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Tecnologia 5G, la mozione: "Tutelare la salute pubblica e l'ambiente"

Il capogruppo del Gruppo misto Emanuele Panizza ha presentato una mozione sulla tecnologia 5G

Il capogruppo del Gruppo misto Emanuele Panizza ha presentato una mozione sulla tecnologia 5G.  "La previsione di introduzione della nuova generazione di standard 5G è per il 2019- 2020, atteso che dal 1 Gennaio 2019 sono operative le nuove bande messe all’asta dal Governo - spiega il consigliere d'opposizione - Numerosi, attendibili e qualificati studi medico-scientifici nazionali e internazionali attestano la potenziale nocività e genotossicità per la salute umana delle onde elettromagnetiche, emesse da tecnologie di comunicazione senza fili, con rischi per il sistema neurologico, immunitario, endocrino e un aumento di fenomeni di elettrosensibilità nella popolazione. Il 5G si basa su microonde a frequenze più elevate dei precedenti standard tecnologici, anche dette onde millimetriche, che comportano due implicazioni principali: maggiore energia trasferita ai mezzi in cui le frequenze vengono assorbite (in particolare i tessuti umani) e minore penetrazione nelle strutture solide, per cui vi è la necessita di un maggior numero di ripetitori (a parità di potenza) per garantire il servizio".

"I piani del Governo prevedono una copertura del 5G sul 98% del territorio nazionale, non solo le cosiddette smart city ma pure parchi, aree naturali, zone di campagna e piccoli centri a bassa densità abitativa, per riuscire a servire il 99% della popolazione italiana - si legge nella mozione - Le frequenze del 5G sono del tutto inesplorate, mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di migliaia di stazioni radio base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori wifi attivi. Il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (Scheer) della Commissione europea, affermando che il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali” ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri,soprattutto all’Italia, sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia 5G. Riscontrati gli “effetti nocivi sulla salute umana”, il 15 fennaio 2019 il Tar del Lazio ha quindi condannato i ministeri di salute, ambiente e pubblica istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, mentre una serie di sentenze emesse nell’ultimo decennio dalla magistratura internazionale e italiana attestano il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità e il nesso causale telefonino=cancro, anche oltre ogni ragionevole dubbio (Cassazione 2012), tanto che note compagnie internazionali di assicurazione come Swiss Re e Llyoid’s non ne coprono più il danno.

"Si individua I’Arpa come ente adibito a rilasciare il parere tecnico in merito alla compatibilità di un progetto inerente la richiesta e il rilascio dell’autorizzazione all’installazione e alla modifica degli impianti, attraverso la verifica dei campi elettromagnetici - continua Panizza - L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha individuato 120 piccoli centri pilota sul nostro territorio su cui sperimentare la tecnologia 5G. Nel 2011 la Iarc (l’agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato i campi elettromagnetici delle radiofrequenze come possibili cancerogeni per l’uomo e che l’1 novembre 2018 il National Toxicology Program ha diffuso il rapporto finale di uno studio su cavie animali dal quale è emersa una 'chiara evidenza che i ratti maschi esposti ad alti livelli di radiazioni da radiofrequenza, come 2G e 3G, sviluppino rari tumori delle cellule nervose del cuore'. Il rapporto aggiunge anche che esistono "alcune evidenze di tumori al cervello e alle ghiandole surrenali". E qui si sta parlando ancora di 2G e 3G, ma ora si vuol introdurre in modo ubiquitario, capillare e permanente il 5G. Nel marzo 2018, inoltre, sono stati diffusi i primi risultati dello studio condotto in Italia dall’Istituto Ramazzini di Bologna (Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni), che ha considerato esposizioni alle radiofrequenze della telefonia mobile mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari del National Toxicologic Program, riscontrando gli stessi tipi di tumore. Infatti,sono emersi aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 V/m. Inoltre, gli studiosi hanno individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio dell’ntp: iperplasia delle cellule di Schwann e gliomi maligni (tumori del cervello) alla dose più elevata; La Legge Quadro N.36/01 art. 8 c. 6 prevede che i Comuni possano adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici".

Il consigliere chiede quindi al sindaco "di aggiornare, non appena saranno comunicati i dati aggiornati sugli impianti di telefonia mobile, l'attuale regolamento comunale per l'installazione, il monitoraggio, il controllo e la razionalizzazione degli impianti per la telefonia mobile, per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. Oltre a ciò, di minimizzare il rischio sanitario sui campi elettromagnetici promuovendo un tavolo tecnico sanità/ ambiente volto a monitorare le ripercussioni dei campi elettromagnetici su popolazione ed ecosistema, individuando membri della scienza e della medicina indipendente coinvolgendo unitamente un coordinamento locale tra le associazioni dei malati e cittadinanza attiva. Di attivare Ausl e Arpa anche con l’ausilio del mondo accademico universitario e degli istituti di ricerca indipendenti a promuovere un sistema di monitoraggio ambientale e sanitario in merito a possibili effetti indesiderati della tecnologia 5G".

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