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Provincia unica, "la discussione diventa imbarazzante"

"È buffo e incredibile, se non fosse imbarazzante, assistere a come sia affrontata la questione della nuova mega provincia in ambito romagnolo"

“È buffo e incredibile, se non fosse imbarazzante, assistere a come sia affrontata la questione della nuova mega provincia in ambito romagnolo, se si considerano le numerose  e sterili discussioni dalle quali per lo più  emerge ogni tipo di autoreferenzialità, primogeniture e campanilismi, sino a mettere sotto tono il serio riordino delle istituzioni intesa come vera opportunità”. L'osservazione arriva dal consigliere comunale dell'Udc, Gianfranco Spadoni.

“Forlì-Cesena sulla base del numero di residenti, con un ordine del giorno unitario, legittimamente si candida alla funzione di capoluogo, ma, di fatto, mette in discussione un po’  tutti i ragionamenti fatti sino ad ora sulla base del decreto legge, comma 4 dell’art 17  in cui si  afferma che assume il ruolo di comune capoluogo delle singole province il comune già capoluogo di provincia, con 2500 chilometri quadrati di estensione e con maggiore popolazione residente, salvo il caso di diversi accordi tra i comuni già capoluogo di ciascuna provincia oggetto di riordino.  Ravenna a suo tempo, presumo abbia speso il proprio peso per fare rispettare i criteri previsti dal decreto legge specie quello della densità abitativa con i suoi 160 mila residenti e la sua dimensione territoriale, e non meno con la sua ricca storia, cultura e tradizione. Ma a sua volta Rimini, pur consapevole dei suoi parametri inferiori rispetto alle consorelle, si affretta a snocciolare alcuni dati di rilievo dei quali, in ogni modo, sarà difficile non  tenere conto nella riflessione complessiva e nella ripartizione logistica e organizzativa. Rimini rivendica, infatti,  48,7 milioni di euro in azioni nelle varie partecipate, contro i 33,8 di Ravenna e i 28,9 di Forlì, così pure con la Camera di commercio Rimini possiede un patrimonio di 26,2 milioni rispetto ai 3,5 di Forlì e ai 2,8 di Ravenna. Peraltro,  evidenzia anche i dati riferiti alla stessa amministrazione rivierasca classificata fra le province più virtuose rispetto alle altre, e la stessa azienda sanitaria locale chiude il proprio bilancio  positivo rispetto ai dati in rosso delle altre due Usl  romagnole”.

“A conclusione, dunque, ci si chiede quali funzioni abbia svolto sino ad ora il Comitato delle autonomie locali, cioè l’organo deputato ad avanzare proposte scaturite dal confronto fra le varie realtà interessate, e che tipo di cornice generale abbiano disegnato i presidenti di Ravenna, Forlì e Rimini, se oggi siamo ancora alla discussione embrionale. - conclude Spadoni - Non oso pensare a quando si dovranno  affrontare questioni di merito riferite alle competenze oltre a quelle già fissate, alle fonti di finanziamento degli enti,  e all’esigenza di assicurare  una forte integrazione fra le tre province per snellire le procedure, realizzare minori sprechi ed evitare sterili sovrapposizioni, oltre a dare un impulso all’economia dei territori.    La discussione, dunque, mette  da una parte la vera  sostanza, vale a dire la definizione di un efficace sistema di governo del territorio, rispetto al mero obiettivo di stabilire la città capoluogo e, non tanto velatamente, anche il presidente in pectore. Siccome le province non sono state abolite nel momento istitutivo delle regioni, tanto vale agire ora, tenuto conto di questi siparietti politici di basso profilo così poco promettenti”.  
                      

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