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Cronaca

Mondo del calcio in lutto, è morto Sinisa Mihajlovic: il ricordo di Ravenna tra gol e premi

Il grande mister lottava fin dal 2019 contro una forma acuta di leucemia. Per il suo coraggio fu premiato a Riolo. I tifosi giallorossi ricorderanno invece una sua doppietta in Coppa Italia contro il Ravenna

Il mondo del calcio dice addio a Sinisa Mihajlovic. L'ex calciatore e allenatore serbo se ne va a soli 53 anni, sconfitto da quella malattia contro cui combatteva dal 2019, un "mostro" chiamato leucemia che non gli aveva impedito di rimanere alla guida del suo Bologna, almeno fino a quando è stato possibile. Il triste annuncio arriva dalla famiglia. Un campione in campo e fuori, un personaggio che tanto ha dato al nostro calcio: formidabile cecchino sui calci piazzati, con le maglie di Roma, Samp, Lazio, e Inter è diventato uno dei difensori più forti della sua epoca, prima di intraprendere la carriera da allenatore che lo ha portato su diverse panchine di serie A.

Il segno di Mihajlovic nel Ravennate

Siniša Mihajlović ha però lasciato il segno anche nel Ravennate. Infatti aveva ricevuto a Riolo Terme il premio “Un va a Zezz 2019”, mentre era allora allenatore del Bologna. Proprio nel corso del 2019 Mihajlović aveva reso noto di aver contratto una grave forma di leucemia che poi, nei mesi successivi lo avrebbe tenuto spesso lontano dalla panchina rossoblu.

Tornando più indietro nel tempo, precisamente nel 1999, i tifosi ravennati ricorderanno invece le prodezze del Mihajlović calciatore che, nel ritorno di Coppa Italia del 15 dicembre spense le speranze dei giallorossi con una doppietta su calcio di punizione. La gara d'andata, giocata al Benelli, si era infatti conclusa 1-1, mentre nella partita di ritorno a Roma il momentaneo 2-1 teneva aperto uno spiraglio per il Ravenna che, agguantando il pareggio, avrebbe potuto eliminare la Lazio. Mihajlovic però, che aveva già segnato la prima rete nel primo tempo, inventò al 90esimo minuto un'altra rete su punizione, alla quale si aggiunse il gol di Boksic in pieno recupero per il 4-1 finale.

Sinisa Mihajlovic, in campo e fuori

Nato il 20 febbraio del 1969 a Vukovar, ma cresciuto a Borovo, che all'epoca facevano parte della Jugoslavia governata da Tito, Mihajlovic inizia la sua carriera da calciatore nel Vojvodina, prima del passaggio alla Stella Rossa nel 1990. Dopo la vittoria della Coppa dei Campioni 90-91 con la squadra di Belgrado, gli osservatori italiani mettono gli occhi su questo difensore dotato di un sinistro folgorante. Nel 1992 la Roma lo acquista per 8,5 miliardi di lire, ma la sua esperienza in giallorosso non rispetta le aspettative. Il riscatto arriva con il passaggio alla Sampdoria, dove Sinisa diventa uno specialista dei calci da fermo, diventando l'incubo dei portieri italiani.

Nel 1998 arriva la consacrazione con il passaggio alla Lazio di Sven Goran Eriksson, dove in sei stagioni mette in bacheca un campionato (2000), due Supercoppe Italiane (1998 e 2000), una Supercoppa europea (1999), una Coppa delle Coppe (1999) e due Coppe Italia (2000 e 2004), oltre a decine di reti magnifiche, sia in serie A e soprattutto in Europa. Nel 2004 arriva il trasferimento all'Inter con cui conquista due Coppe Italia (e il discusso campionato assegnato a tavolino per lo scandalo Calciopoli), prima di appendere gli scarpini al chiodo e sedersi in panchina. 

Proprio in nerazzurro, come vice di Mancini, Mihajlovic intraprende il suo viaggio da allenatore. La prima panchina, nel 2008, è quella del Bologna, a cui seguiranno Catania, Fiorentina, Serbia, Milan, Torino e Sporting Lisbona, prima del ritorno nella sua Bologna nel 2019. Il 13 luglio dello stesso anno arriva il terribile annuncio: l'allenatore comunica in conferenza stampa di aver contratto una forma di leucemia mieloide acuta. Dopo le cure e il ritorno in panchina, lo scorso 26 marzo annuncia di doversi sottoporre a un nuovo ciclo di cure per contrastare la ricomparsa della malattia che l'aveva colpito due anni e mezzo prima. Una malattia che adesso ha avuto la meglio, ma che non potrà cancellare il ricordo di un campione, con i suoi pregi e i suoi difetti, un uomo come tutti, in grado di sbagliare e di compiere gesti meravigliosi. Un ricordo agrodolce come la vita, a volte piacevole come un sorriso, altre volte implacabile e spietata, come una punizione di Sinisa.

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