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Palazzo Rasponi dalle Teste, Minichini (LpRa): "Messe a tacere le teste leonine"

"È l’orrore che è apparso ai miei occhi, a seguito dell’ultima visita prima del tombamento definitivo della storia di Ravenna nascosta sotto piazza Kennedy"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Un forestiere che viene a visitare questa città del profondo Sud (del Nord d’Europa), non può non aver notato che a Palazzo Rasponi, appena restaurato, qualcuno ha chiuso la bocca alle teste leonine marmoree alla base del pluviali. Forse perché “protestavano” anche loro per la nuova sistemazione pavimentale? È l’orrore che è apparso ai miei occhi, a seguito dell’ultima visita prima del tombamento definitivo della storia di Ravenna nascosta sotto piazza Kennedy. 

La cosa indubbiamente non è avvenuta nottetempo, quando per Ravenna si aggirano i fantasmi di una cultura ormai lontana, così come il mare che pure lui si è ritratto per la vergogna, ma in pieno giorno. Sorge un dubbio: possibile che la Soprintendenza non abbia visto questi orrori? È tutto conforme alle prescrizioni? Leggevo nei giorni scorsi da qualche parte: “altro dobbiamo inferire, se non che il bello rendendosi consueto, ne dà frequente assuefazione, ma fa cessare la maraviglia, che negli aspetti insoliti si manifesta”. È una preoccupazione a cui le ultime amministrazioni ci hanno abituato spesso: coccolarci con cose belle e ben fatte, a tal punto che una ennesima non ci fa più meraviglia. O forse no, si sta parlando di un’altra città. Nella sistemazione pavimentale di Piazza Kennedy si è andati, con il porfido pavimentale, a chiudere le bocche di scarico delle teste leonine, che sono alla base dei pluviali. Una ad una, con altezze diverse. Oltretutto il porfido, per via delle pendenze, pozzetti, del fatto che non è montato ad arco (più stabile), ma a righe dritte (più instabile), di una planarità già oggi più che dubbia, diverrà presto una serie di piste per biglie. La pressione dell’acqua meteorica sulla facciata poi, se pur in film, come noto dipende dall’altezza, porterà con un seppur minimo ruscellamento, data la pendenza, a infiltrazioni e ammaloramenti veloci nelle teste, nell’intonaco sovrastante (già in atto), che spariranno del tutto nel giro di breve tempo.

Così non se ne parla più. Discutibile poi, il falso di una rampa che storicamente non esiste, fra l’altro martoriata da caditoie nere in ghisa, quando si potevano usare canalette marmoree, almeno per mantenere una dignitosa planarità. Non ultimo, nell’immaginario collettivo, la rampa è incidente con l’antico ingresso di Sant’Agnese. Non sono un esperto, ma si potevano salvare, evidenziare le teste leonine, anche rispetto al passato recente, con un profilo a schiena d’asino, lasciando ad una rampa lignea,  fatta coi sacri crismi di una volta, l’accesso a Palazzo Rasponi delle dimensioni che si voleva. Rampa staccata dal fabbricato quel tanto che basta, per nascondervi sotto un qualsivoglia sistema di allontanamento delle acque meteoriche. Quei saliscendi e mezzi inciampi incomprensibili, poi, che perimetrano la piazza, senza essere né gradini né soglie, daranno spesso l’opportunità di visitare il vicino Ospedale Santa Maria delle Croci, opera illustre dell’architetto Domenico Sandri. Dove sono i capimastri romagnoli di una volta? Merita veramente fare i complimenti a chi ha gestito in modo magistrale questa ulteriore “ferita”, inferta a Ravenna città d’arte. Cultura, dove sei? Batti un colpo".

Pasquale Minichini, LpRa
 

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