"Caro presidente, la prossima volta che viene a Ravenna: passi dal nostro ospedale"
Pubblichiamo la lettera di un nostro lettore:
"Carissimo Presidente Mattarella, lei è persona degna e retta ed è il garante della nostra Costituzione, ma vorrei raccontarle una cosa nota, e a viverla e non sono solo io, ma tante persone, in particolare anziani, assembrate dentro al pronto soccorso nella nostra città. Capita magari con 120 persone presenti e lì medici e infermieri ce la mettono tutta, nel loro campo di intervento, ci provano dentro a quel girone infernale. Magari i colloqui anche con la direzione sanitaria, trovi anche delle persone che ti ascoltano poi succede che non ci sono posti letto, che persone anziane, compresa mia madre devono stare giorni e giorni su delle barelle e sono lì non per motivi futili, ma per problemi seri fisici.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini. Aggiungo anche la dignità delle persone che quando escono da quel girone infernale sono scosse, spesso confuse, soprattutto i più fragili e più deboli. Poi si dice che il nostro è il miglior sistema sanitario. Ci vogliono mesi per visite, ma se paghi di lì a poco quello stesso medico per cui aspetti mesi, e fa parte del sistema pubblico ed è nello stesso ospedale, entro pochi giorni è accessibile. Poi va in qualsiasi studio dei medici di base e trovi tanta confusione, irritazione, stress e un organizzazione burocratica e sovraffaticante che non fa mai il bene della salute del paziente, ma neanche del medico stesso.
Signor Presidente la prossima volta che viene da noi, da semplice cittadino che ama la propria Costituzione, le chiedo: passi dentro a questi dolori e questa forma di disumanità. Io non sono un politico e non mi permetto di dare soluzioni. Signor Presidente, ribenvenuto nella nostra bellissima città, a lei, garante massimo della nostra Costituzione, le dico che con tutta la stima che le porto da cittadino, la Costituzione è carne viva e deve essere attuata, se no rimaniamo sempre nell'ambito di in una formalità rituale incistita di disuguaglianza".
Ivano Mazzani