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Lunedì, 29 Aprile 2024
Romagna terra di grandi personaggi

Romagna terra di grandi personaggi

A cura di Lorenzo Matteucci

Francesco Baracca, "l’Asso degli Assi" dell’aviazione

Il mito di Baracca va ben oltre le sue imprese belliche e sopravvive anche grazie ad un simbolo: il cavallino rampante

“Ma, come avete udito dalla fierezza del primo cittadino di Lugo e appreso dal coraggioso lutto dei consanguinei, non vuol pianto né rimpianto questo [...] che fu tra i più maschi generati dalla matrice ferrigna dove si stampa il meglio della gente di Romagna”. Queste parole - significative ma anche, per la verità, eccessivamente volitive, come spesso accadde quando era Gabriele D’Annunzio a scriverle - sono tratte dall’elogio funebre che il celebre poeta abruzzese pronunciò in occasione dei funerali dell’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca. Proprio nel 2023 - in occasione del centenario della fondazione dell’Aeronautica Militare italiana - si ricorda con particolare attenzione questa figura storica, anche attraverso riproposizioni biografiche per il piccolo schermo (ad esempio il recentissimo “I cacciatori del cielo”, docu-film in cui Baracca è interpretato da Giuseppe Fiorello). 

Appassionato di cavalleria e aviatore provetto (vedremo poi come questi due aspetti della sua personalità si intrecciarono e diedero vita ad un vero e proprio mito moderno), Baracca nacque a Lugo di Romagna nel 1888.  Compiuti gli studi liceali, completò l’addestramento dapprima presso l’Accademia Militare di Modena e successivamente alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo, dove era inquadrato nel 2° Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”. Durante la Prima Guerra Mondiale, Baracca faceva parte del Battaglione Aviatori: ben presto le sue ‘prodezze’ nei cieli lo resero pluridecorato, prima di essere tragicamente abbattuto il 19 giugno 1918. 

Il mito di Baracca, tuttavia, va ben oltre le sue imprese belliche e sopravvive anche grazie ad un simbolo: il cavallino rampante. Questo era in origine lo stemma del “Piemonte Reale Cavalleria”, ma Baracca decise di adottarlo “come emblema personale per rivendicare le [...] origini militari e l’amore per i cavalli” (così si legge sul sito dell’Aeronautica Militare), facendolo dipingere sulle fiancate dei velivoli da lui pilotati.

Alcuni anni dopo la sua scomparsa, un giovane pilota incontrò i genitori di Baracca. La madre dell’aviatore gli diede il permesso di utilizzare il simbolo prediletto del figlio: “Metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”, disse. E non si sbagliava di certo, perché quel pilota si chiamava Enzo Ferrari: ancora oggi, su tutte le rombanti automobili prodotte dalla casa di Maranello, troneggia inconfondibile, riconoscibile ai quattro angoli del mondo nella sua iconicità, un cavallino rampante.  

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