Quesiti culinari: gli strozzapreti sono romagnoli o no?
Curiosità e aneddoti su uno dei primi piatti più amati dalle forchette romagnole, alla ricerca delle origini di questa pasta deliziosa
Una ricetta semplicissima che regala un mare di bontà: sono gli strozzapreti, piatto tipico di Ravenna e di tutta la Romagna. Un primo che non annoia mai, che può essere condito con ragù, panna e speck, ma anche pesce e chi più ne ha più ne metta. Il segreto di questa pasta sono i pochi ingredienti (in pratica solo farina, acqua e sale) e la sua versatilità. Ma possiamo definire gli strozzapreti una pasta romagnola?
L'origine degli strozzapreti
Certificare la paternità (o maternità?) romagnola di questa pasta è tutt'altro che semplice, tanto che in molti lo considerano un primo nazional-popolare. E in effetti l'origine dello strozzaprete sembra essere diffusa tra più regioni italiane, prevalentemente dell'Italia centrale. Questo perché il nome strozzapreti probabilmente fu coniato secoli fa, quando gran parte dell'Italia centrale e della Romagna erano dominate dallo Stato Pontificio dove il clero spesso assumeva il duplice ruolo di guida spirituale e governatore/esattore. Dunque per la loro forma "attorcigliata" gli strozzapreti dovrebbero alludere malignamente alla proverbiale golosità dei preti.
Già nell'Ottocento, quindi, il poeta Giuseppe Gioachino Belli citava nei suoi Sonetti gli "strozzapreti cotti col sughillo". Ciò porterebbe a pensare che questa pasta non sia romagnola al cento per cento. D'altra parte esiste anche una leggenda che riporterebbe l'origine degli strozzapreti in Romagna. Pare infatti che le donne romagnole preparassero questa pasta per poi offrirla al prete del paese, mentre i mariti più anticlericali, auguravano al parroco di “strozzarsi” mentre si abbuffava della minestra.
Insomma, dare un certificato d'origine romagnola agli strozzapreti non è scontato, ma è pur vero che in altre Regioni la forma di questa pasta muta un po' dando corpo a viti più corte, meno avvitate o più simili ai garganelli. Talvolta non si tratta nemmeno di una pasta fatta a mano. Perciò possiamo concludere che quel che rende davvero romagnolo uno strozzaprete in fin dei conti sono le sapienti mani dell'azdora.
Gli strozzapreti in giro per l'Italia
Oggi gli strozzapreti alla romagnola si possono gustare anche lontani dalla Romagna, ma è pur vero che spesso con il nome "strozzaprete" o con alcune varianti simili si possono trovare piatti assolutamente diversi dalla minestra a cui sono abituati i ravennati. Perciò se vi trovate in altre zone e leggete il nome "strozzapreti" sul menù assicuratevi che si tratti proprio della pasta che volete, altrimenti potrebbe toccarvi qualche sorpresa.
Potreste infatti scoprire che:
- In Trentino gli strangolapreti sono gnocchi di pane raffermo, spinaci, uova e grana trentino, serviti con burro fuso e salvia.
- In Sicilia esiste un biscotto chiamato fucaparrino (letteralmente: soffoca prete).
- Nella cucina milanese e lariana si aggiunge nella preparazione anche del formaggio morbido.
- In Umbria con il termine strozzapreti o strangozzi si intende una pasta lunga a sezione quadrata fatta di acqua e farina.
- Nel Lazio gli strozzapreti sono spaghettoni tirati a mano, lo stratto al tartufo è tipico di Blera.
- A L'Aquila gli strangolapreti sono dei grossi cordoni impastati con il grano duro lunghi circa 20 cm.
- Nel Salento col termine strangulaprevati si intendono invece degli gnocchi di patate.
- In Calabria gli strangugliapreviti sono gnocchetti di farina, uova e sale che nella tradizione nicastrese sono il piatto del martedì grasso. Mentre nel Napoletano il termine strangulapriévete indica degli gnocchi semplici, fatti in casa con acqua, farina e sale.
- Nella cucina viterbese, lo stratto è una pasta fatta a mano, tipica del comune di Blera che viene offerta nell'omonima sagra condita con i tartufi prodotti nella zona.
Infine, usciamo dai confini nazionali per raggiungere la Corsica dove con il nome "Sturzapréti" si indicano dei piccoli gnocchi fatti con il formaggio brocciu, spinaci o cardi.