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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Ravenna in Comune: "No agli ucraini in un consiglio del 25 aprile: non sono democratici e praticano la tortura dei prigionieri"

Ravenna in Comune manifesta la propria assoluta contrarietà alla convocazione di un consiglio comunale straordinario per il 25 aprile

Ravenna in Comune manifesta la propria assoluta contrarietà alla convocazione di un consiglio comunale straordinario per il 25 aprile laddove sia finalizzato, come richiesto nella lettera diffusa dal consigliere Alvaro Ancisi, al parallelismo tra la lotta di resistenza italiana ed il conflitto in atto in Ucraina. Parallelismo che Ravenna in Comune reputa una "mistificazione". Il riferimento è alla proposta di Ancisi di "di invitare le associazioni ucraine o altri esponenti della comunità ucraina del territorio ad intervenire alle celebrazioni del 25 Aprile, con testimonianze relative all'aggressione ed all'occupazione russa". La convocazione straordinaria del Consiglio comunale in questo giorno, con la partecipazione del Prefetto e delle altre autorità cittadine, sarebbe l’occasione migliore per dar voce alla comunità ucraina, raccogliendo lo spirito della richiesta espressa dalla sua associazione".

Scrive Ravenna in Comune: "Non vogliamo qui entrare nel merito degli specifici contenuti della lettera veicolata da Ancisi, in larga parte orientati ad una narrazione che non riteniamo condivisibile in quanto completamente dimentica sia della complessità che delle origini di questa atroce guerra. Ci limitiamo a rilevare come il 25 aprile 1945 non sia celebrato considerandolo l’equivalente, per la seconda guerra mondiale, del 4 novembre 1918 per la prima. Si tratta invece della celebrazione di quello che è il momento fondativo della democrazia in Italia, liberata dall'oppressione feroce di un regime antidemocratico. Per questo è spesso messa in rilievo come la più importante tra le festività repubblicane".

"Nella guerra attualmente in corso in Ucraina non vi è, come invece sostenuto nella lettera, «la lotta di chi non vuole cadere nelle mani di una dittatura ma vuol restare libero all'interno dell’Occidente». E questo perché non vi è democrazia oggi in Ucraina. Sono stati messi fuori legge i partiti politici che non condividono le posizioni del Presidente. È impedita la libertà di stampa e comunicazione. È fortemente limitata l’attività sindacale e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Perfino le attività religiose sono sottoposte a quella che “all’interno dell’Occidente” verrebbe definita persecuzione giudiziaria. Di contro le organizzazioni paramilitari filofasciste sono da tempo parte integrante delle forze armate ucraine. Le organizzazioni internazionali hanno mosso precise accuse di tortura e di mancato rispetto delle convenzioni internazionali per la tutela dei prigionieri di guerra. Eccetera eccetera. Tutto ciò non garantisce naturalmente alcuna patente democratica all'altra parte in conflitto. Nessuno diventa democratico per il solo fatto che non è democratico il suo avversario", conclude Ravenna in Comune.

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