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Sicurezza, Ancisi (Lpr): "La soluzione non è chiudere gli occhi"

Intervento del capogruppo di Lista per Ravenna a proposito del tema, particolarmente annoso, legato all'insicurezza dei cittadini e all'acutizzarsi di episodi di microcriminalità

Si legge sulla stampa di questi giorni (da Carlo Zingaretti di Ravennadomani) che sbagliano quanti si preoccupano dei quotidiani episodi di disordine pubblico, degrado, malvivenza, ecc. che infieriscono sulla nostra città con crescita esponenziale. Sbagliano, soprattutto, a notare che il maggior numero, e non di poco, è addebitabile ad immigrati, anche se, pur crescendo anch’essi a vista d’occhio, la proporzione tra residenti italiani e residenti stranieri è poco meno che tra nove ed uno. Sbagliato chiedere di far valere, se non i costumi della comunità ospitante, le leggi vigenti sul suolo italiano, nonché, su quello ravennate, i regolamenti e (per quello che valgono) le ordinanze del sindaco. E magari correggerne o migliorarne qualcuno.

Sbagliato anche chiedere che, se le forze dell’ordine sono scarse, chi ne ha il dovere si preoccupi che vengano rafforzate. La gente deve sapere che “non “esiste un porto al mondo dove non ci siano traffici illeciti e dove in maniera più o meno evidente la malavita non sia presente e organizzata”; deve ricordare che Ravenna ha “il più importante porto dell'Adriatico” (Trieste, Venezia, Ancona, ecc. sono porticcioli); e deve capire che “dunque non sarà né meglio né peggio di tante altre città”. Insomma bisogna stare zitti, perché “il problema non va esaminato dalla parte finale, quella che emerge in qualche occasione, ma alla fonte”. Cosa fare allora? La proposta è choccante. Siccome “i clandestini sono sicuramente la manovalanza, ma  se c'è manovalanza ci sono anche i capomastri e gli ingegneri”, bisogna guardare la trave non la pagliuzza: “se non si  tolgono o si ridimensionano loro ci saranno sempre dei manovali da usare”.

Ci sono molte altre travi. Intanto, a Ravenna, i problemi di disordine pubblico, insicurezza, delinquenza e criminalità non vengono fisicamente solo dal porto, essendo diffusi ormai, con dinamiche proprie, in tutti i quartieri e anche nelle frazioni. Non vi è estranea la politica “dell’accoglienza”, indiscriminata e tollerante, in cui il governo locale primeggia.

Non siamo invasi solo da clandestini, ma da irregolari, che hanno poco a che vedere con la criminalità organizzata, fino a che non vi vengono arruolati. Non ci facciamo mancare una gran quantità di “regolari”, in possesso cioè di permesso “umanitario” (idem come sopra) o storici. Poi, non ci sembra di aver mai sentito nessuno a Ravenna (cittadini, politici, civici, associazioni, ecc.) dire che polizie e magistrature non devono dare la caccia solo alla manovalanza ma anche a chi ne tiene le fila: polizie e magistrature al plurale perché “le fonti” della criminalità organizzata non sembrano scaturire tutte dal porto di Ravenna (anzi, quello di Ancona ne sembra più fornito) e neanche solo dai porti. Per gli ambulanti abusivi, ad esempio,  di “risalire alle fonti” è invocato da tutti e da sempre, salvo registrare retate solamente di manovali. Del resto, non ci vuole la saggezza infusa per chiederlo, pur pensando che dovrebbe essere il mestiere principale delle polizie e delle magistrature.

Ma, nel frattempo che vengano stroncate “le fonti”, ammesso che basti chiederlo, chiudiamo gli occhi su tutto il degrado che infesta Ravenna, per non “creare un clima di paura che non è il migliore per fronteggiare la situazione, che non è di facile soluzione”? Basta starsene buoni, far finta di niente e non turbare il quieto vivere del governo locale “per fronteggiare la situazione, che non è di facile soluzione”? Attendiamo analisi sociologiche più stringenti e produttive.

Alvaro Ancisi
Capogruppo Lista per Ravenna
 

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