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Suicidio assistito, primo storico via libera a un malato italiano. Il Popolo della Famiglia: "E' un crimine"

Mentre tanti in tutta Italia festeggiano l'esito della battaglia giudiziaria come una pagina storica verso la libertà di scelta sul fine vita nel nostro Paese, il Popolo della Famiglia si schiera contro la decisione

Da mesi la decisione veniva rinviata. Mario (nome di fantasia) è il primo malato a ottenere il via libera per il suicidio medicalmente assistito in Italia. Ora "Mario" potrà scegliere. Potrà morire. Il paziente tetraplegico immobilizzato da 10 anni, che aveva chiesto da oltre un anno all'azienda ospedaliera delle Marche che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere legalmente, in Italia, al farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, ha ottenuto il via libera dal comitato etico. Mario potrà cambiare idea anche all’ultimo istante perché il suicidio medicalmente assistito prevede l’azione della persona che lo chiede: soltanto lui (che muove solo il dito mignolo della mano destra) potrà autosomministrarsi il farmaco letale, non sarà consentito l’intervento di nessun medico.

E mentre tanti in tutta Italia festeggiano l'esito della battaglia giudiziaria come una pagina storica verso la libertà di scelta sul fine vita nel nostro Paese, il Popolo della Famiglia si schiera contro la decisione: "Uccidere un uomo con l’attiva collaborazione al suicidio di soggetti pagati dallo Stato, in assenza di una norma di legge deliberata dal Parlamento che lo consenta, è una inaccettabile forzatura - commentano Mario Adinolfi e Mirko De Carli, rispettivamente presidente e consigliere nazionale del Popolo della Famiglia - Il suicidio assistito è e resta un crimine, non può essere autorizzato da un comitato etico locale senza assunzione di responsabilità né del potere legislativo né da parte dell’esecutivo, che con Roberto Speranza ha scaricato la questione in ambito territoriale. Serve una cornice normativa certa e questa cornice non c’è perché il popolo italiano, attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento, non vuole cedere alla cultura della morte. C’è chi non vuole dare il via libera a quella mattanza degli addolorati che ha un unico fine: quello economico. La piaga della denatalità rende infatti insostenibili i costi del welfare: sanità, cura degli inguaribili, assistenza ai disabili gravi diventano attività troppo costose e dunque si procede a inoculare nel Paese una cultura di morte, l’idea che sia utile per tutti che il sofferente decida di eliminarsi in una logica hitleriana per nulla coperta da una falsa autodeterminazione. Il tutto senza una legge che consenta tutto ciò, imponendo dunque questa cultura saltando a piè pari il passaggio parlamentare. Sì uccide perché Cappato (tesoriere dell'associazione Luca Coscioni che a lungo si è battuta al fianco di Mario, ndr) ha deciso che è giusto uccidere. Sarebbe ridicolo se non fosse tragico. Bisogna applaudire e basta. Noi diciamo no. Il Popolo della Famiglia si batterà affinché questo cedimento alla cultura della morte non abbia mai concretamente luogo nel nostro Paese”.

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