti in aggiunta per i costi di bonifica bellica - prosegue - per palestre più grandi, la copertura e per l'emergenza sanitaria. I cantieri, quando è arrivata la seconda interdittiva, erano chiusi per il Venerdì santo e la sospensione è scattata lunedì", precisa. 

Il Comune, continua l'assessora, "non è rimasto inerme" e il suo "corretto operato" è testimoniato dalle decisioni dei tribunali amministrativi. Tanto che è parte lesa nella vicenda. "Parlare di brutto fare, ingerenze significa mettere in discussione l'operato dei tecnici?", si chiede Del Conte, ribadendo che "un contratto non si può risolvere con leggerezza senza documentazione formale". Da qui la decisione di attendere la Camera di consiglio del Tribunale che deve confermare l'interdittiva. Durante il lungo dibattito, tuttora in corso, interviene anche il sindaco Michele De Pascale sottolineando che "l'incremento da 15 a 20 milioni è un bugia" e che "bisogna seguire il Codice degli appalti anche se sarebbe più facile potere dire via tutti dopo l'interdittiva". L'obiettivo è "finire l'opera - conclude - rispettando le prerogative dei tecnici perché quando ci si avventura in campi non propri si rischiano errori". (Dire)

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