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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Provincia unica sì Provincia unica no, i sindacati chiedono un progetto integrato

I sindacati di categoria ritengono necessario "incontrare e sollecitare tutti i soggetti coinvolti nel processo decisionale che riguarda la definizione del progetto di unificazione delle Province della Romagna"

In riferimento al processo di riordino delle Province pensato dal governo Monti – e ancora di più alla luce della grande incertezza politica che domina lo scenario politico italiano, da alcuni giorni a questa parte, con le annunciate dimissioni a breve termine del primo ministro -  la Rsu della Provincia di Ravenna e le organizzazioni sindacali di categoria Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl ritengono necessario avviare un percorso per aumentare la consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti e condividere un progetto di integrazione.

"I tagli alle risorse del governo Monti - oltre 7 milioni nel 2013, per la provincia di Ravenna, che si aggiungono a quelli degli anni precedenti - non consentono già oggi di assolvere ai compiti istituzionali quali funzionamento, manutenzione e sicurezza delle scuole, strade, formazione e altro ancora. Da Ravenna viene proposto l’avvio di un piano di lavoro che dovrà essere condiviso con le rappresentanze dei territori di Forlì-Cesena e Rimini e con le confederazioni sindacali della Romagna.

“Riteniamo necessario – commentano la Rsu e i sindacati di categoria di Ravenna – incontrare e sollecitare tutti i soggetti coinvolti nel processo decisionale che riguarda la definizione del progetto di unificazione delle Province della Romagna. Per questo è doveroso coinvolgere innanzitutto i presidenti delle Province, i prefetti, i partiti che sostengono la giunta regionale e i loro consiglieri regionali”. I sindacati e la Rsu di Ravenna hanno chiesto un incontro con il prefetto per presentargli un articolato documento in cui sono illustrati i punti politici che si vogliono porre in primo piano.

Questi i passaggi che saranno sottoposti all’attenzione del prefetto: "è urgente e in dispensabile individuare un disegno complessivo ed organico di riordino istituzionale che consenta un ammodernamento vero delle istituzioni della nostra Repubblica; la politica deve assolvere al proprio ruolo a partire dalla centralità del cittadino e dei servizi da erogare alla collettività, con una particolare attenzione all'individuazione degli ambiti territoriali più efficaci per lo svolgimento di funzioni essenziali di servizio in una logica di prossimità e di area vasta evitando sovrapposizioni e la lievitazione di enti ed agenzie con il rischio che i costi della politica, in questo caso indiretti, aumentino anziché diminuire".

"E’ indispensabile - continuano i sindacati -. un confronto politico in Regione e in Romagna per individuare una gestione ottimale delle risorse finalizzata a garantire i servizi e la continuità occupazionale anche ragionando sull’ampliamento della rete dei servizi sul territorio in coerenza con le affermazioni e le scelte da sempre compiute in questa regione in favore del decentramento e della sussidiarietà delle funzioni. Va fatta un'analisi puntuale di tutte le attività attualmente svolte dalle Province della Romagna, a salvaguardia della qualità dei servizi oggi erogati, che consenta di individuare un'ampia gamma di funzioni da riallocare nella nuova Provincia, con le risorse umane e strumentali collegate".

"In relazione alle funzioni delegate dalla Regione, riteniamo che essa, nell'ambito dell'esercizio delle proprie attribuzioni e attraverso una legge regionale organica, debba poter decidere le funzioni da riassegnare alle nuove Province . evidenziano i sindacati -. Infatti, se da un lato nella nostra realtà non appare realistico il ritorno delle deleghe alla Regione, l'assegnazione ai singoli Comuni (o ad Unioni che non sono una realtà trasversale ed omogenea sul territorio romagnolo) rischierebbe di produrre una frammentazione dannosa per i cittadini, oltre che produrre la perdita di modelli gestionali e coordinati caratterizzati da elevate professionalità".

La normativa vigente è troppo rigida e genera serissime problematiche in ordine sia alla immediata operatività delle Province, sia alla tempistica: è indispensabile garantire relazioni sindacali, sia a livello nazionale, che regionale, che territoriale, che abbiano strumenti  e tempi di confronto adeguati, per gestire con il consenso tutto il percorso dettato dalla trasformazione (prossimità dei servizi, intreccio con la riallocazione degli uffici periferici dello stato, mobilità e riqualificazione del personale, precari, eventuali eccedenze di personale da affrontare con una cabina di regia certa della Regione, formazione del personale ecc. ecc.): vanno chiarite le modalità di calcolo del patto di stabilità e dei vincoli di spesa sul personale, a fronte di eventuali trasferimenti di funzioni e personale presso altri enti", concludono i sindacati.

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