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Sfogo razzista su Facebook, Ancarani: "Comprensibile, ma inopportuno"

Il capogruppo di Forza Italia invita però a riflettere sulle difficoltà che si trovano ad affrontare i rappresentanti delle forze dell'ordine.

Uno sfogo comprensibile, ma inopportuno per un pubblico ufficiale. Questo, in estrema sintesi, il pensiero di Alberto Ancarani, capogruppo di Forza Italia, sulla vicenda del post della poliziotta. Ancarani, però, invita a riflettere anche sulle difficoltà che quotidianamente incontrano gli operatori delle forze dell’ordine. “Chi come noi è notoriamente allergico al politicamente corretto fatica a non schierarsi subito con la poliziotta che, esasperata, ha affidato a Facebook il proprio pensiero, senza barriere, relativamente alla gestione di alcuni fenomeni di microcriminalità o di degrado che tutti i ravennati quotidianamente toccano con mano. Eppure no, non cederemo al fascino di dire semplicisticamente “ha ragione lei”. Perché se sei un poliziotto, se sei un rappresentante delle forze dell’ordine, di quelli che devono tenere i nervi saldi e calmare coloro che saldi i nervi non li hanno, purtroppo devi morderti la lingua e intrecciare le dita sulla tastiera. Intendiamoci, il 90% del pensiero di quella poliziotta, da questa parte dello schieramento è ampiamente condivisibile, ma è sull’opportunità di esprimere quelle opinioni e di esprimerle in quel modo che non si può essere “solidali a prescindere”. Proprio perché non ci spaventa condannare il gesto diciamo altrettanto chiaramente che sarebbe del tutto intollerabile che nell’assumere ipotetici provvedimenti disciplinari, il Questore o chi per lui scavalcasse a piè pari quel macigno che l’esasperazione dell’agente troppo loquace ha reso palese. E cioè il fatto, da noi più volte denunciato, di come l’ordinamento italiano renda inefficace quando non del tutto inutile molto del lavoro che le forze di polizia sono chiamate a svolgere e che la frustrazione indotta potrebbe teoricamente portare queste ultime addirittura a diminuire l’intensità del proprio operato nella consapevolezza, ormai acquisita con l’esperienza, della scarsa rilevanza dei risultati finali che il loro lavoro produce per colpa di uno stato che si crea da solo ostacoli anziché rimuoverne. Insomma se questo dibattito finisse semplicemente con una “lezione” alla “poliziotta indisciplinata” senza approfittare dell’occasione per una chiara denuncia, per bocca delle massime autorità di pubblica sicurezza della città, circa gli enormi problemi che costantemente si trova ad affrontare chi deve mantenere l’ordine pubblico a causa di uno stato più attento alle garanzie per i malfattori che ai diritti degli onesti, a vincere sarebbe solo l’ipocrisia. L’esatto contrario di quello di cui i ravennati, e non solo, hanno bisogno”.

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