rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Suono ma nessuno apre

Suono ma nessuno apre

A cura di Matteo Fabbri

"Chiedi un autografo all'assassino": com'è sempre attuale 'Cattiva' di Samuele Bersani

Samuele con quel testo voleva in qualche modo condannare la spettacolarizzazione delle tragedie che i media mettevano costantemente in atto

L’altro ieri la mia playlist di musica italiana che ho su Spotify mi ha nuovamente proposto “Cattiva”, singolo di Samuele Bersani targato 2003. Non il suo maggior successo, e forse nemmeno il suo pezzo migliore. Ma probabilmente la sua canzone che nel tempo ho ascoltato di più. Quell’arpeggio di chitarra mi è sempre piaciuto molto, nella sua semplicità, ma sono soprattutto le parole a essermi rimaste impresse, in particolare nel verso Mi ricordo quando ci fu Galileo e Giovanna D’Arco, ero presente in piazza, provavo molto piacere, mi sentivo bene a vedere come si muore: sono di un’altra razza.

Mentre scorrevano i suoi quattro minuti abbondanti di durata, non facevo altro che pensare a quanto quelle parole fossero ancora così attuali. Samuele con quel testo voleva in qualche modo condannare la spettacolarizzazione delle tragedie che i media mettevano costantemente in atto. Nelle strofe c’è da una parte lo stupore e dall’altra il fastidio per la morbosità di una televisione che, schiava dei numeri, col suo modus operandi arriva quasi al punto di convertire i colpevoli in vere e proprie star a cui “chiedere l’autografo, il poster e l’adesivo”.

A questo link è disponibile l'episodio del podcast

E aveva ragione: i casi di cronaca vengono ormai trattati sempre di più alla stregua di soap opera da parte di alcune testate, che non perdono occasione per scavare in maniera maniacale nell’intimità dei protagonisti coinvolti nelle vicende d’attualità, creando sensazionalismo e mettendo in risalto il dolore, allo scopo di ottenere più audience (o visualizzazioni e like, nel caso di pagine social). In tutto questo, come al solito, chi finisce per rimetterci e non venire rispettati sono le vittime e le loro famiglie.

Anche alcuni recenti avvenimenti sono stati narrati in questo modo: trasformati in fotoromanzi di serie B dai toni drammatici e strappalacrime, sfruttando la sofferenza di chi quei fatti li ha vissuti in prima persona (e magari, in alcuni casi, non è nemmeno più qui tra noi). E in un certo senso il tema di “Cattiva” può anche sposarsi, ahinoi, con le terribili settimane che stiamo vivendo qui in Romagna a seguito dell’alluvione che ha colpito grosse fette del nostro territorio, e che da più parti è stata trasformata in uno show, da gustarsi coi popcorn in mano. Si avverte quasi il godimento di certuni per il fatto di avere un argomento così toccante e contagioso di cui parlare. Il tutto, sulla pelle delle persone.

“Cattiva” è una canzone nata molti anni fa, eppure l’approccio di Bersani è talmente a fuoco che è come se fosse stata scritta ieri. Anche perché non punta il dito solo nei confronti del piccolo schermo, ma anche contro chi sta dall’altra parte: lo spettatore medio, infatti, ha la sua dose di colpe nel creare un clima ossessivo. In particolare quando si erge ad arbitro assoluto senza avere né le competenze né la conoscenza della materia e dei fatti. “E’ stato lui, io lo so, non credo alla campana degli innocentisti”, recita un altro verso del brano, con cui il cantautore sottolinea il vortice di commenti che spesso si crea attorno a questi episodi, firmati da alcuni fenomeni social e complottisti vari, sempre smaniosi di vomitare sulla propria bacheca la loro opinione non richiesta, quasi sempre fuori luogo e spesso senza alcun pudore. Spietata è la mia curiosità, impregnata di pioggia televisiva: Bersani concludeva così la sua canzone, e direi che non c’è molto altro da aggiungere.

Si parla di

"Chiedi un autografo all'assassino": com'è sempre attuale 'Cattiva' di Samuele Bersani

RavennaToday è in caricamento