Il recupero delle aree dismesse e il valore delle pietre
La nostra città non è indenne al problema di ri-qualificare aree dismesse, zone per lo più ex-industriali o artigianali, alcune in periferia, altre in pieno centro storico. Sono perlopiù in fatiscente decadimento, anche strutturale, al punto di rendere talvolta pericoloso in tali aree, anche il solo transito. Sono aree in disuso che mostrano i limiti di gestione e di visione urbanistica, prima che sociale, tipica in una visione degli anni di speculazione “di tutto su tutto” a qualunque costo; politiche che dal punto di vista di rigenerazione, riqualificazione e di restyling urbano non hanno colto ancora l’opportunità per una completa riconversione a beneficio dell’intera collettività.
Aree che, come è accaduto in diverse altre realtà, se ben utilizzate, potrebbero divenire, in un prossimo futuro, nuove opportunità di sviluppo etico e urbanistico, anche in un quadro di possibile utilizzo economico-sociale primo tra i tanti l’insediamento ad esempio: di piccole botteghe artigianali di manufatti (ceramica, mosaico, arti e cultura in genere) e commerciali (per tradizione legate al territorio) o luoghi per migliorare la socializzazione dei giovani ma in grado di esprimere quel talento culturale che una città come Ravenna può e deve dare, o meglio ancora la destinazione d’uso per esperienze abitative di soggetti fragili o abitazioni in cohousing per ampliare e sostenere il tema dell’inclusività sociale.
La domanda che in molti come noi si pongono è: “perché ad oggi quelle aree sono ancora dei 'fatiscenti spettri' che si intagliano distintamente stravolgendo il panorama della città e perché in tutti questi anni non sono state oggetto di riqualificazione urbana?”.
A questa città serve una governance che possa condividere e allineare le proposte di tutti i sostenitori di una visione di una Nuova Economia, di un Welfare diverso, generativo e comunitario basato sull’efficacia delle relazioni prima che sull’efficienza delle prestazioni. Se è vero che le pietre raccontano perché non provare a scrivere una narrazione basata sul perfetto equilibrio tra passato e presente, tra territorio e cittadino, lasciando che queste raccontino l’innovazione e il nuovo disegno architettonico e la visione futura della città.
La memoria collettiva, come sappiamo, si può leggere attraverso quello che ci tramandiamo. Le pietre sono valori di libertà e di riscatto ma possono diventare anche di coesione sociale e accoglienza. Valori forti che identificano una città e in particolare i suoi cittadini. In molti ora auspicano un cantiere aperto, con una società civile responsabile in grado di costruire un bene comune.
Jasmine Gianera, presidente di "Ora x Ravenna"