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Povertà, il M5S chiede più solidarietà al Comune

"La povertà non è una colpa, e ciò che va colpito sono le sue cause, non le sue vittime. Perdere la propria abitazione per via della crisi, o vivere in strada da profughi o da clandestini perché ci si è illusi di una possibilità di riscatto"

“La povertà non è una colpa, e ciò che va colpito sono le sue cause, non le sue vittime. Perdere la propria abitazione per via della crisi, o vivere in strada da profughi o da clandestini perché ci si è illusi di una possibilità di riscatto ma ci si è scontrati con difficoltà insormontabili, non deve fare dimenticare quella dignità che ci accomuna tutti. Auspicare, come fatto in alcuni casi dai nostri amministratori, che la clandestinità faccia sparire il problema e i nostri doveri sociali insieme alle sue vittime, è irresponsabile. La perdita del permesso di soggiorno umanitario da parte dei profughi tunisini, ad esempio, significherebbe oggi la chiusura di ogni possibilità di inserimento, per queste persone, nei circuiti legali dell'economia”: lo dice il movimento 5 Stelle.

Sabato 3 marzo l'Avv. Antonio Mumolo dell'Associazione "Avvocato di strada" è intervenuto al Convegno "Persone, non problemi", curato dal Comitato cittadino "Rompere il silenzio". “In dieci anni di attività non ha mai incontrato nessuno che sia diventato barbone per scelta. Chiunque di noi, anche se "perfettamente integrato" potrebbe trovarsi in quella condizione, qualora perdendo il lavoro,  per la crisi o altre difficoltà personali, non fosse in grado di trovarne un altro. Pensiamo ai lavoratori cassaintegrati, a quelli in mobilità, ai precari. Senza una rete di sostegno familiare, si esauriscono i risparmi, si smette di pagare un affitto o un mutuo, si perde la residenza, e così in un crescendo di emarginazione che può portare fino alla strada. Una “clandestinità” che diviene un destino e che rende invisibili ai più. Visibili solo quando si arriva a commettere reati”, dice Elisa Renda  del Gruppo Consiliare Movimento 5 stelle.

“La risposta prevista anticipatamente dell'Amministrazione comunale è stata concepita senza un reale coordinamento con il mondo della solidarietà, senza una ricognizione delle risorse materiali ed umane da mettere in campo. Serve chiarezza: su quanto fatto e su quanto si intende fare. Serve una progettualità di alto livello, anche confrontandosi con realtà come quella vicina del Comune di Bologna in cui esiste un coordinamento costante tra associazionismo, istituzioni comunali e istituti di pubblica sicurezza. Perché le politiche di sicurezza  devono, dove possibile, sostenere quanto si fa per contenere il disagio e l'emarginazione, e non diventare un pretesto per voltarsi dall'altra parte.
La non facile congiuntura economica e la conflittualità del panorama internazionale promettono di aumentare, non di attenuare le povertà estrema. Per questo in Consiglio comunale rivolgeremo una decina di domande divenute più che urgenti al nostro Sindaco, domande a cui tante cittadine e tanti cittadini attivi e preoccupati attendono risposte”.

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