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Cronaca

Gestione dei rifiuti delle navi, il Tar accoglie il ricorso della società: "Piano da cambiare"

Come sottolineano i giudici, il procedimento di formazione del nuovo Piano di raccolta "doveva tenere in specifico conto che il Comune di Ravenna, con una puntuale previsione, aveva escluso l'assimilazione agli urbani dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui di carico"

Il Piano di raccolta e gestione dei rifiuti prodotti dalle navi del porto di Ravenna, elaborato dall'Autorità portuale e approvato dalla Regione nel 2016, va cambiato. Il Tar dell'Emilia-Romagna l'11 gennaio scorso ha accolto infatti il ricorso della società Simap (concessionaria fino al 2016, in regime di proroga, del servizio di ritiro e trasporto dei rifiuti solidi prodotti dalle navi) nella parte in cui dispone l'assimilazione dei rifiuti prodotti agli urbani, in dissonanza con quanto legiferato dal Comune di Ravenna.

La vicenda, ricostruisce la sentenza visionata dall'agenzia Dire, nasce da una vertenza del 2016 con un armatore da crociera che pretendeva proprio di classificare determinati rifiuti come assimilabili agli urbani invece che speciali non pericolosi, come invece per Simap, in base al nuovo Piano. Per il precedente, invece, i rifiuti in porto sono "assimilabili agli urbani", mentre per tutte le fasi successive a terra "devono essere catalogati come rifiuti speciali non pericolosi ai sensi del regolamento comunale".

Come sottolineano i giudici, il procedimento di formazione del nuovo Piano di raccolta "doveva tenere in specifico conto che il Comune di Ravenna, con una puntuale previsione, aveva escluso l'assimilazione agli urbani dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui di carico". Anche perché l'Autorità di sistema portuale era "ben consapevole del conflitto, avendolo superato, seppur in via transitoria, con l'ordinanza 4 del 2016, la quale aveva preso atto della contemporanea vigenza di due regolamentazioni contrastanti". Tuttavia, "delle disposizioni di riassestamento del sistema di classificazione in coerenza con la disciplina in vigore nel territorio il Piano non ha in alcun modo tenuto conto, né risultano compiuti approfondimenti specifici, che avrebbero dovuto coinvolgere il gestore direttamente interessato".

Tutto ciò viene anche confermato dal bando pubblicato il 31 agosto del 2017 per l'affidamento in concessione del servizio, dove si precisa che "in merito alla classificazione dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui di carico si segnalano alcune discrasie tra il Piano portuale e i diversi piani di gestione dei rifiuti e la regolamentazione del Comune di Ravenna. Nello specifico i suddetti strumenti classificano i rifiuti prodotti dalle navi speciali e pertanto non urbani né assimilabili agli urbani, diversamente da quanto previsto dal Piano portuale".

Insomma, sentenzia il Tar, "il Piano oggetto di gravame ha in modo improvvido bypassato l'antinomia tra la classificazione dei rifiuti dal medesimo disposta e quella enucleata nel regolamento dell'Ente locale, e gli attori pubblici competenti non hanno affrontato il tema controverso né vagliato possibili opzioni condivise". Per cui viene accolto il ricorso e condannate Autorità e Regione a pagare 2.500 euro a testa a titolo di compenso per la difesa tecnica, oltre a oneri di legge. (Dire)

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