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Ceramiche tra Liberty e Decò: la temporanea di Galileo Chini infiamma il Mic - VIDEO

“Un grande ideatore di ceramiche - ha detto Claudia Casali, direttrice del Mic - Esponiamo 200 ceramiche e bozzetti per sottolineare la creatività di Chini, che può essere considerato un designer moderno perché ha sempre guardato all’innovazione"

“Un omaggio a Galileo Chini, alla nostra storia e alla nostra identità”. Così Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, nel giorno della presentazione della nuova esposizione temporanea dedicata a Galileo Chini, visitabile da sabato 26 novembre. La mostra, curata da Claudia Casali e Valerio Terraroli, espone circa trecento pezzi tra ceramiche e disegni preparatori con numerosi inediti, suddivise in otto sezioni, a documentare le varie fasi di attività delle due manifatture - L'Arte della Ceramica (Firenze, 1897) e le Fornaci S. Lorenzo (Borgo San Lorenzo, 1906)- fondate da Galileo Chini che fu.

“Un grande ideatore di ceramiche - ha detto Casali -, esponiamo 200 ceramiche e bozzetti per sottolineare la creatività di Chini, che può essere considerato un designer moderno perché ha sempre guardato all’innovazione fondando una manifattura alla fine dell’800 e lavorando fino al 1925, sempre innovandosi, attualizzando il suo linguaggio e guardando alle grandi manifestazioni moderne del momento: dalla secessione all’art nouveau fino alle straordinarie elaborazioni del decò”.

Chini infatti fu un artista poliedrico, aggiornatissimo sui gusti e le tendenze europee dell’epoca. Dipinse nature morte, bellissimi paesaggi della sua Versilia, ritratti e ambienti ispirati alla sua esperienza a Bangkok, dove fu ospite del re del Siam proprio per decorare la residenza reale. Nel 1909 dipinse la cupola del vestibolo del Padiglione Centrale della Biennale di Venezia. Si dedicò inoltre con passione all’arte della ceramica con una produzione personalissima e intraprese colossali imprese di ceramica applicata all’architettura come nei progetti delle terme di Salsomaggiore, di cui nel 2023 ricorre il centenario della fondazione.

“Galileo Chini impersona emblematicamente quel passaggio epocale dalla tradizione storica alla modernità - spiega Valerio Terraroli - tra l’eredità di un alto artigianato artistico e l’inevitabile necessità di confrontarsi con un mercato nazionale e internazionale alla ricerca spasmodica di novità. Chini appartiene a quella generazione che deve fare i conti con una serie di radicali cambiamenti che pongono all’attenzione del dibattito critico contemporaneo la questione del rapporto tra arte e industria”.

Prendendo ispirazione dal modernismo internazionale, sull'onda del movimento delle Arts & Crafts inglesi di William Morris, nel 1987 Galileo Chini, insieme a Giovanni Montelatici, Vittorio Giunti e Giovanni Vannuzzi fondarono a Firenze la manifattura L’arte della ceramica consapevoli che era ormai “l’epoca del Liberty e bisognava assimilare a questo stile anche il soprammobile”. Le ceramiche della Manifattura, che sapevano coniugare la tradizione alla modernità, conquistarono da subito premi e fama per le loro raffinate decorazioni da principio ispirate a motivi floreali di gusto Liberty e a figure femminili di influenza rinascimentale, poi caratterizzate dalla tecnica a lustri metallici, da sintesi decorative e da una varia gamma di grès.

Da sottolineare inoltre che la mostra, e Chini stesso sono legati a doppio filo con il Mic e le sue origini. Galileo Chini fu infatti “chiamato a decorare i locali deputati alle arti dell’Esposizione Torricelliana di Faenza nel 1908 - ha evidenziato Casali -, da cui prese avvio la fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche. Un primo nucleo di opere venne donato da lui stesso alla città di Faenza, per il costituendo museo. Purtroppo queste andarono perse durante la seconda Guerra mondiale, ma molte altre furono donate dalla Manifattura Chini negli anni successivi”.

La visita della mostra suggerisce anche un percorso geografico alla scoperta delle decorazioni architettoniche della manifattura Chini a Salsomaggiore, Castrocaro, Borgo San Lorenzo, Montecatini Terme, in un progetto di rete volto a valorizzare il lavoro complesso e articolato di questo straordinario artefice. Il ricco catalogo, con quasi 300 immagini, che si si avvale dei contributi critici dei curatori e di Stefania Cretella, Ezio Godoli, Edoardo Lo Cicero, Maurizia Bonatti, Ulisse Tramonti documenta non solo le opere esposte, ma approfondisce il contesto legato alle esposizioni internazionali, ai progetti architettonici, alla produzione di vetri e ferri battuti, alle Biennali di Venezia.

La mostra è resa possibile grazie al sostegno di Mic – Direzione generale, educazione, ricerca e istituti culturali, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Comune di Faenza, Unione della Romagna Faentina Alla presentazione erano presenti anche l’assessore regionale Mauro Felicori e il sindaco di Faenza Massimo Isola.

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