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Protesta 'No Green Pass' al Porto, le reazioni politiche: "Impedire di lavorare è inaccettabile"

Barattoni (Pd): "Va garantito il diritto di manifestare da parte dei cittadini così come quello dei lavoratori di poter lavorare, ma questo non è il momento della tensione ma della responsabilità"

Continua la protesta nella zona del Porto di Ravenna, dove lunedì mattina è partita una manifestazione di protesta contro il Green Pass dei lavoratori con circa 500 persone che hanno dato vita a un corteo, bloccando così il traffico e creando grossi disagi. Tra i presenti, come documentato sui social da lui stesso tramite alcune fotografie, anche il consigliere della Lega Gianfilippo Nicola Rolando.

Manifestazione dei 'no Green Pass' al Porto (foto M.Argnani)

I post del consigliere hanno scatenato le reazioni della politica ravennate, sia di maggioranza che di opposizione. "Giorni fa il consigliere Rolando della Lega ha invocato i lavoratori di Ravenna a prendere esempio dai portuali di Trieste. Oggi festeggia il blocco del porto - commenta Alessandro Barattoni, segretario provinciale del Pd ravennate - Noi chiediamo con forza alla Lega Romagna di prendere posizione sia rispetto al Green Pass sia rispetto al blocco del porto. Sono un partito di governo e hanno votato le nostre stesse misure in Consiglio dei Ministri e in Parlamento. Vogliamo capire che posizioni ha la Lega romagnola su questi temi perché non si tratta di semplice bagarre politica ma di esprimersi sulle infrastrutture chiave per lo sviluppo della città. È favorevole al blocco del porto quando il blocco nel nostro scalo non è perpetrato dai lavoratori portuali ma è tentato in maniera strumentale da persone che con il porto non c’entrano nulla? Sarebbe davvero irresponsabile ma è quello che afferma il consigliere Rolando, consigliere comunale della Lega Ravenna! Il sindaco nei giorni scorsi ha chiesto pubblicamente un chiarimento a Morrone ma non è arrivata nessuna risposta. Il rischio di blocco delle attività va assolutamente scongiurato, è una protesta che rischia di avere effetti gravissimi sul lavoro e sull’economia del territorio. Va garantito il diritto di manifestare da parte dei cittadini così come quello dei lavoratori di poter lavorare, ma questo non è il momento della tensione ma della responsabilità, soprattutto da parte di chi ricopre cariche nel Governo e vota provvedimenti a Roma per poi strumentalizzarli a Ravenna. È ora di chiarire definitivamente".

"Si può ovviamente avere una posizione contraria al Green Pass, perché ogni opinione è legittima in un paese libero - aggiunge Alberto Ancarani di Forza Italia - Ma il tentativo di impedire di lavorare a chi abbia un’opinione diversa è inaccettabile in uno stato di diritto. Il fatto che rappresentanti eletti nelle istituzioni, peraltro esponenti di partiti di governo, ne godano o si riconoscano in tali modalità è di una gravità inaudita".

"Ho letto, ho visto con enorme tristezza e angoscia rappresentanti dei cittadini ergersi a novelli capipopolo contro una decisione del governo (governo di cui fanno parte) - dice Daniele Perini - Tali decisioni sanitarie, che nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori, rivestono anzi una valenza importante per i diritti di tutti, in primis il diritto di vivere pet non morire di Covid. Queste persone sino a ieri per bocca del candidato sindaco Donati, membri dell opposizione unita dicevano di volersi spendere e collaborare in favore della città, ma oggi purtroppo devo constatare come tale volontà di unità e collaborazione sia già in fase transitoria".

Rapida la replica della Lega Romagna: "Il Pd ravennate non osi dare lezioni alla Lega. Soprattutto in tema di lavoro, di diritto alla legittima protesta e alla difesa di istanze dei lavoratori che dissentono da provvedimenti governativi. Difendere il diritto di sciopero non significa appoggiare i motivi dello sciopero ma tutelare la libertà di opinione e di espressione. Sembra invece che Pd e sinistra questi principi li abbiano scordati e cambino opinione a seconda di chi protesta - commentano il coordinatore provinciale della Lega Lorenzo Zandoli e il consigliere regionale del Carroccio Andrea Liverani - Stupisce, infatti, che non ci siano levate di scudi da parte di sindacati e dei partiti della sinistra sugli idranti utilizzati oggi al porto di Trieste contro lavoratori e cittadini che manifestavano pacificamente il diritto a non essere discriminati sul lavoro. Proteste e manifestazioni consentite dalla nostra Carta costituzionale, ma negate solo a qualcuno. Tutti i Paesi civili e democratici osservano con stupore, e forse incomprensione, l’Italia, l’unico stato ad aver previsto il green pass per poter lavorare. Il ministro dell’Interno consente sbarchi continui di migranti irregolari senza controlli, quest’estate ha chiuso gli occhi sul ‘rave’ selvaggio a Viterbo, pochi giorni fa ha permesso a qualche esagitato dell’ultradestra di mettere a soqquadro la sede della Cgil romana, il tutto senza intervenire come avrebbe dovuto e potuto. E oggi usa gli idranti contro chi sciopera pacificamente? No, egregio signor Alessandro Barattoni, così non va. Siamo noi a chiedere al Pd quando abbia deciso di abbandonare i lavoratori al loro destino e di sostenere un ministro dell’Interno che usa le maniere forti a fasi alterne. Per altro vorremmo ricordare che la Lega non è una caserma, contrariamente a un Pd che sembra prendere sempre più spunti ideali dal regime comunista cinese. In Lega coesistono sensibilità, idee, posizioni diverse che alla fine trovano sempre la sintesi. Non prenderemo posizione rispetto al Green Pass e neppure condanneremo scioperi legittimi e pacifici. Crediamo che debbano essere esperite strade condivise di mediazione non solo per scongiurare un blocco delle attività che nessuno auspica, ma anche per venire incontro ai lavoratori che manifestano e protestano legittimamente”.

"Non possiamo accettare lo smantellamento della nostra democrazia per un lasciapassare che è una misura politica e che non previene in nessun modo il contagio - aggiungono da Italexit Ravenna schierandosi a favore dei manifestanti - Italexit c’è e sarà al porto di Ravenna al fianco dei portuali. Resisteremo in tanto che il blocco persisterà, non è accettabile lo smantellamento del diritto su cui è basata la nostra Repubblica, ovvero il lavoro. Barattoni e il Pd tutto si rassegnino, quella dei portuali è una protesta pacifica su cui non potranno fare nessuna speculazione politica, come successo per il blocco a Trieste. Non permetteremo che venga replicato la violenza della polizia nei confronti di chi manifesta per il diritto al lavoro".

"La Giunta dialoghi con i manifestanti 'no Green pass', in particolare con quelli al porto di Ravenna, per garantire il diritto costituzionalmente tutelato di manifestare liberamente i propri convincimenti, senza che gli stessi siano oggetto di scelte repressive. Inoltre, dica se non ritenga di intervenire per superare l’evidente frattura presente nel corpo sociale, anche nella nostra regione, dovuta in particolare alle ultime disposizioni assunte sull’obbligo di Green Pass per lavorare, obbligo esistente solo in Italia fra tutti i Paese occidentali", chiede in un’interrogazione Giulia Gibertoni, consigliera regionale del Gruppo Misto.

Dalla parte dei manifestanti si schiera anche Emanuele Panizza del Movimento 3V: "Il nostro primo cittadino ha puntualizzato come la manifestazione odierna avvenuta al porto fosse composta da “finti portuali” e, cosa terribile, persone giunte da fuori Ravenna. Gente orribile che “ha creato enormi problemi alla viabilità del porto e di tutta la città. Città e porto che, torno a ribadire, in molti casi nemmeno conoscevano". Caro Sindaco, dimentichi che manifestare il proprio dissenso è un diritto? Che non devo essere né un portuale, né un ravennate per manifestare insieme ad altri con cui condivido lo stesso pensiero? E’ brutto vedere quella che Gramsci (padre putativo dell’odierno Pd) definiva “la crisi dell’egemonia”, cioè una crepa in quella che oggi si sta rivelando una vera e propria dittatura costruita da un governo inginocchiato all’élite; ma siete stati voi a creare un pass sanitario di stampo fascista per controllare i cittadini e ne subite le conseguenze".

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