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Cronaca

Accoglienza, Ravenna in Comune aderisce all'iniziativa contro i decreti Minniti-Orlando

L'organizzazione: "La riforma in materia di accoglienza dei rifugiati voluta dal governo Gentiloni è una riforma sbagliata e inumana"

Ravenna in Comune aderisce alla mobilitazione proposta dalla rete delle "Città in comune" contro i decreti Minniti-Orlando e annuncia la partecipazione al presidio che si terrà sabato alle 9.45 in piazza Enaudi.

"La riforma in materia di accoglienza dei rifugiati voluta dal governo Gentiloni, che ha visto come principale artefice il ministro dell’Interno Minniti, è una riforma sbagliata e inumana, che ci riporta di colpo indietro alle politiche muscolari dei governi di centrodestra - commentano i membri di Ravenna in Comune - Mentre si alzano voci di sdegno nei confronti di Donald Trump è l’Italia stessa, con il supporto dell’Unione europea, a costruire un muro diplomatico, politico e amministrativo nel mezzo del Mediterraneo: si è scelto, ancora una volta, anche in questo caso, di cominciare dagli effetti e di dimenticare le cause delle migrazioni forzate. Gli articoli da 1 a 5 prevedono l’istituzione presso 14 Tribunali ordinari di sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale, comportando in tal modo una netta violazione dell'art. 3 della Costituzione in tema di eguaglianza e parità di trattamento dei richiedenti asilo. L'esigenza di assicurare una maggiore celerità ai ricorsi giurisdizionali in materia di immigrazione, a fronte del significativo aumento di richieste di protezione, ricade interamente sulle spalle dei richiedenti protezione: categoria particolarmente vulnerabile, che comprende anche donne incinte o persone che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza".

"Viene prevista una spesa per aperture di nuovi centri pari a 19 milioni di euro, scelta poco comprensibile anche considerando il fallimento di tutte le politiche repressive degli ultimi anni. È possibile dunque affermare che il nuovo decreto, nel tentativo di raggiungere gli obiettivi prefissati, determina una indubbia compressione dei diritti dei richiedenti protezione internazionale e rappresenta una clamorosa occasione mancata, l’ennesima di questa legislatura. Si sarebbe potuta avviare l’auspicata revisione sistematica del corpus di norme disciplinante la protezione internazionale e, più in generale, le politiche migratorie e la condizione dello straniero nel nostro Paese. Si sarebbe dovuto incentivare il sistema di accoglienza diffusa, neanche questo è previsto. Con le sanzioni amministrative contro le persone senza dimora, i migrati senza regolare permesso, persone in stato di povertà estrema, persone in situazione di disagio sociale ed economico, in nome della sicurezza e del decoro urbano si colpiscono i poveri ma non le cause della povertà. Una delle norme che più risulta dannosa (e odiosa) è quella prevista dall’art. 11 del decreto, che disciplina – solo sul versante securitario e nell’ottica della preminente tutela della proprietà – lo sgombero di immobili occupati arbitrariamente. Si legalizza l’impiego della forza pubblica senza tenere conto della condizione sociale delle persone e dei nuclei familiari occupanti (minori, anziani, persone con disabilità) e senza verificare la possibilità di accedere a una dignitosa soluzione abitativa alternativa".

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