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Martedì, 21 Marzo 2023
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Ma quali zombie? I mostri di Halloween in Romagna sono Piligrena, Borda e Mazapegul

La vigilia di Ognissanti è stata conquistata dalle tradizioni anglosassoni, ma anche il folklore romagnolo è pieno di creature e leggende da far rabbrividire

Sono solo storie, leggende, superstizioni, eppure nella vita di molti di noi finiscono per essere aspetti importanti. Tutto questo insieme di lasciti della cultura passata viene definito folklore e spesso si distingue per i suoi contorni più oscuri. Sarà anche per questo che la festa di Halloween, la famosa ricorrenza di origine celtica che si celebra nella vigilia del giorno di Ognissanti, ha riscosso così tanta popolarità da conquistare tutto il mondo.

Zombie, scheletri, streghe, vampiri e altre creature del terrore sono temuti e amati allo stesso tempo e negli anni hanno saputo imporsi anche in Italia, facendo di Halloween un appuntamento sempre molto atteso. Ma non si devono dimenticare quelle che sono le tradizioni della nostra terra, la Romagna, e che sanno essere abbastanza spaventose da competere con le zucche infernali e le altre creature del folklore anglosassone.

Tra folletti dispettosi e spettri raccapriccianti, scopriamo - o meglio, riscopriamo - assieme alcune delle leggende e delle figure più misteriose e temute della cultura romagnola, tra miti e superstizioni.

Il Mazapégul

Il re malevolo del folklore romagnolo è senza dubbio il Mazapégul. Figura mitica conosciuta soprattutto nel forlivese, il Mazapégul è un folletto che per alcuni assomiglia a un gatto, a uno scimmiotto oppure a un coniglietto. Insomma, una creatura molto piccola e dai contorni imprecisi, ma anche un autentico incubo.

Pare infatti che il Mazapégul sia un autentico maestro nel provocare mal di pancia e orribili sogni. Il Mazapégul ricorda però anche la figura del satiro: si tramanda infatti che impersoni la sensualità e la passione erotica, che gli piaccia dormire con le donne, ma anche con gli animali nella stalla. Nel vocabolario romagnolo-italiano del Mattioli, inoltre, si dice che il folletto ami trasformarsi in uomo per giacere con le donne.

E se a qualcuno capita di non trovare le cose: sarà stato di sicuro il Mazapégul, che fa dispetti di ogni genere, fa volare gli oggetti e guasta i lavori già avviati. Per difendersi da questo mostriciattolo, la cultura contadina aveva escogitato vari rituali, fra cui legare un cappio per tre giorni e tre notti ai piedi del letto, tenersi a cavalcioni di una finestra mangiando cacio e pane o mangiare un pezzo di pane fingendo di spidocchiarsi.

La Piligrèna

Se la zucca è un po' il simbolo di Halloween, la vigilia di Ognissanti in Romagna può esser ben rappresentata dalla Piligrèna (la Pellegrina), appellativo spesso usato per indicare le lanterne o i fuochi fatui, quelle misteriose luci o fiammelle che si possono incontrare negli antichi cimiteri e nelle paludi.

Nella tradizione contadina si credeva infatti che i fuochi fatui fossero una manifestazione dei poteri soprannaturali della terra, se non addirittura veri e propri fantasmi. Incontrando una di queste fiammelle in una palude o in un cimitero, infatti, portava subito a ritenere che fosse l'anima di un trapassato tornata sulla terra per tormentare il prossimo.

Di conseguenza la Piligrèna veniva utilizzata per spaventare i bambini affinché non si avventurassero nei cimiteri di notte. Le madri romagnole perciò potevano dire: "Sta 'tenti ch'la j è la piligrèna c'at ciàpa!" (Stai attento che la pellegrina ti prende). Infine dalla paura deriva il gioco. E proprio come i ragazzi inglesi, anche i giovani romagnoli nel passato (e in alcune zone ancora oggi) erano soliti porre in zone oscure (per esempio dentro una zucca) una candela per spaventare qualche malcapitato con la Piligrèna.

La Borda

Altra creatura temibile della tradizione romagnola è la Borda. Presente anche nella cultura emiliana e lombarda, la borda è uno spettro che tormenta i bambini, in particolare quelli non troppo buoni. Secondo alcuni il nome potrebbe derivare dalla divinità celtica Borvo che sorvegliava acque termali e sorgenti, e questo spiega la sua diffusione in varie zone del nord Italia.

La Borda viene citata anche dallo scrittore ravennate Eraldo Baldini nel suo romanzo "Mal'Aria", dove si narra di alcuni bambini sacrificati al mostro affogandoli nella palude. La diffusione della leggenda in Romagna sembra però essere legata a una vecchia ninna nanna dai contorni molto macabri:

Ninàn, ninàn, la Borda la liga i bei babèn cun una côrda.
Cun una côrda e cun una curdella, la liga i bei babèn pu la i asserra,
cun una côrda e cun una ligazza, la liga i bei babèn pu la i amazza
.

Che potremmo tradurre: "Ninna nanna, la Borda lega i bei bambini con una corda. Con una corda e con una cordicella, lega i bei bambini e poi li stringe, con una corda e con un legaccio, lega i bei bambini e poi li ammazza".

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