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Spadoni (Udc): " Provincia unica con questi presupposti?"

"Le scelte compiute dall’ente provinciale di Ravenna a seguito della ridefinizione ministeriale dei tagli al fondo sperimentale di riequilibrio e dei trasferimenti dovuti alla e province, sono legittime"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Le scelte compiute dall’ente provinciale di Ravenna a seguito della ridefinizione ministeriale  dei tagli al fondo sperimentale di riequilibrio e dei trasferimenti dovuti alla e province, sono legittime e forse anche opportune seppure assolutamente sbagliate sotto l’aspetto del metodo. Preliminarmente, tuttavia, occorrerebbe approfondire la questione per verificare se il taglio dei tre milioni riservato a Ravenna rispetto a quello di Forlì-Cesena limitato a soli 1,8 milioni, sia da imputare a un fatto di mero errore o di palese ingiustizia nella ripartizione dei fondi,  o invece non si riferisca piuttosto a parametri legati a una gestione più oculata e virtuosa delle risorse  con particolare riferimento alla spesa pubblica, da parte dei cugini confinanti. Oltre al merito, in ogni modo, emerge la questione del metodo assolutamente sbagliato e inopportuno se si tiene conto di tutta una lunga fase istruttoria tesa a definire i presupposti per una provincia romagnola. Non si tratta a mio parere di un incidente di percorso né tantomeno di un atto dovuto di tipo riservato attuato nella logica dell’autonomia di ciascun ente, ma presenta dei riflessi negativi non certamente limitati alla sola necessità da parte di Forlì di costituirsi in giudizio, ma per le probabili ripercussioni per tutti gli enti omologhi  a seguito del giudizio del Tribunale amministrativo. Anche questo episodio rende evidente l’enorme difficoltà di tessere rapporti proficui basati su ragionamenti e su atti  di sistema e non di  campanile come invece sono emersi sin dai primi approcci tesi alla collaborazione fra le istituzioni provinciali. In queste condizioni è assolutamente difficile costruire un nuovo soggetto, peraltro senza legittimazione democratica, in grado di superare le sovrapposizioni di competenze ed eliminare le strutture riducendo al contempo  la spesa improduttiva, se, di fatto, non si riesce nemmeno a stabilire un minimo dialogo fra i tre soggetti coinvolti nel progetto di riunificazione. I passaggi più interessati di questa possibile fusione, infatti, sono stati quelli dell’individuazione del capoluogo e, per il futuro se la politica continuerà in questo intento di accorpamento, si delinea già un acceso dibattito su chi la dovrà presiedere la grande provincia. E gli appetiti in casa Pd non mancano certamente.      

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