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Porto, Confindustria: "Le alternative per salvare l’escavo dei fondali esistono"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

"Gli antichi Greci descrivevano col mito di Cassandra la figura di colei che individua i rischi del futuro e gli strumenti per superarli, ma non è ascoltata. A ogni Cassandra si contrappone una maggioranza di persone desiderose di credere che tutto andrà bene, disposte ad essere ingannate pur di non affrontare oggi i problemi che si possono rimandare a domani.  Nel compiersi di quell’antico e sempre attuale mito, oggi a Ravenna ci confrontiamo col fallimento di quella costruzione illogica, contraddittoria e sempre mutevole che pomposamente veniva chiamata Progettone. Ma le sue contraddizioni erano emerse fin dall’autunno del 2014, quando poche persone di buona volontà hanno cominciato a porre domande forse scomode. E poi la fragilità economica e giuridica degli espropri, e la loro incerta utilità, sono apparse assai chiare a gennaio 2015 quando finalmente l’Autorità Portuale ha accettato di dare una più compiuta spiegazione di quel che stava facendo. In quella occasione sono anche sorti dubbi su tematiche ambientali e procedurali, e sui vincoli della legge portuale che impedirebbe all’Autorità di essere attuatore della Piattaforma Logistica, il progetto milionario ed espropriativo che ha affossato l’escavo dei fondali.

In quel momento Confindustria ebbe il coraggio di porre le domande scomode, di chiamare cittadini e associazioni ad approfondire bene la materia, perché da essa dipendeva il benessere di tutti. Chiedemmo di fermare per qualche settimana la macchina e di creare un gruppo tecnico per ragionare con lucidità sulle alternative. A quell’epoca l’appello cadde nel vuoto anche perché l’Autorità Portuale affermò che assolutamente non vi era alcuna alternativa. Solo terminalisti e lavoratori portuali, cioè quelle categorie che sentono ogni giorno il faticoso pulsare del porto, scelsero di non votarlo. Erano indovini? Non credo. Semplicemente scelsero di esercitare un po’ di impegno civico per far sì che il mondo in cui viviamo avanzi e non arretri. Da soli non possiamo certo cambiare il mondo, ma senza di noi il mondo non cambia. Se non ci mettiamo in gioco quando vediamo qualcosa che non va, se non ci esponiamo almeno qualche volta, quel che ci sembra quieto vivere sarà la base del nostro declino. Ma la collettiva inerzia e ingenuità della nostra comunità ci costringe ora a rinunciare all’ambizione di un porto moderno e competitivo? Seguendo le promesse sempre più altisonanti e non credibili del Progettone, abbiamo condannato le aziende e le famiglie di Ravenna ad un declino industriale? No, perché oggi la coscienza del valore dell’unità di istituzioni e comunità portuale è riemersa e le alternative che sono sempre esistite cominciano ad essere discusse e meglio comprese, anche grazie al fattivo contributo della Capitaneria di Porto.

Oggi è più chiaro che essersi sottomessi e avere umiliato qualsiasi tentativo di discussione costruttiva a inizio 2015 ci è costato caro. Come dice il nostro Sindaco, non dobbiamo ripetere lo stesso errore due volte, dobbiamo ora studiare le nuove idee e dedicare il tempo necessario ad approfondirle e ottimizzarle, dando spazio ai contributi migliori, e non bloccandoli accusando di conflitto di interessi ogni voce critica. Le alternative per salvare l’escavo dei fondali esistono, ma forse non vanno più affidate a chi le ha sempre negate e ci ha condotto alla paralisi dopo molti anni d’inerzia. Noi vogliamo partecipare in modo costruttivo al dibattito sul porto e a tal fine stiamo completando uno studio, che finora l’Autorità Portuale ha ridicolizzato e osteggiato. Per valutarlo occorre un interlocutore rispettato nel porto, che eserciti buon senso, che faccia quel che dice e dica quel che fa. Tutto qui". 

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