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Chioschi di piadina, Guerra (Lega): "Il regolamento comunale complica l'attività"

"Il regolamento dei chioschi di piadina complica l'attività dei gestori". Lo evidenzia il capogruppo in consiglio comunale della Lega Nord, Paolo Guerra

"Il regolamento dei chioschi di piadina complica l'attività dei gestori". Lo evidenzia il capogruppo in consiglio comunale della Lega Nord, Paolo Guerra. "L’Amministrazione di sinistra alla guida di Ravenna continua imperterrita a produrre regolamenti per qualsiasi attività - esordisce l'esponente del Carroccio -. Dopo quello degli spettacoli di strada e il divieto ai mimi e ai mangiafuoco, ora tocca alle attività artigianali che si svolgono nei chioschi per la produzione della piadina per le quali si potrebbero complicare diversi aspetti".

"Sui contenuti della Delibera circa il Regolamento delle attività di produzione e vendita della piadina nei chioschi, se approvato in questa stesura, se ne parlerà ben oltre i confini della Romagna - illustra Guerra -. Ciò in quanto il documento, che dovrebbe riguardare solo i requisiti strutturali ed urbanistici dei chioschi per fini autorizzativi, impone invece che la produzione sia di esclusiva “piadina romagnola”. Questo riferimento pare voluto, ma di fatto limita le attività di tutti gli artigiani in quanto l’indicazione di “piadina romagnola” è oggi definita nel Disciplinare di produzione IGP  e prevede il rispetto della forma, del colore, degli ingredienti e delle dosi di questo alimento".

"In sostanza la Delibera potrebbe essere annullata perché emerge che le autorizzazioni dei chioschi per la preparazione e la somministrazione della  piadina artigianale vengano rilasciate, o rinnovate, esclusivamente a coloro che producono la “piadina romagnola”", sostiene Guerra, secondo il quale "si crea un enorme frainteso ed un duplice problema: per coloro che vogliono produrre semplicemente una piadina e non intendono aderire al Disciplinare di produzione della “piadina romagnola”".

"Si esclude a priori qualsiasi altro tipo di piadina generica, magari a base di farina di kamut - evidenzia l'esponente del Carroccio -. Si impone l’utilizzo dello strutto o quanto meno si impedisce di evitare l’impiego di grassi o di variare le dosi di olio e di sale. Ed essendo la piadina romagnola promossa da un Consorzio, disciplinata da un documento e controllata da un Istituto già nominato in sede ministeriale, si impone agli artigiani che vogliono esercitare la produzione di semplice piadina, anche la certificazione IGP (e i relativi costi) che invece si prefigura per legge in termini volontari".

"Sarebbe come imporre a coloro che hanno depositi di stoccaggio del riso nel Delta del Po, l’esclusivo immagazzinaggio del riso certificato IGP - aggiunge Guerra -. Per coloro che intendono valorizzare, promuovere e certificare la piadina romagnola, si crea un problema altrettanto grave in quanto alcuni passaggi del Regolamento del Comune di Ravenna potrebbero sovrapporsi o addirittura entrare in contraddizione con il Disciplinare IGP. Ulteriori approfondimenti durante la seduta consigliare del 7 novembre per la quale ho presentato alcuni emendamenti che saranno discussi".

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