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Rifiuti, Ancisi (LpRa): "Ingiusti gli aumenti a tradimento della Tari"

Il consigliere d'opposizione: "In tre anni hanno cresciuto la Tari del 15,9%"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Sono stati velocissimi. Appena il 28 marzo scorso la Giunta de Pascale aveva fatto approvare dalla sua maggioranza (contraria tutta l’opposizione) il bilancio di previsione del Comune di Ravenna per il 2023, che però prospettava già, rispetto al consuntivo del 2022, un aumento delle tasse comunali per 6,24 milioni, pari al 5%. Soprattutto avevano cresciuto di 1,85 milioni l’IMU (sugli immobili) e di 4,30 milioni l’addizionale dell’IRPEF (sui redditi). In Consiglio comunale affermai, fuori del coro, che si trattava di previsioni taroccate, perché cospicue maggiori entrate, per aprirne di altrettanto la borsa della spesa, le avrebbero disvelate nel corso dell’anno, con variazioni al bilancio. Feci l’esempio della TARI (tassa rifiuti) per la quale avevano figurato 31,11 milioni di entrata, come nel 2022. Ed ecco che venerdì prossimo, appena tre settimane dopo, la medesima Giunta porta nella commissione Bilancio del Consiglio comunale un pacco TARI ben confezionato, tenuto rigorosamente coperto a tutto marzo, con cui portano a 32,89 milioni gli euro che intendono incassare dai rifiuti, cioè 1,78 milioni in più dell’anno scorso, pari al 5,7%. Visto però che avevano fissato in 29,80 milioni la TARI del 2021 e in 28,38 quella del 2020, ciò significa che in tre anni ce l’hanno cresciuta del 15,9%, loro che “non aumentano le tasse”.

Forse il servizio è stato parimenti più apprezzato? Forse ai contribuenti sono stati chiesti meno impegno e meno sacrifici nel conferire i propri rifiuti al Comune di Ravenna? L’inflazione, peraltro molto minore e in discesa netta quest’anno, non è forse la stessa che hanno subìto le famiglie, senza che ne siano aumentate le entrate? La famiglie non hanno quindi risparmiato sulle spese meno che indispensabili e magari stretto anche la cinghia? Forse gli amministratori della cosa pubblica non si comportano come buoni padri di famiglia? I cittadini sanno rispondersi da soli.

Ora sappiamo il costo totale della TARI per il 2023, ma la deliberazione che vedremo venerdì non dice ancora quanto ci costa il servizio di riscossione delle bollette da pagare a Municipia (nel 2021, abbiamo versato 743 mila euro ad Hera, compresa l’IVA al 22%); né a quanto ammontano le bollette “insolute” (non pagate), da caricare sulle bollette di chi le paga (nel 2021, 532 mila euro). È già chiaro invece che gli sconti sulla TARI fatti da HERA ai contribuenti, che però vengono caricati sulle bollette di tutti gli utenti, valgono 792.192 euro. Infine, la conferma più sgradita alle famiglie titolari di “utenze domestiche”: pagano il 61% di tutta la TARI, mentre le “utenze non domestiche”, che cioè utilizzano locali ed aree che non siano abitazioni, pagano invece il 39%. Nessuno ha mai spiegato a Lista per Ravenna perché non fare a metà, come ogni volta propone. L’oracolo annuncia però, generosamente, che la TARI 2023 si pagherà, in due rate uguali, solo il 30 settembre e il 31 dicembre. L’estate sarà più allegra per le cicale. Molto meno per le formiche, che magari pagheranno anche per loro.

Alvaro Ancisi - consigliere comunale di Lista per Ravenna

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