Emanuela Carminati (Ora x Ravenna): "Un nuovo progetto per invitare tutti a dire la propria"
Da una attenta analisi attraverso Media e lettura di articoli di giornale in questi giorni si riscontra scarsa attenzione al fatto che: l’anno prossimo, l’impegno civico per eccellenza, ovvero la partecipazione alle elezioni amministrative, sarà un vero banco di prova per nuovi progetti politici anche per via di nuovi argomenti nei vari dibattiti che troveranno sicuro interesse.
Andranno al voto 1300 Comuni, fra i quali 21 capoluoghi di provincia. Tra questi Roma, Milano, Napoli, Torino cioè le 4 città più popolose d’Italia, alle quali va aggiunta Bologna e poi a seguire, importanti comuni di capoluogo come ad esempio Ravenna città questa che rientra a pieno titolo nel panorama politico generale come “città da osservare”. Siamo davvero tutti interessati e coinvolti nei vari programmi queste prossime elezioni?
Alcune amministrazioni di grandi città, come ben sappiamo, in questa fase non sono al meglio. L’attenzione mediatica sulla gestione, sebbene controversa, della crisi sanitaria ha concentrato i riflettori sulle Regioni, e su molti sindaci, che va detto, non hanno avuto finora un ruolo di primo piano nelle decisioni, ma piuttosto continue e altalenanti elevate responsabilità. Questo indubbiamente sta creando ritardi nelle comunicazioni di politica e organizzazione e pianificazione di campagne elettorali.
E’ però necessario secondo alcuni, arrivare all’appuntamento elettorale, iniziando da due prime riflessioni che coinvolgeranno sicuramente la nostra bella città: La prima riguarda la necessità di cercare obiettivi nuovi e quindi dei piani di lungo periodo per conseguirli. La seconda, è in realtà una domanda che in molti si pongono (come si evince da diverse testimonianze raccolte e pubblicate sul nostro sito ed i nostri canali sociali): “la città di Ravenna è una comunità viva, attiva dove si partecipa e si sviluppa benessere inclusivo e welfare o è vissuta da ” un insieme di vicini di casa” che utilizzano i servizi (magari buoni) ma che rimangono esclusi o distanti dalle politiche di governance ? ”
Sappiamo tutti perfettamente che la vocazione di sviluppo di una città passa attraverso un piano strategico che deve necessariamente essere attribuito al medio se non al lungo periodo, e questo a prescindere dalla possibilità di una successione di amministrazione magari anche di colorazione diversa. La visione futura di una città, non cambia con in susseguirsi di maggioranze diverse. L’adozione di un piano che (ri)proponga, sostenibilità e politiche del lavoro, benessere e innovazione, cultura, sicurezza e welfare non può essere inteso a scadenza di mandato.
Presentare o meglio desiderare una città con idee e proposte innovative che vadano nella direzione di adattare un disegno, in un paese dove tutti sappiamo perfettamente che le grandi opere non si fanno in meno di dieci anni, può comportare scelte complesse e una necessaria quanto indispensabile visione di lunga durata.
Essenziale è immaginare nuove e valide proposte nelle policy (ma anche nella governance) di città che aderiscano ai traguardi scelti e ne facciano della motivazione un mezzo efficace. Ci vuole una visione nuova? Noi Ora pensiamo proprio di SI. Di certo ci vogliono nuove risorse e visioni umane e politiche che coniugate con rilevanti investimenti finalizzati e complessi, diano forza e slancio nell’elaborazione di una grande agenda capace di offrire progetti di cambiamento e rigenerazione urbana e sociale che la città auspica.
Una città però, sappiamo bene che prima di ogni cosa, appartiene ai cittadini, che non possono e non devono essere esclusi da un momento partecipativo di ”ideazione e visione” futura. L’adozione per la nostra città di un nuovo piano strategico di lungo periodo deve perciò iniziare da un processo di coinvolgimento e partecipazione affinché tutti si riconoscano negli obiettivi. Un ascolto concreto sincero, organizzato e attento a raccogliere idee e proposte (da chiunque vengano), capace di tradurre suggerimenti od indicazioni in ambiziosi progetti.
Forse Ora con la creazione di un proprio progetto civico e partecipativo, può offrire davvero un’occasione per invitare tutti a dire la propria, altrimenti “la città non diviene una comunità, ma resta un gruppo di vicini di casa”.
Non sarà più sufficiente sperare che in molti possano solo aderire limitatamente a proposte e progetti. Occorrerà coinvolgere direttamente in questo percorso partecipativo tutte le persone che intendono dare un contributo, coinvolgere gli attori de terzo settore, le associazioni di quartiere, quelle di volontariato e le miriadi di persone che credono nel bene comune.
Vogliamo perciò proporre nuovi linguaggi e nuovi incontri. Dobbiamo, ognuno con i limiti e i ruoli, adempiere ad un obbligo democratico: partecipare e ideare in prima persona alla scrittura, alla visione e al disegno di una nuova Ravenna capace di proiettarsi nel panorama europeo come modello di Welfare, d’inclusione e sviluppo sociale e di politiche sostenibili. Se non Ora quando?
Emanuela Carminati, Vice presidente Ora x Ravenna