Gli uomini che fecero l'impresa. Bulow, Popski, Falco e la Liberazione di Ravenna
A 76 anni dalla battaglia che liberò la città dal nazifascismo, si ripercorre la storia di quei giorni di guerra attraverso tre personaggi simbolo della liberazione ravennate
Il 4 dicembre del 1944 rappresenta per la città di Ravenna una data fondamentale, uno dei punti chiave della propria storia. Perché quel giorno fu messa la parola fine all'occupazione nazifascista della città grazie a un'azione militare condivisa fra partigiani ed esercito alleato che liberò il capoluogo e molte altre località della provincia.
La mattina di quel 4 dicembre si scatenò la "battaglia delle valli" a nord della città con i partigiani impegnati a fronteggiare le truppe tedesche, mentre da sud di un altro contingente partigiano (il distaccamento "Garavini") insieme all'ottava armata angloamericana. Così, mentre nella zona a nord di Ravenna si combatteva (e la battaglia sarebbe continuata per diversi giorni) nel pomeriggio gli abitanti del centro di Ravenna potevano assistere all'entrata trionfale delle forze alleate.
In quegli attimi così densi di emozioni, paure e speranze si distinsero uomini e donne che per lunghi mesi avevano continuato a lottare per mettere fine all'occupazione tedesca e alla ventennale dittatura fascista. Ravenna e buona parte della sua provincia vide così la fine di un lungo orrore culminato con ignobili stragi come, per esempio, quella del Ponte degli Allocchi e quella dei 56 martiri di Madonna dell'albero. La Liberazione di Ravenna può essere dunque raccontata attraverso le avventure di alcuni dei suoi protagonisti. Tra loro vi erano militari e partigiani, giovani volontari romagnoli e coraggiosi combattenti provenienti da terre lontane.
Il comandante Bulow
Senza dubbio non si può parlare della Liberazione di Ravenna senza parlare di Arrigo Boldrini (1915-2008). Con il nome di battaglia “Bulow”, preso in prestito dal comandante prussiano che aveva contribuito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo, Boldrini guidò militarmente la 28^ Brigata partigiana “Mario Gordini” e concordò direttamente con il comando alleato l'operazione (poi battezzata Teodora) per liberare la città e la sua provincia. Aveva 29 anni quando nei giorni della battaglia di liberazione (dal 4 al 6 dicembre 1944) fu impegnato con il grosso delle forze partigiane a nord della città dove i combattimenti infuriarono nella zona di Mandriole, Sant'Alberto e Porto Corsini. Durante la lotta Boldrini rimase anche ferito e fu condotto a Ravenna per ricevere le cure dei dottori Campagnoni e Ortali. L’impegno e la tattica militare messe in campo da Boldrini furono poi premiate il 4 febbraio 1945 con la Medaglia d’Oro al valor militare conferita dal generale britannico Richard McCreery.
Falco
Modestia, volontà e tenacia sono qualità che riassumono l'essenza di un altro combattente partigiano Alberto Bardi (1918-1984), nome di battaglia "Falco". Nato in provincia di Firenze, ma cresciuto fra Mezzano e Ravenna, Bardi partecipò alla Resistenza sia sull'appennino forlivese che nella pianura ravennate e, proprio nella battaglia delle valli, comandò la brigata Gordini. Combattè senza sosta per giorni in quello scontro decisivo nella zona di Sant'Alberto e la mattina dell'8 dicembre scriveva a Bulow di sostituire gli uomini in prima linea, stremati dallo scontro. Artista e uomo di cultura, alla fine della guerra Bardi tornò alla sua passione originaria: la pittura. E prima di trasferirsi a Roma insegnò anche all'Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Il "corsaro" Popski
Il personaggio più "fuori dalle righe" è però Vladimir Peniakoff (1897-1951), detto "Popski". Militare di origine russa, nato in Belgio e cresciuto in Inghilterra, Popski durante la Seconda guerra mondiale fu al comando del Demolition Squadron n.1 (soprannominato Popski's Private Army), un'unità irregolare aggregata all'armata angloamericana che operò sul fronte africano e italiano (le cui gesta sono raccontate dallo stesso Peniakoff nel libro "Corsari in jeep"). Un piccolo battaglione che si spostava velocemente a bordo di jeep armate e che a Ravenna strinse un particolare sodalizio con i partigiani del Distaccamento "Settimio Garavini" che operava nella zona a sud della città. Pochi giorni prima della liberazione Popski, la sua truppa e i partigiani ravennati furono protagonisti del salvataggio della Basilica di Sant’Apollinare in Classe. Proprio nella località di Classe, infatti, era presente una squadra nazista e il comando alleato aveva già deciso di far bombardare il monumento per snidare i tedeschi appostati sul campanile. Popski, che conosceva il valore storico e artistico della basilica si oppose, dando il via così a un'azione combinata della sua compagnia e dei partigiani del Garavini che liberò Sant’Apollinare in Classe salvandola dalla distruzione.
Tanti altri protagonisti
Tre profili, naturalmente, non sono sufficienti per descrivere un fenomeno complesso come quello della Resistenza ravennate, una lotta combattuta fra città, pianure, pinete e valli. Non vanno perciò dimenticate figure come Gino Gatta "Zalet" (membro del comando militare della Brigata Gordini e poi primo sindaco eletto di Ravenna), Benigno Zaccagnini "Tommaso Moro" (medico, presidente del Cln provinciale e poi insieme a Boldrini membro dell'Assemblea Costituente), il partigiano Florio Rossi "Galvani" (che il 4 dicembre attraversò a nuoto i Fiumi Uniti per comunicare agli alleati che l'esercito tedesco aveva ormai abbandonato la città) le coraggiose ma spesso dimenticate staffette, e tanti altri partigiani e patrioti che lottarono, anche a costo della propria vita, per la libertà di tutti.