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Ravenna Punto a Capo e le sedute "aperte" del consiglio comunale

Non credo di poter essere addidato, nemmeno temporaneamente, di essere un sostenitore della giunta che governa questa citta' ma la falsita', la strumentalizzazione e la superficialita'

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Non credo di poter essere addidato, nemmeno temporaneamente, di essere un sostenitore della giunta che governa questa citta' ma la falsita', la strumentalizzazione e la superficialita', unite ad una buona dose di ignoranza, con cui Ravenna Punto e a Capo, per via della sua portavoce (che a tratti pare esserne anche l'unica componente) ha attaccato il consiglio comunale nel nome della sua presidente, non possono lasciarmi indifferente.



Per onore e rispetto della verita' occorre infatti precisare che Lunedì sera la seduta del consiglio NON si e' svolta a porte chiuse (possibilita' peraltro prevista dal regolamento) e' stata semplicemente posta davanti all'ingresso della sala consigliare un cordone che impediva di accedervi, lasciando salva la possibilita' di ascoltare e vedere invece tutta la seduta dalla sala preconsigliare, comoda, dotata di impianto audio e posti a sedere e lasciata con la porta spalancata affinche' si potesse assistere ad ogni "mossa" dei consiglieri quindi evidentemente non "a mo’ di radio" come strumentalmente affermato.

Ravenna PAC omette pero', nel suo comunicato, di raccontare del motivo per cui sia accaduto questo e di come un paio di settimane fa lo spirito democratico che anima il loro modo di manifestare abbia portato quattro dei suoi militanti a distendersi per terra, in mezzo alla sala del consiglio, rendendone necessaria l'interruzione dei lavori.



Quanto poi alle dichiarazioni secondo cui la questione sarebbe da denuncia alla Procura Ravenna Punto a Capo presenti un esposto, rendendone poi pubbliche le conseguenze anziche' trarre affrettate conclusioni di condanna.
 Ma cio' che non e' accettabile, da parte di chi e' stato candidato a sindaco (e di conseguenza a consigliere) e' la definizione data ai consiglieri comunali apostrofati come " i nostri dipendenti" una dichiarazione offensiva verso chi svolge un (umile e spesso oneroso) compito di rappresentanza che non ha ne' le caratteristiche ne' le retribuzioni di un lavoratore dipendente. Evidentemente la sig.a Comizzoli avrebbe affrontato la legislatura con questo spirito e forse anche per questo i risultati elettorali che ha ottenuto hanno bocciato sonoramente la sua candidatura.



Un ultima annotazione e' poi dovuta sulla persona del presidente del consiglio comunale, unica accusata di una decisione che e' stata invece condivisa e concertata, persona dotata di grande senso di responsabilita', coscienza civica, grandi valori morali e, ultima ma non ultima, buona preparazione tecnico amministrativa.
In ogni caso ricordo ancora una volta a Ravenna PAC che, se scegliesse modi meno strumentali e più' democratici per manifestare le proprie idee e le proprie insoddisfazioni, non limiterebbe le proprie azioni a manifestazioni a cui partecipano sparuti gruppi di cittadini, ma troverebbe probabilmente alleati validi e in qualche caso politicamente ben rappresentati nelle rimostranze che solleva nei confronti di un'amministrazione con le cui scelte ci troviamo cosi' spesso in disaccordo.
 

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