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Terremoto e estrazione di metano dal sottosuolo, nesso o causa?

"Forse sarebbe ora che la scienza iniziasse a valutare se e in che modo lo svuotamento del sottosuolo inciderebbe nella rottura di equilibri tra due placche, provocando i terremoti

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

I recenti terremoti che hanno interessato l'Emilia impongono considerazioni a largo raggio. Si prenda ad esempio lo sfruttamento dei giacimenti di metano nell'adriatico o l'emungimento di acqua dal sottosuolo. Svuotando il sottosuolo, specialmente di gas, a gioco lungo, oltre a creare "subsidenza", potrebbe indebolire la placca rocciosa, dai noi gli Appennini, e far venir meno il supporto pressorio che esercita nei confronti dell'eventuale antagonista. E non si continui ad affermare che il prelievo di gas dai pozzi è compensato con l'immissione di acqua pressurizzata, poiché il gas spinge verso l'alto, dove la calotta non consente uscite se non provocate e quindi mantiene il suo stato pressorio; mentre l'acqua verso il basso, dove è possibile che trovi porosità nel fondo e quindi si infiltra rendendo friabile la roccia e diminuendo la pressione iniziale. Passo alle considerazioni pur non essendo un tecnico della materia, ma mettendo a frutto la ragione che la natura dona a tutti. Le motivazioni di alcuni studiosi sulle cause dei terremoti in una zona fino a ieri considerata a basso rischio, sono che uno sperone roccioso africano, incuneatosi nell'alto adriatico, spinge contro gli Appennini creando fratture. La scienza ci dice che le faglie attive, ossia la frattura della roccia, definiscono la pericolosità sismica di una regione. Al di là dello studio sulle faglie, di cosa sono, di come nascono e di cosa comportano, non ho letto che il mondo scientifico abbia considerato se e in che modo inciderebbe lo svuotamento del sottosuolo quale nesso del sisma emiliano. L'esempio è dato dallo studio della faglia di Sant'Andrea, in California, ove la sopravvivenza di San Francisco è legata a due placche che esercitano la pressione massima l'una contro l'altra. Con la differenza che, ammesso ve ne sia, nessuno mai si sognerebbe di far estrarre metano dal sottosuolo in quell'area per non rompere gli equilibri. Forse, sarebbe ora che la scienza iniziasse a valutare anche quest'aspetto, poiché sembrerebbe che stiamo pagando lo scotto di anni e anni di perforazione ed estrazione di metano dall'Adriatico.

 

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