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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

La piazza del mercato è da oggi piazza Benigno Zaccagnini

Una folla di persone ha partecipato lunedì pomeriggio alla breve cerimonia per l'intitolazione della piazza del mercato al politico ravennate Benigno Zaccagnini in occasione del 23° anniversario della morte

La famiglia, il Prefetto Bruno Corda, il Presidente del Gruppo Cassa di Risparmio Antonio Patuelli, l'Onorevole Giordano Angelini, le autorità cittadine, gli ex compagni di partito, i partigiani, gli amici e i conoscenti  hanno presenziato lunedì pomeriggio alla breve cerimonia per l’intitolazione della piazza del mercato al politico ravennate Benigno Zaccagnini in occasione del 23° anniversario della morte e del centesimo della nascita.

 
Il sindaco Fabrizio Matteucci insieme alla signora Anna ha scoperto la targa del toponimo sotto la quale è stata apposta la seguente scritta: “Nel centesimo anniversario della nascita. S’l’è not us farà de. Ravennate protagonista della storia della Repubblica italiana, uomo giusto e capace di infondere speranza nella gente comune. Medico, partgiano, costituente, parlamentare italiano ed europeo, Ministro della Repubblica, segretario nazionale della Democrazia Cristiana. 
“Il rinnovamento della politica richiede non la miracolistica attesa di ciò che può fare una persona, ma una solidale decisione di parteciparvi tutti insieme” Zac. Ottobre 1976.”
 
 La cerimonia è proseguita nella sala Buzzi, gremita.  In apertura, l’assessore alla toponomastica Massimo Cameliani, al tavolo insieme con il sindaco Fabrizio Matteucci, l’onorevole Pierluigi Castagnetti e la presidente del Consiglio comunale Livia Molducci, ha spiegato il motivo per quale viene dedicata a Zac proprio quella parte della città: “Zaccagnini era una persona umile che amava stare tra la gente e questo luogo vi si confà  ha detto -. Questa piazza inoltre si affaccia su viale Berlinguer e su via Mario Montanari, partigiano: tre figure di antifascisti tra loro vicine che rappresentao uno dei tratti distintivi di Ravenna”.
 
Dopo l'intervento del Sindaco Matteucci, del rapporto tra Zaccagnini e Berlinguer ha parlato Castagnetti nel suo bello e toccante intervento, definendo il loro rapporto basato su “ ‘un’assonanza dell’anima’, un qualcosa che andava oltre la politica nel concepire il ruolo e il mestiere stesso di fare politica”. Castagnetti ha rimarcato la figura di Zac sia dal punto di vista umano che politico pur affermando che “non c’era diversità fra vita e politica per Zac”. “Si alimentava del rapporto con la gente”; “soffriva pensando ai giovani senza lavoro poiché riteneva il lavoro lo strumento attraverso il quale una persona acquisice dignità e cittadinanza”; “diceva di non aver mai odiato nessuno ed emanava una forza fanciullesca ed una grande speranza”, e ha citato in proposito la sua frase a chiusura di una festa dell’amicizia “Saremo prudenti. Andiamo avanti”.  
 
Sotto il profilo politico per Castagnetti “Zac è stato dalla Resistenza alla Solidarietà nazionale un uomo coerente fra ciò che diceva e faceva, è stato maestro e soprattutto testimone. Il suo ricordo oggi - ha sottolineato - ha un particolare significato legato alla crisi di credibilità che attraversa oggi la politica”. Definendo “allarmante” l’alta percentuale di assenteismo e di voti di protesta  alle ultime elezioni siciliane, ha evidenziato “la necessità di trasmettere i valori di Zac nei giovani fin da dentro le scuole perché la sua lezione di onestà e di alto senso della politica, e suoi obiettivi di giustizia, e di uguaglianza prevalgano sui cattivi esempi. La sua era una politica vissuta con distacco personale e senza tornaconto e con quella laicità che lo portava a dialogare con tutti con amicizia e con il fine di arrivare alla sintesi più efficace”. Castagnetti ha poi ripercorso l’esperienza di Zaccagnini nella Costituente dove ricoprì il ruolo di ‘ideologo del dialogo’ e quella rappresentata dalla pagina più tragica della vita politica italiana con l’assassinio dell’amico Aldo Moro,  “quando la politica non stava da una sola parte ma nel dovere dello stato di affermare la sua autorità a costo della vita di una persona. Si trattò di una esperienza che segnò tutti, ma di una scelta inevitabile di cui continuare per sempre a nutrire il rimorso”.       
 

 

 

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