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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Suona il flauto in frac in piazza del Popolo: artista tedesco multato di 50 euro

Un artista è stato multato di 50 euro dalla Polizia Municipale nel giorno di Pasqua perché suonava il flauto, in frac, camicia di pizzo e papillon, in piazza del Popolo

Un artista è stato multato di 50 euro dalla Polizia Municipale nel giorno di Pasqua perché suonava il flauto, in frac, camicia di pizzo e papillon, in piazza del Popolo. "È un musicista tedesco di valore, che ha suonato in importanti orchestre di Europa e  registrato anche dischi, in giro ora per le piazze d’Italia eseguendo brani celebri di musica classica - afferma il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi -. Passando da alcuni giorni per le città della Romagna, aveva pensato di celebrare la Pasqua onorandone la città candidata a Capitale europea della Cultura. Da qui, invece, per la prima volta nella sua carriera “su strada”, è stato ricacciato con perdite. Si è letto che Klaus-Peter Diehl “non aveva i permessi”. Torna dunque alla scarsa memoria di questa città la battaglia combattuta aspramente da Lista per Ravenna contro il “Regolamento degli artisti di strada” che la cocciuta maggioranza del consiglio comunale, bocciando i miei emendamenti, ha approvato il 12 gennaio 2012".

"UNA NORMA DEL CODICE FASCISTA" - Afferma Ancisi: "In assenza di comunicazioni ufficiali, si può escludere che la multa sia stata inflitta per violazione dell’art. 4, che fa divieto di utilizzare strumenti musicali nelle piazze del Popolo e XX Settembre e in via Cairoli, facendo però “eccezione per le esibizioni nelle giornate domenicali o festive”. Si spera non sia stato applicato l’art. 7, che colpisce il mascheramento. Escludendo le più parti del regolamento, quali la disciplina dei “Luoghi e periodi in cui è consentito l’esercizio dell’arte di strada”, dei “Tempi e modalità di svolgimento dell’attività”, della “Tutela della quiete pubblica”, ecc., che Lista per Ravenna ha sostanzialmente condiviso, resta la madre della battaglia, su cui avevo intitolato così una mia nota: “Art. 3 del regolamento sugli artisti di strada come nel codice fascista”. Esso prescrive che l’artista su strada presenti in Comune una Segnalazione Certificata di Inizio Attività, ove dichiari le proprie generalità, il possesso dei requisiti morali, il tipo del proprio spettacolo, il luogo e gli orari dello stesso, il possesso della licenza di pubblica sicurezza per gli spettacoli di strada rilasciata dal Comune di residenza".

Ricorda il capogruppo in consiglio comunale della lista civica: "Contestammo innanzitutto che gli artisti di strada spontanei e non attrezzati, che si esibiscono senza il pagamento di un biglietto, venissero equiparati agli spettacoli viaggianti a pagamento organizzati in attività d’impresa, come i circhi e i luna park, chiedendo loro una licenza rilasciata dal proprio Comune. Significa che la Giunta comunale non ha capito il senso dell’abrogazione, avvenuta con legge del 2001, dell’art. 121 del Testo unico di pubblica sicurezza del 1931, che richiedeva agli artisti di strada l’iscrizione in appositi albi tenuti, appunto, presso il Comune di residenza. Il secondo grave errore politico è stato la pretesa della SCIA, istituita per semplificare l’avvio di attività imprenditoriali, commerciali o artigianali, non certo per complicare la vita agli artisti di strada, che, muovendosi da città a città e da strada o strada, dovrebbero assumere un commercialista per presentarne ogni volta una nuova; per non dire degli uffici, chiamati a controllare la veridicità delle dichiarazioni ed eventualmente procedere a denunce".

"RIPROVAZIONE DELLA FEDERAZIONE ARTISTI DI STRADA" - Prosegue Ancisi: "Feci ricorso alla Federazione Nazionale Artisti di Strada, partner dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani nella Rete nazionale dei Comuni per l’arte di strada. 18 ore dopo ne ricevetti dal direttore una lunga lettera di condivisione totale, che cominciava così: “Gentile Dott. Ancisi, acquisiti intanto gli elementi macroscopici della questione, è mia premura ringraziarla per avercene portato a conoscenza e complimentarmi per la competenza con la quale ha argomentato la posizione del suo Gruppo Consiliare. Senza dubbio siamo di fronte ad un provvedimento illegittimo, inutilmente repressivo e (come si dimostrerebbe nel tempo) certamente inefficace. Illegittimo proprio per la confusione tra attività commerciale e non commerciale che lei ha giustamente sottolineato. Si tratta del primo regolamento approvato in Italia che propone l’identità tra attività a cappello e attività di spettacolo viaggiante, a fronte di decine di provvedimenti locali e due Leggi Regionali che invece ben distinguono queste due forme di esercizio”".

Conclude Ancisi: "Seguì una diffida legale della Fnas al Comune di Ravenna affinché rivedesse, nel regolamento, la “confusione tra attività commerciale pura e l’Arte di Strada”. Nessun seguito si è avuto. I nodi vengono al pettine. Parlando allora di “una concezione oltretutto velleitaria”, aggiunsi: “Improbabile che qualche artista di strada non-imprenditore presenti una Scia. Improbabili i controlli sulla presentazione della Scia, salvo qualche raro intervento, che a quel punto avrà carattere discriminatorio”. Quello che è capitato all’uomo in frac, malcapitato a Ravenna".

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