Dissesto idrogeologico. Questa espressione, oramai di uso comune, è solitamente utilizzata per commentare notizie di disastri ambientali che colpiscono luoghi lontani e diversi dal nostro. Gli esperti del settore spiegano questi disastri naturali facendo notare che, in determinate situazioni estreme, i corsi di acqua che lambiscono i centri abitati e che nel corso del tempo sono stati artificiosamente confinati in tubazioni sotterranee e argini di cemento non fanno che riprendersi il loro alveo naturale, quello che si sono scavati nel corso di millenni. Noi ravennati riceviamo queste notizie e guardiamo le immagini televisive con emozione e con la dovuta solidarietà alle comunità colpite, ma anche con la convinzione che queste cose “qui da noi” non possano capitare, vista la conoscenza che le comunità locali hanno verso il loro territorio e la memoria degli eventi passati. Facendo attenzione alla toponomastica del nostro territorio, si nota però come molte delle nostre vie portino nel loro nome il ricordo di una non poi così remota convivenza con corsi d’acqua: Via Fiume Montone Abbandonato, Circonvallazione Canale Molinetto, Circonvallazione al Molino, Via Argine Destro (o Sinistro) Montone, Via Candiano, etc: acqua dappertutto insomma, nelle strade in cui conduciamo le nostre autovetture, nelle aree ora lottizzate, nei luoghi di lavoro. Non chiediamo troppo alla fortuna, lanciamo quindi un appello alle autorità competenti e all’Amministrazione Comunale sulla verifica della nostra situazione idrogeologica.
Elisa Guerra, coordinatrice provinciale Alleanza di Centro per i territori Ravenna
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