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L'ex zuccherificio fra i "tesori" dell'Emilia Romagna di Touring Club: era il più grande d'Italia

La storia dello storico impianto di Mezzano diventa una "cartolina" del Touring Club Italiano dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale regionale

L'ex zuccherificio di Mezzano e la sua ferrovia privata sono uno dei "tesori" dell'Emilia Romagna. A dirlo è il Touring Club Italiano che, attraverso il progetto "Emilia-Romagna dei Tesori", propone una guida alla ricerca e valorizzazione del patrimonio culturale, storico, ambientale e sociale della nostra Regione. Il progetto prevede varie schede che offrono un suggerimento di viaggio in Emilia-Romagna. E fra le varie "cartoline", c'è anche lo storico impianto della frazione ravennate.

"Chi transita lungo la SS 16 Reale, a Mezzano può notare una alta ciminiera che svetta su una serie di capannoni, è l’ex zuccherificio, “figlio”, seppure indiretto, degli sconvolgimenti causati dalle Guerre Napoleoniche". Inizia così la scheda dedicata all'ex zuccherificio di Mezzano, a cura di Riccardo Saragoni, che ripercorre la storia non solo dell'impianto ravennate, ma anche quella della lavorazione dello zucchero. La produzione dello zucchero dalla barbabietola, infatti, ebbe particolare fortuna in Romagna dove, nel corso del '900 furono costruiti vari impianti: Cesena (1900-1974), Classe (1900-1982), Forlì (1900-1972), Massa Lombarda (1901-1972) e i più recenti, Forlimpopoli (1960-2005) e Russi (1962-2005)

La fondazione della Società Agricola “Lamone” portò, fra il 1907 e il 1909, alla costruzione del grandioso zuccherificio di Villa Mezzano (poi Mezzano) che, come sottolinea il Touring Club, fu "fra i maggiori e più avanzati d’Europa ed il più grande in Italia". La scelta della località non fu casuale: "Il vicino fiume Lamone fu determinante per la scelta della località, perché poteva fornire il notevole approvvigionamento idrico necessario alla produzione".

Come specifica la scheda della guida, la struttura originale, oltre allo stabilimento, "comprendeva gli uffici, le abitazioni per gli impiegati ed un grande parco. In funzione dello zuccherificio fu anche costruita una fornace di laterizi, che rimase in
servizio per circa 50 anni. Negli anni trenta al suo interno fu impiantata una fabbrica di ceramiche che lavorò per qualche anno, utilizzando la terra rossa del Lamone".

Un vero polo industriale, insomma. Ma per rendere ancora più innovativo l'impianto e garantire uno stabile approvvigionamento di barbabietole, l'ingegnere Barbè, fondatore della società, ebbe "l'intuizione di dotare lo zuccherificio di una ferrovia privata, a scartamento ridotto, che, in due rami, raggiungeva, uno, Mandriole e l’altro, lungo lo scolo Via Cerba, le propaggini della Pineta San Vitale". Una ferrovia che nel complesso era lunga circa 26 km. Il treno della società Lamone, fra le altre cose, fu protagonista nel 1947 del film “Caccia tragica” di Giuseppe De Santis.

Negli anni successivi lo stabilimento di Mezzano crebbe ancora e offrì lavoro a molti contadini della zona. Sopravvisse ai bombardamenti e al passaggio del fornte della seconda guerra mondiale e anche ai vari "passaggi di proprietà del dopoguerra con il Gruppo Eridania prima e il Gruppo Ferruzzi poi", come ricorda la scheda del Touring Club. Venne infine il tempo del declino. La ferrovia fu abbandonata nel 1956, mentre "L’attività dello zuccherificio si concluse dopo il passaggio in mano alle banche e ad una finanziaria francese, dopo aver ultimato l’ultima campagna saccarifera, nel 1989. Oggi una parte resta attiva, come opificio per la produzione di mangimi e foraggi per la zootecnia".

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