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Spadoni (Civica Popolare Lorenzin) 'sposa' il manifesto politico di Coldiretti

Gianfranco Spadoni, candidato alla Camera per Civica Popolare Lorenzin, interviene sul tema dell'agricoltura

"Per me e per il gruppo “Civica Popolare con Lorenzin e Casini”, l’agricoltura non è solo il settore primario di nome, ma lo è di fatto". Gianfranco Spadoni, candidato alla Camera per Civica Popolare Lorenzin, interviene sul tema dell'agricoltura. "In uno stato come il nostro e nelle nostre province romagnole, l'agricoltura è e deve rimanere il primo dei pensieri per chi è chiamato a gestire la nostra economia - spiega Spadoni - Tutti si riempiono la bocca di finanza, banche, soldi virtuali, social economy ma nessuno si ricorda che a tenere in piedi il nostro paese sono ormai solo il turismo e l’agroalimentare. Sono due settori che si intersecano trainati entrambi da eccellenze e varietà che nessuno ha e che tutti ci invidiano e cercano di copiarci. Ho scelto di “correre” in questo gruppo proprio perché ho intravisto in esso, in particolare con Casini, la certezza che Marcora e Bonomi qui avrebbero avuto degni eredi. Proprio per questo sono punti base del nostro programma il vigoroso sostegno ad azioni mirate a difesa dell’origine dei prodotti della filiera; favorire il ricambio generazionale favorendo l’attenzione dei giovani verso questo settore per dargli nuova linfa e per aiutarlo a raggiungere risultati migliori specie sul versante dell’innovazione; credito agrario agevolato orientato alla competitività e alle start up più interessanti che possano dare un radicale sviluppo al settore".

"Quando sono entrato in Consiglio Provinciale - continua il candidato - mi ha subito colpito il dato sull’agricoltura biologica, laddove Ravenna era sorprendentemente agli ultimi posti per il numero di aziende registrate e operanti sul territorio. 322 imprese di Ravenna erano il 127% in meno di quelle di Forlì e Cesena con le loro 729 attività, e ben 500 in meno della prima provincia regionale che era Parma con 822 imprese biologiche. Ho capito che non si stava sfruttando un'opportunità unica anche per la inettitudine degli enti locali, poco interessati a informare e a spingere in tal senso. Ci sono ragioni basate sulla necessità di limitare lo sfruttamento del suolo e di evitare progressivamente l’uso di prodotti chimici con effetti collaterali sgradevoli per l’ambiente. Non credo nelle politiche che in campo agrario spingano a seguire le mode dei consumatori, ma a quelle che insegnando al consumatore lo indirizzano verso una scelta agroalimentare consapevole. Non dimentichiamo che la Ue in varie forme sostiene progetti agrari importanti tra cui appunto il biologico, ma che l’Italia è la nazione che meno riesce ad accedere a tali fondi. In tal modo nazioni vicine e concorrenti sono riuscite a ricostruire tutto il loro comparto e a ringiovanire il “parco” addetti. La Regione Emilia Romagna recentemente ha iniziato a stanziare finanziamenti che in poco tempo hanno dato riscontri positivi, per cui necessita un sincero interesse che smuoverebbe le cosiddette montagne. Per favorire l’investimento sulla agricoltura biologica va rilevato che la legge regionale n.29/2002, imponendo l’uso esclusivo di prodotti biologici nei nidi e nelle scuole d’infanzia nonché in quelle elementari e di percentuali importanti per le altre scuole, presuppone un futuro indirizzo verso la produzione biologica che dovrà essere colto anch’esso come opportunità dagli imprenditori. Per troppi anni il settore agricolo è stato letteralmente martoriato da fenomeni di ogni tipo: si è passati in pochi attimi da gravi siccità a gravissimi eventi atmosferici sconosciuti alle nostre latitudini, dalla batteriosi epidemica che ha intaccato i kiwi al deprezzamento pressoché totale dei prodotti della frutticoltura; ora mancano solo le “invasioni delle cavallette e l’avvelenamento dei pozzi” per poter competere alla pari con le bibliche piaghe d’Egitto. Non si può non vedere queste situazioni e non essere preoccupati. Per questo, con convinzione e responsabilità abbiamo sottoscritto e fatto nostre le cinque proposte a “costo zero” contenute nel manifesto politico di Coldiretti impegnando noi stessi e il partito che rappresentiamo ad approvarle: etichettatura d’origine su tutti i prodotti alimentari; istituzione del ministero del Cibo; semplificazione per le imprese agricole; via il segreto sulle importazioni; nuova legge sui reati agroalimentari".

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