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Stoccaggio di CO2, Sinistra Italiana: "Tecnica rischiosa, invasiva e ad alto impatto per l'ambiente"

"Il progetto di stoccaggio della CO2 non appare giustificato neppure sotto il profilo prettamente economico: Le ricadute sull’occupazione e 'efficientamento energetico sono incerte e fumose", aggiunge Sinistra Italiana

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Sono anni che Sinistra Italiana si batte contro l’allucinante proposta di barattare il contenimento delle temperature entro il limite di 1,5 gradi in cambio di Cccs, la geoingengeria per la cattura e lo stoccaggio di CO2, argomento che fino a una manciata di anni fa era totalmente sommerso. Sapevamo che nel giro di breve tempo sarebbe arrivato alla ribalta, e ora che dal progetto siamo arrivati al cantiere finalmente tutti si mobilitano e si schierano. La tecnica dello stoccaggio della CO2 nei fondali marini è una tecnica troppo recente per definirla poco rischiosa, ma talmente invasiva da non lasciare dubbi sul forte impatto che genera sull’ambiente.

Quello che nessuno ha ancora esplicitamente ammesso, tranne le grandi multinazionali del petrolio nelle sedi opportune, come le COP organizzate dall’ONU è che per dare atto a questa tecnologia e mandarla a pieno regime si voglia attingere alla Carbon Tax dopo averla applicata a ogni cittadino. A fronte di una spesa esorbitante, il progetto di stoccaggio della CO2 non appare giustificato neppure sotto il profilo prettamente economico, laddove le ricadute sull’occupazione e la capacità di garantire un reale efficientamento energetico appaiono estremamente incerte e fumose.

Questa è l’espressione di quel Green New Deal che Sinistra Italiana contesta: si conserva il predominio delle energie fossili e ci si affida a tecnologie impattanti che sono governate dalle stesse lobbies mantenendo la logica del business as usual, quel modello di sviluppo economico che ci sta portando alla catastrofe planetaria. In questi giorni il Ministero per la transizione ecologica ha firmato altre 11 concessioni per nuove prospezioni petrolifere sia in terraferma che al largo delle nostre coste, quasi tutte di Eni, attività che verranno sostenute con ingenti somme che il nostro Governo annualmente continua a erogare.

Stoccare la CO2 nei fondali marini non è la soluzione, ma la pezza che si vuole mettere per garantire ai soliti noti il mantenimento dello status quo e l’egemonia del loro potere economico. Non sarà certo lo stoccaggio della CO2 a salvarci dal cambiamento climatico e dallo scioglimento dei più grandi ghiacciai perenni.

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