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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tari, Minichini (LpRa): "I conti non tornano, paga sempre “pantalone”"

Un'equa ripartizione delle spese consentirebbe la diminuzione del prelievo a carico del cittadino contribuente.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

Più si avvicinano le scadenze per il pagamento dei vari balzelli comunali e più monta la rabbia. Nell'occhio del ciclone la tassa che più delle altre ha subìto i maggiori rincari: TARI (la nuova tassa sui rifiuti). È un vero rompicapo addentrarsi nel regolamento approvato dal consiglio comunale di Ravenna. C'è da perdersi anche se si è titolare di laurea in scienze delle finanze.

Per tutte le utenze domestiche, la tassa risulta da una quota fissa rapportata alla superficie catastale dell'alloggio e dei locali che ne costituiscono pertinenza, più una quota variabile in relazione al numero degli occupanti, più una maggiorazione del 3 per cento a copertura degli insolventi: ci fanno pagare anche per chi non paga. Come se il Comune non dovesse recuperare queste somme con le cartelle esattoriali oppure, per gli indigenti, tramite il servizio di assistenza sociale. Si può affermare, quindi, che, alla fine, questa nuova tassa sia dovuta dai dimoranti, indipendentemente se proprietari o affittuari.

Ed ecco che sorge il problema per gli affitti estivi, sia delle imprese turistiche, sia dei proprietari privati. Non essendo queste due categorie inserite dal regolamento tra le "utenze non domestiche", è da ritenere che siano attratte in quelle domestiche. Ma per i non residenti, cioè quelle utenze domestiche date in affitto nel periodo estivo, la quota variabile per il numero degli occupanti come viene calcolata?

Il regolamento afferma, al punto 4 dell'art. 7, che, tra i soggetti passivi, "…rientrano…anche le abitazioni e relative pertinenze o accessorie locate a non residente". Restano fuori gli affitti estivi, poiché per le locazioni inferiore a 30 giorni non incombe l'obbligo della registrazione all'Agenzia delle Entrate. L'art.15 dispone, al punto b, che "le utenze domestiche non residenti possono produrre apposita autocertificazione che indichi il numero dei componenti il nucleo familiare del proprietario dell'immobile ovvero il numero degli inquilini regolarmente registrato". Anche questa norma, per lo stesso motivo di cui sopra, non è applicabile agli affitti estivi. L'espressione "possono produrre apposita certificazione" è inoltre facoltativa, non obbligatoria. Invece l'art. 26 ("Obbligo di dichiarazione") impone che la dichiarazione sia presentata, per le utenze domestiche, "dall'intestatario della scheda di famiglia nel caso di residenti e nel caso di non residenti dall'occupante a qualsiasi titolo". C'è da ridere per non piangere. Il turista, occupante dell'immobile perché in vacanza, ha l'obbligo di dichiarare al Comune quante persone ha al seguito? E a che titolo, dato che non è lui a dover pagare la TARI?

Conclusione. I conti non tornano, c'è qualcosa che non va, perché i turisti producono comunque rifiuti e i costi del servizio sono addebitati totalmente al solito "Pantalone". Si fa carta straccia dell'art. 53 della nostra Costituzione, e non per colpa loro, ma per le negligenze dell'amministrazione pubblica. I prelievi, soprattutto se vessatori, devono almeno essere applicati seriamente a tutti coloro che ne hanno l'obbligo. Solo così è possibile ripartire equamente le spese, il cui risultato si tradurrebbe in una diminuzione del prelievo a carico del cittadino contribuente.

Pasquale Minichini

Capogruppo di Lista per Ravenna

Consiglio territoriale del Mare

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