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Estrazioni del gas, il Comune chiede la chiusura anticipata della piattaforma Angela Angelina

Si tratta della struttura più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia Romagna per l'estrazione di gas entro le 12 miglia, ed opera a soli 2 chilometri dalle spiagge di Lido di Dante

In un ordine del giorno approvato dal consiglio comunale, l’amministrazione di Ravenna si impegna ad avviare un percorso con Eni per la chiusura anticipata della Piattaforma Angela Angelina. Si tratta della struttura più vicina alla costa, tra le 47 attive in Emilia Romagna per l’estrazione di gas entro le 12 miglia, ed opera a soli 2 chilometri dalle spiagge di Lido di Dante. “Da Anni Legambiente e cittadini – dichiara Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia Romagna – sottolineano i danni dell’attività estrattiva sotto costa. Finalmente, con un referendum alle porte, sembra che anche l’amministrazione di Ravenna si sia decisa ad aprire gli occhi".

Continua Frattini: "Raggiungere il quorum e la vittoria del Sì al referendum del 17 aprile è un segnale fondamentale per indicare una strada nuova e positiva per i territori, dando una scadenza certa all’estrazione delle limitatissime risorse di gas presenti nei fondali della nostra regione, contro lo spreco di denaro pubblico oltre che per mettere fine ai danni agli ecosistemi ed alle attività economiche legate al turismo, prodotti dalle trivellazioni; trivelle che arricchiscono poche grandi compagnie, scaricando i costi su tutti i cittadini”.

"L’estrazione di gas sotto costa, anche se non è l’unica causa di tale fenomeno, resta la principale causa antropica di perdita di volume del sedimento nel sottosuolo, con l’effetto dell’abbassamento della superfice topografica - illustra Legambiente -. I dati dei monitoraggi Arpa evidenziano come le conseguenze più rilevanti si registrano in particolare sulla fascia costiera dell’Emilia Romagna che negli ultimi 55 anni si è abbassata di 70 cm a Rimini e di oltre un metro da Cesenatico al delta del Po. Alcuni studi riportano come l'abbassamento di un centimetro all'anno comporta, nello stesso periodo, una perdita di un milione di metri cubi di sabbia sui 100 km di costa.

"Assegnando alla sabbia utilizzata per il ripascimento delle spiagge il costo di 10 euro per metro cubo, ogni anno andrebbero spesi 13 milioni di euro per rimpiazzare la sabbia persa. Nella fascia costiera, tra il 1950 e il 2005 tra Rimini e il delta del Po, per via dell'abbassamento di circa 1 metro, sono andati perduti circa 100.000.000 metri cubi di sabbia, con un danno stimato di  1 miliardo di euro, contro i 7,5 milioni di euro all’anno ottenuti come Royalties dalle compagnie petrolifere - conclude Legambiente -. Non vi è quindi alcun dubbio che il costo per la collettività causato dalle estrazioni sotto costa, sia di gran lunga maggiore del vantaggio che ne deriva".

IL PRI - Roberto Ravaioli, consigliere comunale del Partito Repubblicano Italiano, e il vicesindaco Giannantonio Mingozzi chiariscono che l'approvazione dell'ordine del giorno "non rappresenta in alcun modo un cambio di rotta circa la difesa delle attività di estrazione e l’invito (almeno da parte nostra) di astenersi dal voto nel prossimo referendum". Questo odg - sottolineano Mingozzi e Ravaioli - è la conferma che di fronte a problematiche come l’erosione e le sue cause e le indagini circa le modalità di estrazione, noi non siamo né ciechi né sordi, ma auspichiamo valutazioni scientifiche corrette, affinché non si addossino alle piattaforme responsabilità e danni di cui non sono affatto responsabili; nel contempo difendiamo il reperimento e l’uso di risorse energetiche indispensabili come quelle che ci derivano dal Mare Adriatico, l’attività che riguarda prevalentemente il gas e l’opportunità di mantenere investimenti, risorse e posti di lavoro, anche negli impianti entro le 12 miglia".

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