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Cronaca

Allarme contrabbando: il Porto diventa una delle vie 'pericolose'

E' stato presentato giovedì il tredicesimo rapporto di SOS Impresa, associazione antiracket e usura, con focus sull'Emilia Romagna e sul Porto di Ravenna

E' stato presentato giovedì il tredicesimo rapporto di SOS Impresa, associazione antiracket e usura, con focus sull’Emilia Romagna e sul Porto di Ravenna. “Purtroppo, negli ultimi anni, la crisi economica ha riaperto anche le strade e il mercato del contrabbando ed il porto di Ravenna, al pari di altri importanti porti nazionali, non fa eccezione alla ripresa del fenomeno”, esordisce Bianca La Rocca, curatrice del Focus sull’Emilia Romagna e sul Porto di Ravenna.

Sono intervenuti anche Roberto Manzoni, presidente Regionale Confesercenti, Lino Busà, presidente Nazionale SOS Impresa Confesercenti, Bruno Corda, prefetto di Ravenna e Gianni Bessi, vicepresidente della Provincia di Ravenna.

Sono soprattutto, i tabacchi (TLE) ad essere tornati al centro del commercio illegale, ma il reato riguarda anche armi, oro, animali esotici e gasolio. E’ dal biennio 2008-2009 che si registra un’impennata di sequestri. Stando ai dati delle Fiamme Gialle e della Polizia, dalle novanta tonnellate sequestrate in Italia nel 2006, si è passati alle 270 tonnellate del 2008. Undici milioni i pacchetti sequestrati nel 2009 (+1,1% sul 2008), e +35% nei primi tre mesi del 2010. Anche il numero delle denunce è arrivato a triplicarsi. La nuova generazione dei contrabbandieri, quasi tutti con piccoli precedenti penali, spesso truffe, ha una età media inferiore ai quaranta anni..Si può stimare che la connection ha triplicato i profitti che solo per i TLE si aggira oltre un miliardo di euro.

Tutti gli scali portuali italiani rappresentano punti di accesso privilegiato e Ravenna, insieme a Venezia, Ancona, Trieste e Bari, rappresenta uno scalo sicuro per le merci provenienti dalla Turchia e dall’Est europeo. Come dimostra l’operazione anticontrabbando del 22 marzo 2010 che ha riguardato proprio l’area portuale di Ravenna, quando i funzionari dell'Ufficio delle Dogane e la Guardia di Finanza, nel corso di un servizio di controllo degli autoarticolati provenienti dalla Grecia. I controlli hanno rivelato che dietro due pallet, costituenti carico di copertura, vi era un ingente quantitativo di TLE di contrabbando, pari a kg. 7.700 (settemilasettecento), per un valore di oltre 1,7 milioni di euro. I diritti doganali evasi ammontano a quasi 1,5 milioni di euro. Si è trattato del più ingente quantitativo di sigarette sequestrato nel porto di Ravenna negli ultimi venti anni. Solo un anno dopo, il 26 marzo 2011, la 1ª Compagnia della Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane di Ravenna hanno sequestrato, sempre nell’area portuale, cinquanta stecche di sigarette di contrabbando, pronte per essere immesse nel circuito illegale della vendita al minuto, per un valore commerciale pari a circa 2.500 euro.

Oltre ai tabacchi i nuovi contrabbandieri trattano altre merci, tra cui il gasolio. Diverse le operazioni in questo senso. Nel febbraio 2011, sono stati circa novemila litri il gasolio sequestrato ad un peschereccio, iscritto nei Registri di Cesenatico, in navigazione al largo di Cervia. Sempre sullo stesso fronte, proprio pochi giorni fa (31 gennaio 2012), è stata scoperta una frode nel settore del trasporto dei prodotti energetici destinati al rifornimento di carburante per le piattaforme marine posizionate nell’alto Adriatico che ha riguardato circa 65.000 litri di gasolio, con una evasione di diritti pari a circa 33.000 euro. Sempre sul fronte dei sequestri, il 6 febbraio scorso, la GdF di Ravenna insieme alla Agenzia delle Dogane hanno sequestrato almeno 800 chili di peso, per un totale di 85 compressori per frigoriferi usati che andavano stoccati come rifiuti speciali. Il materiale nocivo era nascosto tra masserizie di vario genere all'interno di un container in partenza per Dakar, in Senegal.  Lo smaltimento o l’entrata nel mercato di prodotti tossici e nocivi sono la nuova frontiera del contrabbando. Per chiudere, uno dei fatti più gravi, che ha riguardato anche la DDA di Bologna. Un sequestro di container di circa un anno fa che contenevano cingolati, blindati, defender, fuoristrada, mezzi appartenuti all’esercito italiano e poi dismessi, smontati e riverniciati. Prova evidente che dai terminal del porto passava un traffico di materiale destinato a gruppi terroristici islamici legati ad Al Qaeda. Dell’indagine in corso, delegata alla Digos, si fa accenno anche nelle seicento pagine dell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia. Per la Dda dietro quel traffico di mezzi militari ci sarebbero i signori della guerra, e in particolare il gruppo islamista Al Shabaab, finanziato da Al Qaeda e, secondo diversi osservatori internazionali, persino da gruppi di pirati somali.

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