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Parte la discussione sui Consigli Territoriali: alle urne anche stranieri e 16enni

"Ravenna è stata una delle prime città italiane a sperimentare forme di Decentramento Democratico, sia per necessità amministrativa, sia per convenzione politica"

“Ravenna è stata una delle prime città italiane a sperimentare forme di Decentramento Democratico, sia per necessità amministrativa, perché Ravenna è il secondo Comune più grande d’Italia per estensione territoriale, sia per convinzione politica, perché la “partecipazione dal basso” è un tassello fondamentale nella costruzione dei processi decisionali delle Istituzioni democratiche”. Così l'assessore al Decentramento, Valentina Morigi, sui nuovi consigli territoriali.

Morigi ha evidenziato come “la soppressione delle Circoscrizioni ha lasciato un vuoto politico che già dalla precedente Consiliatura ci siamo impegnati a colmare, con la creazione di nuovi organi di partecipazione. Il tempo della discussione per la costituzione dei nuovi Consigli Territoriali è arrivato: a partire da domani, la Commissione Affari Istituzionali inizierà la disamina della bozza del Regolamento per l’istituzione dei Nuovi Consigli Territoriali”.

L'assessore presenterà alla Commissione una bozza che “prevede che i Nuovi Consigli Territoriali esercitino un fondamentale ruolo politico di partecipazione civica, di proposta e di indirizzo nelle scelte dell’Amministrazione Comunale. Il meccanismo elettorale prevede che la ripartizione dei seggi venga fatta sulla base delle percentuali che i singoli Partiti Politici ottengono elezioni amministrative, e che gli elettori vengano chiamati alle urne per esprimere due preferenze, una per genere. Potranno votare anche i cittadini stranieri e i minorenni (16 anni)”.

“Se i lavori della Commissione Affari Istituzionali procederanno speditamente, il Consiglio Comunale potrebbe licenziare il Regolamento  prima della pausa estiva (entro luglio) e si potrebbe votare per l’insediamento dei Consigli Territoriali, entro ottobre – ha continuato Morigi -. Auspico che le posizioni di Maggioranza ed Opposizione possano confrontarsi serenamente e in maniera costruttiva sul Regolamento, perché una riforma che riguarda i processi di democrazia e partecipazione necessita della più ampia condivisione e convergenza politica”.

REPUBBLICANI - La proposta di nuovo regolamento che darà vita ai nuovi consigli di decentramento nel Comune di Ravenna trova molto perplessi gli organismi del PRI e i propri esponenti in Giunta e in Consiglio Comunale. “Il Regolamento che istituisce le nuove forme di rappresentanza del Decentramento a Ravenna è di certo una conquista per i nostri concittadini - affermano il segretario comunale Alberto Ridolfi, il capogruppo Alberto Fussi e il vicesindaco Giannantonio Mingozzi (che in giunta non ha votato la delibera) -. Esso infatti si pone l'obiettivo di ridare alle Istituzioni decentrate di Ravenna una rappresentanza democratica che manca da quando una delle ultime leggi dello scorso governo Berlusconi abolì questi strumenti essenziali per la partecipazione alle scelte di governo cittadino".

"Proprio perchè reputiamo che i Consigli Circoscrizionali possano avere un ruolo fondamentale per la vita della città, reputiamo che essi debbano essere eletti con il sistema che conferisca loro la massima rappresentanza possibile; individuiamo nel sistema elettorale proporzionale puro questo sistema - continuano gli esponenti del Pri -. Già dall'inizio della discussione sul nuovo Decentramento, risalente alla fine della scorsa legislatura, il PRI aveva affermato che i nuovi Consigli sarebbero dovuti essere eletti con questo metodo. L'attuale bozza di Regolamento prevede invece un sistema ibrido, in cui i Partiti eletti nelle ultime Amministrative si pre-assegnano "quote" di Consiglieri commisurate ai voti ottenuti alle ultime consultazioni, mentre gli elettori (in questo caso andrebbero addirittura a votare anche i minorenni dai sedici anni in su, e gli immigrati extracomunitari residenti) voterebbero per eleggere esclusivamente le persone iscritte in liste delle quali già si conosce la rappresentatività".

"Su questo metodo, i Repubblicani nutrono forti dubbi ed un fondato dissenso.Riteniamo infatti che il voto di un cittadino debba essere sempre sostanziale - chiosano Ridolfi, Fussi e Mingozzi -. Deve, infatti, avere il potere di cambiare le cose; così invece non potrà essere, dal momento che il voto dei cittadini non andrà in alcun modo a modificare una realtà già impostata. Inoltre, questo modello non prevede la possibilità per altri soggetti e movimenti di partecipare alle elezioni. Esso, infine, con la differenza nel corpo elettorale di cui sopra, prevede che a fronte di una platea di persone che sceglie i Partiti ed il numero dei rappresentanti, sia tutta un’altra platea  a scegliere i nominativi dei rappresentanti medesimi.
Per essere rappresentativi ed efficienti, i Consigli di Circoscrizione andrebbero da un lato ridotti nel numero (nel Centro Storico vi è già un rapporto ravvicinato fra i cittadini e l’Amministrazione Comunale), dall’altro necessitano di poche e chiare regole. Il Regolamento proposto, al netto delle “anomalie” sopra evidenziate, rappresenta in sè una risposta seria della quale rendiamo merito anche all'Assessore Morigi. Ma un sistema elettorale simile non può che portare a risultati confusi. E' a tutti gli effetti un sistema confuso, forse fin troppo vittima di calcoli politici da parte di alcuni Partiti che ormai non si conformano più – o non riescono più a confrontarsi – con la realtà".

PDL - "Finalmente dopo mesi di inerzia la maggioranza pare aver trovato un accordo al suo interno per procedere con il recupero di una forma alleggerita di decentramento dopo l’abolizione delle circoscrizioni per legge dello Stato - esordiscono Alberto Ancarani e Nereo Foschini, del Pdl -. La notizia, almeno astrattamente non è negativa. A destare tuttavia fortissime perplessità sono alcune incredibili previsioni che vanno dal voto ai sedicenni, all’elettorato attivo e passivo per extracomunitari residenti, fino alla ipocrita scelta di obbligare alla doppia preferenza uomo-donna imponendo una parità di genere fittizia e degna di miglior causa".

"Per come è congegnato, il regolamento appare inoltre carico di contraddizioni che non potranno che essere oggetto di nostri emendamenti: per esempio viene concesso a un extracomunitario residente a Ravenna magari da pochi mesi di avere elettorato attivo e passivo, ma lo stesso non vale per un italiano residente ad Alfonsine, che lavora e ha interessi quotidiani a Mezzano il quale neppure può candidarsi - continuano gli esponenti del centrodestra -. Siamo all’ennesimo privilegio che l’amministrazione di sinistra vuole imporre in favore degli immigrati e contro gli italiani in nome di un buonismo ipocrita figlio della solita visione finto-progressista che ammorba soprattutto il partito che esprime l’assessore al decentramento".

Ancarani e Foschini non condivino "invece la posizione dei Repubblicani che vorrebbero modalità elettorali comprendenti anche il voto di lista. La scelta di basarsi sui dati elettorali delle ultime amministrative è a nostro avviso corretta in ragione delle esperienze particolarmente negative che comuni limitrofi che hanno esperito simili tentativi come Faenza e Cervia hanno miseramente dovuto constatare. Tanto più che la funzione meramente consultiva che i nuovi organi di decentramento assumeranno oltre all’assoluta assenza di obblighi di recarsi alle urne per i cittadini elettori non giustifica certo la necessità di una sfida elettorale fra i partiti".

LEGA - "Come Lega Nord Romagna, se da un lato ci esprimiamo favorevolmente all’istituzione dei consigli territoriali, dall’altro restiamo decisamente contrari al voto concesso agli extracomunitari - afferma Paolo Guerra, capogruppo del Carroccio in consiglio Comunale -. I meccanismi elettivi proposti dall’Assessore Morigi sono un espediente per consentire, senza alcun diritto giuridico, il voto a persone di diversa nazionalità. Questo può comportare il rischio che in alcune località del Comune di Ravenna, cittadini ed elettori italiani possano addirittura essere in minoranza o non riuscire ad ottenere un numero adeguato di rappresentanti nelle consulte.

LA DESTRA - Sulla questione non la pensa allo stesso modo Bruno Casadio, de "La Destra-Fiamma Tricolore": "Premesso che per metà della legislatura 2001/2006 e per l'interezza dell'ultima 2006/2011 sono stato consigliere nella circoscrizione di Castiglione di Ravenna, ho potuto constatare tangibilmente l'inutilità dei parlamentini territoriali, in quanto, molto spesso le decisioni legiferate venivano in parte disattese se non azzerate dall'amministrazione. Il regolamento proposto dalla maggioranza cittadina propone alcune modifiche rispetto al passato a dir poco grottesche e anticostituzionali, a partire dell'obbligatorietà delle pari opportunità nel caso della doppia preferenza, come se una consulta con forte presenza maschile o femminile sia potenzialmente inferiore nella capacità legislativa di una più equamente composta".

 

"Sì andrà alla ripartizione degli eletti per partiti e liste con i risultati conseguiti oltre un anno fa, col fattore che potranno votare chi non lo ha fatto nel

2011, vedi  neomaggiorenni e astenuti - continua Casadeio -. Peggio ancora la scelta di estendere il voto ai sedicenni e agli extracomunitari (sì, perchè i residenti ma cittadini di un paese U.E. possono purtroppo già votare), una decisione che va decisamente contro i dettati della Costituzione repubblicana, due buone motivazioni per elettori e simpatizzanti di Fiamma Tricolore e La Destra per disertare le urne. Abbiamo l'impressione che questo progetto abbia soprattutto il fine di capire e percepire con anticipo gli umori e gli orientamenti politici dei cittadini italiani, stranieri e delle nuove generazioni, per le future scadenzei elettorali.  Scusate, ma per le carnevalate siamo decisamente fuori stagione".

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