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Palazzetto dello sport, l'opposizione attacca: "Costi moltiplicati, ritardi e gestione poco chiara. Forse sarà pronto nel 2030"

L'opposizione compatta punta il dito anche sui fondi ricevuti per il palazzetto: "Lo Stato ha concesso 2 milioni di euro per la realizzazione del progetto. Peccato che non potevano essere accettati, in quanto il Comune aveva già accettato altri fondi pubblici"

Alti costi di gestione, aumento dei costi previsti per la realizzazione del progetto, ritardi e una gestione tutta da chiarire. Questi sono alcuni dei temi riguardanti il cantiere del nuovo Palazzetto delle Arti e dello Sport che i gruppi consiliari d'opposizione a Ravenna presenteranno martedì pomeriggio in occasione di una sessione straordinaria del Consiglio comunale. Lo hanno riferito lunedì i rappresentanti dei gruppi di minoranza Alberto Ferrero e Renato Esposito (Fratelli d'Italia), Veronica Verlicchi (La Pigna), Alberto Ancarani (Forza Italia), Filippo Donati e Nicola Grandi (Viva Ravenna), Gianfilippo Nicola Rolando (Lega) e Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna).

I gruppi d'opposizione tornano così a parlare dei lavori per la realizzazione del Palazzetto, sospesi in aprile in seguito all’interdittiva antimafia della prefettura di Salerno che ha coinvolto il Consorzio stabile Research, ditta responsabile dei lavori. La minoranza del Consiglio comunale vuole infatti "capire qualcosa di più su quanto avvenuto nel corso degli ultimi anni attorno a questo progetto - spiega Ferrero (Fdi) - La recente interdittiva è solo l'ultimo atto della corsa a ostacoli che ha accompagnato questo palazzetto fin dal principio".

"Vorremo capire dall'Amministrazione se ci sono state delle inadempienze e come si intende procedere con questi lavori" prosegue Ferrero, che poi non manca di lanciare una frecciatina al sindaco che, nel corso del sopralluogo sul cantiere svolto il 5 aprile, prima dello stop dei lavori, aveva sottolineato l'obiettivo di terminare i lavori entro il 2023. "Forse entro il 2030. Dubito che in pochi mesi si possa fare quanto non è stato fatto finora - ironizza il capogruppo di Fratelli d'Italia - Al netto di quanto avverrà in ambito giudiziario, nel momento in cui si parla di mafia, avrei voluto che la nostra Amministrazione si fosse comportata come hanno fatto altre in casi simili. Un'amministrazione seria deve sgombrare il campo da qualsiasi dubbi e allontanarsi da chi è in ombra di mafia, e quindi rescindere immediatamente i contratti in essere. La giustizia ha purtroppo tempi biblici, il rischio è di aspettare per anni".

"Abbiamo richiesto questa seduta per chiarire quella che è stata la gestione tecnica, economica e amministrativa del progetto dall'inizio fino a ora. Vedere se i passaggi sono stati fatti a regola d'arte oppure no" chiarisce poi Veronica Verlicchi (La Pigna), prima di passare ad accennare i temi che saranno trattati in Consiglio comunale. "Partiamo dal bando: quando si iniziò a parlare del progetto e delle cifre dei lavori, stimate in 15 milioni, c'è chi avanzò perplessità sull'importo previsto. Al bando parteciparono solo due soggetti, esterni al territorio ravennate - afferma Verlicchi - Forse un calcolo che andava parametrato in maniera diversa".

Ma le inadempienze da chiarire, secondo l'opposizione, sarebbero molte, a partire dalla prima inerdittiva antimafia che aveva colpito la prima impresa esecutrice dei lavori (la Passarelli) nel giugno 2020, in seguito alla quale cominciò l'iter che entro 45 giorni doveva portare alla comunicazione della nuova società esecutrice. "Il termine non fu rispettato - dichiara Verlicchi - Solo in seguito il consorzio Reasearch comunicò come nuovo soggetto la Cear che, però, al tempo non era ancora all'interno del consorzio Research". 

Il problema non finisce qui, perché quando "il 16 ottobre 2020 il Cear deliberò di accettare l'entrata nel consorzio, dichiarò che i costi del progetto erano congrui - prosegue la consigliera de La Pigna - poi però, un mese dopo, hanno presentato una variazione di prezzo importante che viene accettata dal Comune di Ravenna". Come riferisce la stessa Verlicchi saranno poi due le variazioni di prezzo presentate e fra le voci in capitolo ci sarebbe anche un "aumento di spesa di 400mila per costi Covid. Una cifra esorbitante. Perché è stata accettata?".

Variazioni che, secondo i dati forniti dai gruppi d'opposizione, avrebbero fatto alzare la spesa totale dai 15 milioni iniziali a 20 milioni, un aumento di circa un terzo. Anche la questione dei fondi economici finisce sotto la lente dell'opposizione: "Lo Stato ha concesso 2 milioni di euro per la realizzazione del progetto. Peccato che non potevano essere accettati, in quanto il Comune aveva già accettato altri fondi pubblici: 1 milione di euro da parte della Regione", insiste la Verlicchi.

Si giunge così alla seconda interdittiva antimafia dell'aprile 2022 a carico di tutto il consorzio Research. Secondo quanto spiegato da Verlicchi, il 12 aprile la misura dell'interdittiva antimafia sarebbe stata comunicata al consorzio e a tutte le questure d'Italia, ma "il 15 aprile sera, il sindaco affermava di non sapere nulla dell'interdittiva. Mentre l'assessora Del Conte, rispondendo a un successivo question time, ha detto di saperlo già dal primo pomeriggio del 15. Alla luce di questo, perché il 16 aprile ancora non era stato fatto fermare il cantiere? - conclude Verlicchi - De Pascale non ha dato il via a una verifica interna, perciò abbiamo dovuto farlo noi".

"Quello su cui tutti vogliamo veder chiaro è fin dove arriva la buona amministrazione - sostiene Alberto Ancarani (Forza Italia) - Il bando è stato scritto male? Qualcuno risponderà di questi errori? Bisogna prevenire al massimo tutti i problemi. Giunti a questo punto tutti vorremmo che i lavori del palazzetto finissero. Vederlo fermo non piace a nessuno. Vogliamo che vada avanti secondo le norme dello Stato, nella maniera più veloce possibile, ma anche facendo pagare chi sbaglia o ha sbagliato, affinché poi questo non accada più".

"Abbiamo contestato lungamente l'utilità di quest'opera - dichiara poi Alvaro Ancisi (LpRa) - Un palazzetto dello sport di queste dimensioni nasce come una cattedrale del deserto, poi se q deserto si ripopolerà, si vedrà. Invece quanti costi di gestione in più dovremo pagare dopo che sarà realizzato?".

Esposito (FdI) ritiene invece necessaria la presenza di un palazzetto, purché realizzato nei limiti della legalità: "Abbiamo una squadra, l'OraSì Ravenna che gioca in serie A2 di basket, che va a giocare a Faenza. Il ritardo del nuovo palazzetto dà anche problemi a chi deve fare sport. Impedisce a Ravenna di diventare grande nello sport. Gli sportivi di Ravenna aspettano il palazzetto".

Filippo Donati (Viva Ravenna) esterna poi la propria preoccupazione: "Temo che questo problema sia stato preso sottogamba dall'Amministrazione, che ancora una volta mostra un atteggiamento arrogante dell'amministrazione. Noi vorrei che i banchi della maggioranza continuino a chiudere la porta in faccia all'opposizione. In Consiglio comunale non c'è dibattito politico. 
Non ascoltano nulla di ciò che arriva dalla minoranza".

E mentre anche Gianfilippo Rolando (Lega) chiede che sia fatta chiarezza sulla gestione dei lavori, Nicola Grandi (Viva Ravenna) sostiene la compattezza dell'opposizione: "E' un segnale importante che si sta dimostrando da almeno 6 mesi. Sarà uno dei passaggi che ci accompagneranno nel futuro". Un'opposizione che forse guarda già alle future elezioni amministrative del 2026, cercando di evitare le divisioni dell'ultima campagna elettorale. "Un'opposizione compatta è propedeutica alla formazione di una realtà credibile come alternativa politica - conviene Ferrero (FdI) - Ciò che è stato sbagliato è stato organizzarsi all'ultimo. Noi oggi siamo partiti. Nei prossimi anni potremmo essere davvero una forza alternativa".
 

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