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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Gassificatore di Roncalceci, parere negativo sullo scarico delle acque

Difende l'impianto la società proponente CTS: "Il progetto in corso di autorizzazione a Roncalceci prevede la costruzione di un impianto di produzione, in cogenerazione, di energia rinnovabile alimentato a biomasse vergini della potenza di circa 1 megawatt elettrico"

Arriva il parere negativo del Consorzio di Bonifica sul progetto di gassificatore di Roncalceci. L’impianto, per funzionare, necessita di 12.500 tonnellate l’anno di scarti agricoli, pioppi, canna, sorgo da fibra. La bocciatura è dovuta al fatto che non è stato rispettato il cosiddetto principio dell’ “invarianza idraulica” in una zona gravemente alluvionata nel 1996. In particolare il Consorzio di Bonifica della Romagna ha espresso parere negativo sulla compatibilità idraulica dell’impianto per lo scarico indiretto nella rete di scolo della bonifica. Il principio dell’invarianza idraulica è imposto dal piano stralcio per il rischio idrogeologico dell’Autorità dei bacini regionali della Romagna.

Il concetto di invarianza idraulica è stato introdotto negli strumenti di pianificazione urbanistica in Emilia-Romagna, nella considerazione che l’impermeabilizzazione dei suoli, in conseguenza di nuove urbanizzazioni, favorisce l'inquinamento idrico, accelera lo scorrimento superficiale e provoca piene più gravi. Mantenere l'“invarianza idraulica” comporta che l'impermeabilizzazione dei suoli non aumenti il colmo di piena in caso di pioggia. Sono previste al riguardo misure compensative.

Duro il commento di Alvaro Ancisi, capogruppo della Lista per Ravenna: “Avere trascurato l’obbligo dell’ invarianza idraulica nell’urbanizzazione di un’area PIP (Piano degli Insediamenti Produttivi) del Comune di Ravenna stesso, pari a ben 18.735 metri quadrati, situata a Roncalceci, in una zona colpita gravemente dall’alluvione del 1996, rappresenta una grave colpa dell’amministrazione comunale, di cui devono essere chiarite le responsabilità. Al tempo stesso, pone un freno notevole al prosieguo dell’iter, già notevolmente accidentato, dell’autorizzazione alla costruzione della centrale, di cui la Provincia non può non tener conto”.

Martedì prossimo, i comitati cittadini di Filetto-Pilastro e Roncalceci terranno, a Filetto, una pubblica assemblea per discutere sul tema: ‘Centrale a biomasse nella zona artigianale di Roncalceci, favorevoli o contrari? Cosa fare?’. Ancisi sostiene inoltre che le “biomasse e altro che non sono reperibili in loco non assicurano la “filiera corta” che deve caratterizzare questi impianti, i quali si reggono economicamente con gli incentivi finanziati sulle bollette elettriche dei cittadini: esiste pertanto il rischio che siano utilizzati anche i rifiuti solidi urbani che la normativa include surrettiziamente nelle biomasse”.

Difende l'impianto la società proponente CTS: “Il progetto in corso di autorizzazione a Roncalceci prevede la costruzione di un impianto di produzione, in cogenerazione, di energia rinnovabile alimentato a biomasse vergini della potenza di circa 1 megawatt elettrico. L’impianto produrrà gas di sintesi, da biomasse vegetali, tramite la dissociazione molecolare, un processo termochimico che consiste nella scomposizione della sostanza organica in modo da trasformarla in forma gassosa comburente: il gas di sintesi non è assolutamente pericoloso perché il suo circuito di produzione e purificazione fino alla combustione finale è chiuso e dotato di ogni sistema di sicurezza”.

E ancora: “Il gas di sintesi prodotto serve per alimentare un motore che produrrà energia elettrica e contemporaneamente calore. Quest’ultimo potrà essere utilizzato dagli utenti della zona in toto e questo eliminerà l’utilizzo di altri impianti di produzione di calore ora alimentati da combustibili fossili che complessivamente producono maggiori emissioni. L’impianto è di dimensioni molto ridotte relativamente ad altre tecnologie, ha una maggiore resa rispetto alle stesse, è assolutamente poco impattante e permette la possibilità di attivare filiere agricole con maggiori benefici indotti valorizzando anche i sottoprodotti dell’agricoltura come potature, espianti, sfalci etc. La tecnologia dell’impianto CTS si basa sul processo di gassificazione, ovvero di dissociazione molecolare, e quindi non è una combustione diretta. Il gas perfettamente pulito è convogliato direttamente al motore endotermico per la generazione di energia elettrica fino alla potenza massima di 1 MWe”.

“In sintesi, l’impianto a biomassa di CTS non è un inceneritore ed è stato progettato per non essere alimentato con rifiuti ma solo con biomassa vegetale. Inoltre, nel processo di produzione del syngas non si produce diossina, perché alla reazione di gassificazione, che dura pochi minuti, segue un immediato abbattimento della temperatura che impedisce il formarsi delle diossine. Rispetto all’agricoltura, la conduzione dei fondi agricoli dell’area non dovrà essere modificata. L’impianto permetterà la valorizzazione sia di prodotti agricoli dedicati di produzione usuale, come mais ceroso e sorgo da fibra, ed anche di sottoprodotti della lavorazione agricola, senza entrare in conflitto con le produzioni tipiche. L’impianto a biomasse sarà costruito all’interno di un’area artigianale, già destinata per insediamenti di tipo produttivo. Per questo motivo, gli immobili vicini non subiranno alcuna svalutazione, bensì possibili benefici, perché il calore prodotto dall’impianto sarà ceduto come teleriscaldamento e andrà in questo modo a valorizzare l’immobile ed a migliorare lo stato dell’aria”.

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