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Incidente mortale in via Cilla, è polemica: "spartitraffico omicida"

Dopo l'incidente di via Cilla, costato la vita alla 45enne Valeria Dragomanni, il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha presentato un interrogazione al sindaco

Dopo l'incidente di via Cilla, costato la vita alla 45enne Valeria Dragomanni, il capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, ha presentato un interrogazione al sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci relativa alla pericolosità dell'isola spartitraffico di via Cilla. "Tutti, in Comune, conoscevamo bene e apprezzavamo Valeria, impiegata di ruolo presso l’ufficio Sostegno alle famiglie e ai disabili - premette Ancisi -. Il gravissimo incidente può dirsi annunciato. Ma dovrà essere denunciato".  

NON PER RAGIONI DI SICUREZZA - "L’origine dello stravolgimento del percorso stradale in quel tratto, avvenuto nel settembre scorso, che ne ha prodotto l’estrema pericolosità, risiede nella delirante scelta urbanistica, subito contestata da Lista per Ravenna, di considerare i due palazzoni sorti ad anfiteatro l’uno di fronte all’altro circa a metà della via Cilla come un unico progetto edilizio, con le due rispettive semipiazze facenti parte di un’unica piazza, quasi divise da un sentierino pedonale e non da una strada a forte scorrimento di traffico - illustra Ancisi -. Addirittura, in origine non erano previsti neppure i parapetti sulla strada, come se si potesse circolare da una semiparte all’altra della piazza, bambini compresi giocando a pallone, in massima sicurezza".

"Conseguente è stato il rilascio alla società Molinetto del gruppo Iter, in data 19 novembre 2008, di un unico permesso di costruzione, poi integrato, a seguito di una richiesta di variante, il 21 agosto 2012, che, ponendo a carico della ditta le opere di urbanizzazione, ha imposto di rialzare il livello stradale, che non ne avrebbe avuto alcun bisogno, al fine di colmare il dislivello con le semipiazze - ricorda il capogruppo in consiglio comunale di LpRa -. Nella relazione tecnica della variante si legge: “Il progetto della piazza conferma quanto previsto nel Permesso rilasciato, fatta salva la quota di colmo: per facilitare la raccolta delle acque meteoriche entro caditoie poste lungo la cunetta, è stata modificata la configurazione altimetrica della piazza (una!), con aumento della pendenza trasversale e con una quota in mezzeria di 75 centimetri”. Detto fatto, ciò ha comportato la realizzazione dell’isola spartitraffico, che già nella fase dei lavori ha sollevato una lunga serie di commenti allarmati, pubblicati sulla stampa on line da numerosi cittadini. Ne riprendo alcuni, avendoli conservati come testimonianze: “…quello spartitraffico serve solo a restringere pericolosamente la carreggiata soprattutto per chi proviene da via S.Alberto. Si trova su di una curva, con poca visibilità ed il passaggio è appena sufficiente al transito di un’autovettura. Il cordolo inoltre è troppo alto e non lascia vie di fuga in caso si presentasse un ostacolo improvviso. E quando vi  sarà la nebbia e l'oscurità?”; “…non dimentichiamoci anche il problema altimetrico della pavimentazione stradale in senso longitudinale dato da un enorme dislivello tra la vecchia e la nuova pavimentazione. Visto che i lavori devono essere ancora terminati mi auguro che si preveda la realizzazione di un adeguato raccordo” (a distanza di oltre tre mesi dal termine dei lavori, non è stato fatto niente); “…impossibile fare di peggio: ostruire una strada in un punto già reso pericolosissimo dall'andamento irregolare del tracciato e dall'assurdo dislivello dell'asfalto”".

IL DOSSIER DEGLI ERRORI E INADEMPIENZE . "Fin qui il buon senso popolare, che il nostro Giulio Bazzocchi ha ripreso, da semplice cittadino, presentando il 15 settembre un esposto alla Polizia municipale e alla Manutenzione strade e chiedendo se “la posizione dell'isola in questione è in regola con le norme vigenti”. Non ha avuto risposta - attacca Ancisi -. È stato dunque necessario che io stesso, da consigliere comunale, avvalendomi anche di un esperto in ingegneria stradale, avviassi una mia analisi/indagine sui termini tecnico-amministrativi della vicenda. L’11 ottobre ho inoltrato al dirigente del servizio Strade una richiesta di accesso alle informazioni, alla quale avrei avuto diritto, per legge e regolamento, di ricevere risposta entro cinque giorni. Oltre a chiedere la ragione e le finalità del rialzo della strada, ho chiesto, pur consapevole della risposta negativa, “se sono stati rispettati i 50 cm dall’ostacolo sorgente (il cordolo) e i 50 cm di banchina pavimentata obbligatoria (art. 81 del regolamento del codice della strada”). Allo stesso modo ho chiesto, il 24 ottobre, “copia dei grafici con i profili e le sezioni del tratto di strada in colore, con particolare riguardo ai raccordi planimetrici con la piattaforma stradale preesistente”".

"Non avendo ricevuto alcun riscontro, ho chiesto, in data 24 novembre, e ottenuto il 4 dicembre dalla presidente del consiglio comunale, che ha il compito di tutelare i diritti dei consiglieri comunale, che il dirigente fosse sollecitato a fornire le risposte dovute - continua Ancisi -. Da me nuovamente interpellata, la presidente, ha rinnovato il 21 dicembre, “come da telefonata intercorsa, la richiesta di evasione”. A tutt’oggi nessun segno. Il 9 gennaio, mi sono allora rivolto alla dirigente dei servizi Progettazione e Gestione urbanistica, chiedendo “copia di quanto agli atti relativamente alle ragioni che hanno motivato la realizzazione del tratto stradale a fronte delle edificazioni stesse in quota con le semipiazze previste e alla tipologia dei materiali da utilizzare al riguardo”. Appena ricevuta questa risposta, mi resterà, per completare il dossier, un’ultima decisiva ricerca. So dove mettere le mani. Intanto, una giovane vita è stata stroncata, e il dolore che provo si accompagna all’amarezza per non essere potuto arrivare in tempo perché, almeno, si facessero i lavori necessari per rimediare ai fatti compiuti".

INTERROGAZIONE - Ancisi chiede a Matteucci "un giudizio su quanto sopra esposto e sui provvedimenti che al riguardo, secondo giustizia, ritiene doveroso adottare o richiedere"; e "se intende imporre immediatamente l’effettuazione dei lavori indispensabili per ridurre l’elevata pericolosità dell’isola spartitraffico in oggetto". "È evidente a tutti - continua Ancisi -. che l’incidente mortale occorso alla nostra cara Valeria Dragomanni richiede, da parte del sindaco, l’avvio di un’indagine tecnico-amministrativa sulle cause, o quanto meno concause, addebitabili alla realizzazione, in quel tratto di via Cilla, di un’isola spartitraffico sopraelevata che già fin d’ora, prima che si possano esaminare i grafici del progetto, e in particolare i raccordi altimetrici con la piattaforma stradale, da me richiesti fin dal 24 ottobre, appare decisamente fuori norma sotto più aspetti. È un dovere a cui non l’amministrazione comunale non si può sottrarre, di fronte al consiglio comunale e alla città stessa,     prima ancora che sia la magistratura penale ad occuparsene. A questa indagine, darò il massimo contributo, sulla base dei documenti e dei dati che ho finora raccolto, anche se ancora incompleti".

"Aggiungo - prosegue l'esponente di LpRa - una considerazione, che traggo dalla lettura della convenzione urbanistica stipulata il 20 dicembre 2006, davanti al notaio, tra il Comune di Ravenna e la società costruttrice (del gruppo ITER). A pag. 5, è riportata una raccomandazione della CQAP, la Commissione per la Qualità Architettonica e il Paesaggio (ex Commissione Edilizia), che dimostra come già in fase di progettazione urbanistica fosse evidente che l’intervento previsto sul tratto di strada interessato, ai due lati, dalla realizzazione, con un unico progetto edilizio, di due palazzoni congiunti da una pseudo piazza fosse considerato estremamente problematico. Chiede infatti la CQAP “ ….. che si risolva in via definitiva quello che appare un difetto all’origine e cioè una irrisolta sovrapposizione fra traffico carrabile e traffico pedonale”: sovrapposizione che, mancando lo spazio fisico per poter essere evitata, ha prodotto una soluzione assurda e sballata. Bisognerà leggere per intero il parere, che ho appena richiesto, per capirne di più.
I motociclisti, come numerosi di loro avevano segnalato già  ben prima dell’incidente, sono sottoposti al rischio maggiore perché, anche percorrendo la strada a velocità minima, affrontano, con la moto piegata, una curva oltre la quale è situato inaspettatamente, come una specie di scalino, un dosso, collocato su una carreggiata improvvisamente ristretta e chiusa tra cordoli pericolosissimi. Scrive Mauro, commentando la mia interrogazione al sindaco: “La pericolosità è massima non solo per lo spartitraffico, che, essendo troppo a ridosso dalla curva, non consente una traiettoria di percorrenza corretta (in moto specialmente), ma ancora di più reso pericolosissimo da un gradino inspiegabile su entrambi i lati di quella curva rialzata. Non capisco come non si siano potuti realizzare dei raccordi  più dolci. Sembra di salire e scendere da un marciapiede. Su due ruote, con l'asfalto freddo e viscido di questi giorni, è veramente pericoloso”.
In termini più tecnici significa che un raccordo altimetrico non può iniziare nel mezzo di un raccordo planimetrico, bensì in rettilineo, e con i raggi previsti dalle norme tecniche".

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