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Scontro sul crocifisso nella sala del commiato a Fusignano: "Calpestato il principio di laicità"

"La nostra richiesta di rimozione, non di abolizione, del crocefisso si conforma alle norme costituzionali, che prevedono la laicità dello Stato Italiano, e del disciplinare della sala del commiato, che prevede l’aconfessionalità del luogo"

Nel consiglio comunale di Fusignano di martedì, il gruppo Fusignano per la Sinistra ha presentato una mozione con cui ha richiesto la rimozione dei crocefissi inseriti dall’amministrazione nella nuova sala del commiato - luogo dove possono sostare le persone in visita ai propri cari defunti, in attesa dell’espletamento delle formalità necessarie alla sepoltura - in seguito alla presentazione di una mozione sul tema da parte di Prima Fusignano; rimozione che, spiegano dal gruppo consiliare, è stata richiesta in ottemperanza al disciplinare della sala del commiato e alle norme costituzionali sul principio di laicità. La maggioranza ha però respinto, in linea con la minoranza di Prima Fusignano, la mozione, decidendo perciò di mantenere i crocefissi nella sala del commiato.

"Sono arrivati anche ad affermare che il nostro gruppo voglia abolire il simbolo del crocefisso - spiega il capogruppo di Fusignano per la Sinistra Mirko Caravita - È inutile sottolineare come questa affermazione sia falsa: la nostra richiesta di rimozione, non di abolizione, del crocefisso si conforma alle norme costituzionali, che prevedono la laicità dello Stato Italiano, e del disciplinare della sala del commiato, che prevede l’aconfessionalità del luogo; norme che in questo modo sono state violate. In particolare, siamo delusi per due aspetti della vicenda. Il primo aspetto riguarda la democraticità e l’uguaglianza previste nella nostra Repubblica. Il consiglio comunale non solo ha deciso di dare l’esclusività al simbolo di una religione sopra ogni altra, trasgredendo l’eguaglianza delle confessioni religiose previste dalla Costituzione, ma ha anche definito una situazione tale per cui alcuni soggetti possono violare norme che altri, giustamente, non possono e non devono violare, calpestando il principio di uguaglianza di fronte alla legge. A poco conta il goffo tentativo di dribbling della religiosità fatto dal sindaco Nicola Pasi, che ha provato a rendere il crocefisso non il simbolo di una specifica religione - che invece è - ma un simbolo di inclusività e di sacralità universali. Ricordiamo però al sindaco che il disciplinare indica che l’uso della sala del commiato è aconfessionale, cioè senza legami con alcuna particolare confessione religiosa. È perciò chiaro come il crocefisso, essendo il simbolo di una confessione religiosa, violi questo regolamento".

"Il secondo aspetto - continua Caravita - riguarda gli sforzi fatti dai vari consiglieri su questo argomento. Noi di Fusignano per la Sinistra siamo stati tacciati di ideologismo per la nostra mozione, quando il gruppo che ha davvero parlato solo attraverso l’ideologia, religiosa in questo caso, è stato Prima Fusignano. Vogliamo ricordare al gruppo leghista che è stato grazie al Pci di Togliatti che, purtroppo a posteriori, sono stati mantenuti i Patti Lateranensi; vogliamo anche sottolineare come il nostro gruppo stia operando una rifondazione del nostro modo di fare politica. Infatti, mentre il gruppo Prima Fusignano si sofferma sull’ideologia religiosa con grande sforzo rispetto ad altri casi, il nostro gruppo ha presentato in questi due anni sette mozioni, cinque ordini del giorno, sei interrogazioni e sei interpellanze su ambiente, trasparenza, scuola, lavoro, inclusione civile e sociale. Tra l’altro, la discussione sui crocefissi ha purtroppo oscurato l’approvazione della nostra mozione per contrastare le false cooperative e ha tolto energie e tempo per valutare correttamente il nostro ordine del giorno sulle politiche di genere in occasione del Pride Month, la cui votazione è stata rimandata al prossimo consiglio. Ci auguriamo che il sindaco e il consiglio possano rivedere le proprie decisioni, ristabilendo l’adesione al principio di laicità dello Stato – di recente intaccato anche dal tentativo di interferenza del Vaticano sulla discussione del DDL Zan – e l’aconfessionalità dei luoghi pubblici. Facciamo anche un appello alla forza leghista di Prima Fusignano a impegnare le proprie energie su temi che possano realmente aiutare tutte le persone che vivono nel nostro Comune; di sicuro, non rientra tra questi temi un crocefisso cattolico".

Unione degli atei e degli agnostici razionalisti

Sul caso è intervenuto anche Roberto Vuilleumier, coordinatore regionale Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) Emilia Romagna, rivolgendosi direttamente al sindaco Pasi: "Con alcune disposizioni emanate in piena era fascista tra il 1924 e il 1928 (regi decreti e, nel caso dei tribunali, addirittura una circolare ministeriale), la presenza del crocifisso ha trovato una base giuridica che le successive novità legislative non hanno scalfito. Per giustificare la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici molti sostengono, mi pare lo abbia fatto anche lei, esso sia parte del patrimonio storico-culturale italiano. Le posso assicurare: anche il tortellino, o il cappelletto; purtroppo però non sono ritenuti altrettanto degni del medesimo privilegio. Nel carcere di Halden in Svezia cristiani, islamici, ebrei, non credenti condividono il medesimo spazio di riflessione. Il prete cattolico, finita la sua funzione, rimuove il crocefisso riponendolo in un cassetto, l'Imam ripone i tappeti in un armadio, tutto avviene senza che l'uno prevarichi sull'altro, adducendo peraltro motivazioni che hanno fondamento solo su libri di fantasia. Qui da noi sindaci come lei insistono nel dire che la raffigurazione del figlio della divinità cristiana non sia un simbolo religioso, ma chissà perchè poi alla prima occasione lo brandiscono come ha fatto lei per marcare il territorio, quasi fossimo ancora all'epoca di Benedetto Croce.
Ma ancor più di allora no: non "siamo tutti Cristiani"".

Comitato Bongarzone sindaco

"Mentre a Roma il Pd “tuona”, in realtà abbaiando alla luna dei diktat vaticani senza, peraltro, cogliere l’occasione di far decidere al Governo (di salute pubblica) a denunciare - da parte italiana - il Concordato per liberare i cattolici italiani dallo spettro dell’articolo 7 della Costituzione che li pone sotto “tutela” di uno stato straniero, qui in Romagna - senza ritegno alcuno - si fa strame dell’articolo 19 della Carta Costituzionale e dei regolamenti votati dallo stesso Pd locale in consiglio comunale a Fusignano - commentano la vicenda dal Comitato Bongarzone sindaco - La scusa è sempre la stessa: le posizioni dei comunisti uniti sarebbero ideologiche. Una grande scoperta che, se non fosse grave come affermazione per la pochezza del ragionamento sottostante, potrebbe aprirci ad un tenero sorriso di compatimento nei confronti di chi usa la sua, di “pseudo” ideologia, con la violenza di un interclassismo (ormai) privo di retroterra culturale, che sia figlio delle culture politiche europee: sempre in balia delle ideologie degli altri (in questo caso la Lega di Prima Fusignano) a cui deve ricorrere per sorreggere le sue posizioni in consiglio comunale. Si arriva, così, alla follia che per acclarare la propria tesi (e captare il voto dei legaioli di Prima Fusignano), secondo cui il gruppo di Fusignano per la Sinistra avrebbe proposto - nella mozione presentata - l’abolizione non già la “rimozione” del crocifisso dalla sala del commiato comunale, il sindaco, Nicola Pasi, negando la “specificità” del crocefisso come simbolo di una sola (per quanto grande) religione, lo fa assurgere al ruolo di “simbolo” di inclusività e sacralità universale. Noi, più sommessamente, ci sentiamo di affermare che, mentre sosteniamo le ragioni di: democrazia, di rispetto del dettato costituzionale; di inclusione e rispetto di tutte le confessioni religiose e delle persone, anche quelle non religiose o senza alcuna religione, condividiamo la posizione espressa dai rappresentanti di Fusignano per la Sinistra di rendere la sala del commiato comunale un luogo aperto e, quindi, liberato da ogni simbolo religioso perché ogni famiglia possa, senza dover “rimuovere” nulla, salutare i propri cari e affidarli nell’ultimo viaggio al proprio dio, ovvero a nessun dio. Si tratta, a ben guardare, di mettere prima di ogni altra cosa i cittadini, la Costituzione e la libertà che dovrebbero essere la vera guida e il fine ultimo di ogni amministratore pubblico ad ogni livello. Abbiamo il sospetto, invece, che l’improvviso rigurgito religioso della giunta di Fusignano e dei suoi (malcelati) sostenitori abbia veramente ben poco a che fare sia con le “idee” che con l’universalismo e l’ecumenismo, ma ne abbia molto (a che fare) con i bilanci: a meno che non si voglia far portare da casa i simboli delle altre religioni, comprarli dovrebbe essere - anche se la Costituzione non lo prevede - a carico dell’Amministrazione".

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