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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Uso dei richiami vivi nella caccia, la Regione diffidata dal ministero

"Mi giunge notizia che il Ministero per gli Affari regionali ha diffidato la Regione Emilia-Romagna dal continuare ad autorizzare l'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione degli uccelli a fini di richiamo venatorio"

“Mi giunge notizia che il Ministero per gli Affari regionali ha diffidato la Regione Emilia-Romagna dal continuare ad autorizzare l'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione degli uccelli a fini di richiamo venatorio. Per la prima volta una regione subisce un richiamo del Governo e si vede applicata una norma volta ad evitare di incorrere nelle pesanti sanzioni comunitarie. E’ una vergogna che questa regione sia l’Emilia-Romagna.”

Così Gabriella Meo, consigliera regionale dei Verdi e candidata ecologista nella lista “Emilia Romagna Civica”, commenta la notizia rilanciata dalla LIPU e ricorda che la legge nazionale sulla caccia (L.157/1992) prevede infatti che “il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, previa delibera del Consiglio dei Ministri, può annullare, dopo aver diffidato la regione interessata, i provvedimenti di deroga da questa posti in essere in violazione delle disposizioni della presente legge e della direttiva 79/409/CEE.”

“La Giunta regionale – continua Meo – incurante della procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea, il 24 luglio scorso ha emanato la delibera n. 1232 con cui conferma anche per il 2014 l’autorizzazione a catturare uccelli con reti a 28 impianti distribuiti nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna. Ora l’atto deve essere immediatamente annullato dalla Giunta stessa in autotutela evitando la pessima figura di farcelo annullare dal Governo.”

“Nel febbraio 2014 – ricorda la consigliera Meo – la Commissione europea ha avviato la procedura di infrazione n. 2014/2006, con cui si richiede alle autorità italiane di fornire osservazioni circa l'applicazione in Italia della direttiva 2009/147/UE (conservazione degli uccelli selvatici - Direttiva Uccelli) in relazione alla cattura in cinque regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Toscana e Veneto) di sette specie di uccelli (Colombaccio, Cesena, Tordo bottaccio, Tordo sassello, Merlo, Pavoncella, Allodola).”

“Nella procedura, la Commissione ricorda che la cattura degli uccelli selvatici a fini di richiamo è un’infrazione della direttiva Uccelli e afferma che i richiami vivi non sono consentiti né necessari, persino in deroga, esistendo la possibilità di esercitare la caccia senza richiami. Scrive infatti la Commissione europea che la caccia “potrebbe avvenire innanzitutto senza l'utilizzo di richiami o per esempio con l'utilizzo di richiami a bocca (fischietti). Infatti, nella maggior parte delle regioni italiane e degli altri Stati Membri, la caccia è effettuata, con successo, senza utilizzare richiami vivi (e senza quindi l'uso di mezzi vietati per la loro cattura)”. Come ultima ratio, la Commissione ritiene si possa avvalersi del solo allevamento degli uccelli da richiamo, senza ricorrere a catture di esemplari in natura, e dunque a infrazioni della direttiva.”

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