rotate-mobile
Politica

Il Pri ravennate si spacca: "Chi attualmente gestisce il partito ci ha emarginati"

I repubblicani Paolo Gambi e Stefano Ravaglia criticano la direzione locale del partito: "E' prevalsa l’arroganza di chi oggi comanda e intende farlo indisturbato"

Si apre una faglia all'interno del Partito Repubblicano di Ravenna. Nella mattinata di venerdì, infatti, la minoranza del Pri ha spiegato le motivazioni per le quali non sarà presente ai congressi locali dell'Edera. "Ritenevamo che il buon risultato conseguito da PRI alle elezioni amministrative di ottobre 2021 ottenuto, nonostante il commissariamento dell’Unione Comunale, con il contributo di tutte le componenti del Partito e anche grazie all’apporto di una importante associazione civica come AssoRaRo, potesse aprire una stagione unitaria nel Partito Repubblicano di Ravenna con la celebrazione dei Congressi Comunale e Provinciale, i cui organi sono da tempo scaduti. Per questo - prosegue il gruppo di minoranza dell'Edera - abbiamo proposto al triumvirato che regge dal 15 febbraio 2020 l’Unione Comunale di Ravenna alcuni punti politici, programmatici e gestionali, quale contributo al percorso unitario che auspicavamo".

Tuttavia "chi attualmente gestisce il Partito Repubblicano di Ravenna, dopo una discutibile gestione delle assemblee in preparazione del 51° Congresso Nazionale, ha rifiutato finanche di entrare nel merito dei punti presentati e ci ha quindi di fatto emarginati da qualsiasi ruolo futuro possibile, portandoci pur a malincuore alla decisione di disertare i prossimi Congressi locali e conseguentemente di accettare incarichi negli organi che usciranno dagli stessi". "In particolare, davanti ai Repubblicani ravennati vi era la questione di quale apporto dare per sviluppare un’azione marcata, incisiva e riconoscibile del PRI nazionale - affermano Paolo Gambi e Stefano Ravaglia, due dei primcipali esponenti della minoranza del Pri - Non basta, infatti, essere oggi sostenitori del Governo Draghi, il problema politico è quello di garantire che Mario Draghi continui anche dopo le elezioni politiche a reggere le sorti del Paese con autorevolezza e col sostegno delle forze democratiche, per incarnare la visione atlantica ed europeista e consentire la piena realizzazione del PNRR, senza le risorse del quale il Paese scivolerà in una crisi irreversibile".

"E davanti ai Repubblicani di Ravenna vi è, localmente, la questione di dare vigore e continuità al risultato elettorale ottenuto alle ultime elezioni amministrative. Vi è - spiegano Gambi e Ravaglia - la questione dell’autonomia forte del PRI rispetto alle altre forze politiche ed anche rispetto alle forze politiche con noi alleate nel governo della città di Ravenna e di diversi altri Comuni. Autonomia significa avere proprie proposte da proporre nel dibattito delle città, a cominciare da Ravenna, ed avere una propria capacità di dialogo diretto con le forze vive e con l’associazionismo dei cittadini e delle imprese ed imporre le nostre tesi nel dibattito pubblico. Noi non mettiamo in discussione le alleanze, il PD a Ravenna è nostro alleato, ma il nostro ruolo è quello della competizione con il maggior partito e, dunque, un’alleanza competitiva, leale, ma non subordinata. Per svolgere questo ruolo impegnativo, il PRI di Ravenna poteva e doveva finalmente riunire tutte le sue componenti, quelle con le quali più forti e da più tempo erano sorti dissensi e quelle con le quali i dissensi si erano manifestati più recentemente. Il PRI di Ravenna, insomma, poteva e doveva fare un generoso sforzo di unità per svolgere al meglio il proprio ruolo. Noi abbiamo proposto proprio l’avvio di questo sforzo e di questa nuova fase, con sincerità e con generosità".

"Questa nuova fase, tuttavia, non vi sarà. E’ prevalsa, nell’attuale gruppo dirigente del PRI di Ravenna, la chiusura, è prevalso l’arroccamento, è prevalsa l’arroganza di chi oggi comanda e intende farlo indisturbato. E’ mancata la generosità. Per questa ragione non è stato possibile, poiché l’ipotesi è stata recisamente rifiutata, nemmeno riunire attorno ad un tavolo tutte le sensibilità del Partito per redigere, cosa peraltro alla portata, un documento comune sugli aspetti politici, di programma e di gestione del Partito da porre a base del dibattito precongressuale e che disegnasse i contorni dell’impegno dei repubblicani dei prossimi anni. E’ prevalsa la logica dell’esclusione, che per noi è inaccettabile perché determina un deficit di democrazia e di agibilità politica. Di fronte a questo comportamento dei vertici del Partito, che al contrario avevano loro l'obbligo di porre le basi di una nuova fase, noi abbiamo deciso di non partecipare ai Congressi e di restare fuori dagli organi locali del Partito. Ciò non significa - cocncludono Gambi e Ravaglia - né che abbandoneremo il Partito né che non saremo presenti nel dibattito politico nazionale e locale. Ci faremo sentire".

Oltre a Paolo Gambi (Direzione Nazionale PRI) e Stefano Ravaglia (ex Segretario Comunale PRI e Segretario Sezione E. Chiesa Ravenna), hanno sottoscritto il documento della minoranza Chiara Francesconi (Capogruppo in Consiglio Comunale di Ravenna – Presidente commissione consiliare cultura), Babini Luisa (Consiglio Nazionale PRI) Bagioni Silvia (Segretaria Sezione MFR S. Zaccaria), Battistuli Amerigo, Bocchini Fabio, Bocci Giulio, Brandolini Aride (Consiglio Nazionale PRI), Ercolani Oberdan (Segretario Sezione PRI Bastia), Fiammenghi Paolo (Consiglio Nazionale PRI – Segretario Sezione PRI Campiano), Guerra Davide (Segretario Sezione PRI Savarna), Lacchini Elena, Venieri Vanni (Segretario Sezione PRI Doveri e Diritti Ravenna), Zanzi Silvana, Antonello Piazza, Claudia Lugaresi, Claudio Zacchi, Walter Emiliani, Giorgio Brunelli (Consiglio Nazionale PRI), Flavia Mancini, Raffaele Lacchini (Segretario Sezione Chiusa San Marco), Roberto Lacchini, Natale Lacchini, Daniela Lacchini, Paolo Forastieri (Segretario Comunale ANLC) e Giovanni Camerani.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il Pri ravennate si spacca: "Chi attualmente gestisce il partito ci ha emarginati"

RavennaToday è in caricamento